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E’ noto che le femmine dei mammiferi nascono con un pool di cellule uovo ben definito, che non può essere aumentato ma anzi è destinato a diminuire con il progredire dell’età; al contrario di quanto avviene nei maschi, che producono spermatozoi per quasi tutta la vita. Da diversi anni il gruppo di ricerca guidato da Jonathan Tilly [ http://goo.gl/UyqDy ] sta cercando di confutare questo principio cardine della biologia: proprio recentemente, Tilly ha messo a punto un protocollo per individuare e isolare le cellule staminali ovariche, per poi differenziarle in ovociti [ http://goo.gl/ZeWPn ].
In realtà la comunità scientifica ha sempre mostrato delle riserve nei confronti dei dati forniti da Tilly, riserve che ora sembrano confermate dal nuovo lavoro del gruppo coordinato da Kui Liu [ http://goo.gl/eQGQi ]. Con una procedura sperimentale diversa da quella impiegata da Tilly, i ricercatori hanno modificato geneticamente dei topolini e, distinguendo le cellule ovariche a seconda del colore che assumevano al microscopio, hanno quindi cercato di selezionare le staminali ovariche. Tuttavia dopo tre giorni, nessuna delle cellule isolate si è poi differenziata in ovocita. “Le cellule da noi isolate sembrano staminali, ma di fatto non si comportano come tali. Potrebbero quindi non essere cellule staminali ovariche”, ha dichiarato Liu.
La risposta (verbale) di Tilly non si è fatta attendere: “tutto questo non prova nulla, essendo stata utilizzata una tecnica diversa. E poi servono molte settimane a queste cellule per cominciare a differenziarsi”. Attendiamo ora le risposte – sperimentali – sia da Tilly che da altri gruppi indipendenti.
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