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(ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi...
Creato il 13 ottobre 2012 da Unostudioingiallo @1StudioInGiallo... e a servirmi del blog per scopi squisitamente privatistici!)
-Claude Balestier-Mia sorella esaminò la busta color zafferano con aria meditabonda.-Ti dice qualcosa, James?-Alzai lo sguardo, sorpreso.-Claude Balestier, hai detto? Sei sicura?-Emily mi fulminò con un'occhiata.-Non ci si può sbagliare, con un nome così- replicò -Claude Balestier. White Shepherdess, Cape… Cape Emerald, ecco- fece una pausa, riannodò il fascio corposo della corrispondenza e lo gettò sul mio scrittoio -Lo conosci?--Un vecchio amico- biascicai -Non ci vediamo da anni--Beh- la udii constatare, con voce piatta -Ti ha scritto-Mi tese la busta. White Shepherdess, Cape Emerald. Claude Balestier.Da molto tempo non ricevevo sue notizie. Da quello che mia sorella s'incaponisce a voler descrivere come "il nostro bizzarro esilio coloniale", per l'esattezza. Dall'estate del trentadue. 'E adesso questo', mi venne da pensare mentre gli angoli immacolati del foglio si frantumavano fra le mie dita.-Che ti prende, James? Sei nervoso?-Una lettera, che diamine. Lui che odia scrivere.Aprii la busta.Sul mio onore, non so quali romantiche stramberie mi figurassi di portare alla luce: una rivelazione sconvolgente, forse, o un'accorata richiesta di aiuto. Roba da cinematografo, ad ogni modo, perché, lo confesso, dietro al mio aspetto sfacciatamente borghese si cela un animo sognatore e incline al sentimentalismo. Avrei rinunciato di buon grado alla mano destra pur di trovarmi catapultato in una fosca e tormentosa avventura d’altri tempi. Un eroe malgré moi.
Simona Tassara, Il mistero d'Arcadia (2010)