Sempre all’insegna dell’amore, oggi vi propongo un classico della Roma antica “L’Arte di Amare”. ”L’Arte di Amare” è un poema didascalico di P. Ovidio Nasone, ( qui ho parlato delle Metamorfosi)composto nell’ 1 o 2 d. C. e diviso in tre libri: i primi due rivolti agli uomini, il terzo alle donne, Ovidio si presenta come praeceptor amoris rifacendosi agli schemi dell’epica didascalica. Nel proemio spiega il suo intento: insegnare l’arte della seduzione.
I consigli del poeta sono rivolti sia ai timidi e agli ingenui sia agli esperti, sia alle donne che agli uomini. Nei primi due libri elenca una serie di strategie su come conquistare una donna, sulle caratteristiche necessarie per far durare una relazione e sulla necessità di tollerare i tradimenti; nel terzo libro rivolge consigli analoghi alle donne.
Ovidio parla di un amore simulato che diventa un gioco galante, una schermaglia divertente, è quindi una negazione dell’amore elegiaco. I consigli del poeta sono dati con grande ironia, eleganza e distacco intellettuale.
Da quest’opera emerge un quadro vivace della società del tempo del poeta: una Roma elegante, raffinata, agiata che si incontra nei salotti, alle feste, nel passeggio nel Foro e che rifiutava i modelli arcaici e il mos maiorum che Augusto voleva restaurare. Un’ opera allegra, divertente, frizzante, adatta anche ai lettori moderni.