OX (alias Osmel Fabre) è un cantautore e musicista, cantante e fotografo autodidatta.
Ha iniziato a scrivere canzoni intorno ai quattordici anni e, dopo due anni di lezioni di chitarra classica, ha deciso di dedicarsi alla chitarra acustica e ritmica e al canto.
Nel corso della primavera 2011, inizia un periodo concertistico di presentazione dei suoi lavori musicali collaborando con diversi artisti per le sessioni live. Dopo un periodo travagliato, a causa di divergenze con alcuni dei musicisti, decide di promuovere la sua musica come solista, chitarra e voce partecipando a concorsi e serate a Roma e provando anche l’esperienza londinese in diversi locali della capitale britannica.
A fine 2011, inizia la produzione del suo primo album ufficiale “When things come easy”(“Quando le cose vengono facilmente”), il cui titolo fa riferimento alla spontaneità con cui riesce a produrre i suoi brani. A febbraio 2014, ha firmato la promozione con ELFA Promotions, che l’ha messo in contatto con molte radio streaming e FM, dalle quali ha avuto un alto numero di passaggi dei suoi singoli “You and me”, “Confessions” e “Always be there for you”. Dei singoli ha anche realizzato personalmente i relativi video curandone la regia. Nel 2014, è uscito anche il suo ultimo album Naked.
OX ha conversato un pò con Francesca Rita Rombolà
D – OX, un nome piuttosto esotico e, direi, dal fascino misterioso ed evocativo. Due vocali soltanto e… Perchè questo nome? Ha qualche significato particolare per te?
R – OX è una combinazione di tante avventure, personalità e personaggi che convogliano tutti in una figura con una vita travagliata, passata a girare posti e a raccogliere esperienze. Il nome è la semplice contrazione del mio nome Osmel, e per renderla più altisonante è bastato sostituire una “s” con una “x”. Inoltre, in inglese OX è il bue, il toro, ed io sono così. Quando mi metto in testa un obiettivo vado dritto a testa bassa fino ad ottenere i miei risultati.
D – Il blog www.poesiaeletteratura.it Canto e parole nell’era dei sentimenti estinti… nasce per tentare di salvaguardare la musica, la poesia, il canto in un’era, quella nella quale viviamo, dove i sentimenti più profondi, più intensi e fondamentali per il cuore e l’anima dell’uomo sembrano davvero estinti… allora anche il blues, che io ho sempre amato tanto, nascente dalle profondità dell’anima e dalle radici autentiche del cuore, è forse estinto?
R – Assolutamente no! Il blues è l’anima del rock d’autore, del cantautore. Il “blues”, come sentimento, resta e resterà la sorgente dei testi e delle musiche di chi, come me, attinge ai propri stati d’animo, di sentimenti, appunto, più profondi e intensi, per scrivere le proprie canzoni. Spesso il blues viene separato dalla sua essenza. Si pensa che sia un genere, uno stile, ma si dimentica che il blues è un modo di essere. Senza enrtrare nello specifico dei grandi autori strettamente blues, se prendi autori come Zucchero, Eric Clapton, Steve Ray Voughan, questi non sono solo interpreti del blues ma anche persone che hanno fatto del loro “being Blues”(“essere blues”)la loro fonte di ispirazione. Nel mio lavoro musicale, sebbene io non suoni il genere, non posso fare a meno di ispirarmi per esprimere le mie sensazioni.
D – Mi sembra di capire, da un primo ascolto, che la tua musica si è come “dissetata” alla fonte di vari generi musicali. E’ davvero così?
R – Lo è di certo. Sono un onnivoro musicale, ma ho dei punti saldi che hanno formato la mia cultura musicale. I DIRE STREETS in primis, I QUEEN, il rock americano, I BON JOVI, ma poi, nel corso della mia vita, ho inserito di tutto. Dal metal al progressive al blues al jazz. E tutto quello che ho ascoltato l’ho sempre fatto mio in una maniera “critica”, non limitandomi all’ascolto ma osservando sia l’esecuzione che l’evoluzione dei pezzi, la trovata, le idee. E così, quando ho composto e arrangiato le canzoni del mio primo album “When things come easy” ho cercato di mettervi dentro un pò di tutto questo. Al punto che mi piace ascoltare la mia musica! Certo la strada è lunga, ma in continua evoluzione.
D – Come ti definisci, musicalmente parlando, un estroverso sul palco? Un frontman con doti di grande comunicabilità e forte impatto sul pubblico? Oppure un introverso, magari un artista che lascia parlare solo la sua musica e i suoi testi in modo distaccato e rigoroso?
R – Adoro il pubblico, e più il palco è grande più sono gasato. Più pubblico ho davanti a me più sicuro divento! I dieci anni di esperienza con la mia band precedente, I MAGHI DI OX, mi hanno insegnato a rispettare ed amare il palco. Il palco è il mio credo. Quando sono lì spariscono tutte le incertezze e mi trasformo. L’interazione col pubblico, la comunicazione verbale e visiva sono per me regole fondamentali da rispettare. Non sopporto chi, anche solo per scelta, decide di non relazionarsi con la propria audiance. In fin dei conti, è grazie al pubblico che ti trovi su un palco, altrimenti te ne stavi a casa a cantare davanti allo specchio.
D – Il tuo ultimo album NAKED(NUDO)è uscito da poco. Parlane un pò.
R – “NAKED” diciamo che è l’evoluzione di “When things came easy”. In NAKED c’è solo la mia musica, senza la ricerca di contaminazioni(che restano comunque complicate). Ma se in “When things come easy” mi sono “preoccupato” degli standard, in NAKED non ci sarà questo tipo di approccio. Per questo si chiamerà così. NAKED vuol dire nudo. Per me è una rinascita, un nuovo inizio, e puoi ricominciare un percorso solo spogliandoti di quello che avevi prima ed esprimendo te stesso al cento per cento. Il disco sarà anticipato da un EP dal titolo “The jounay”(“Il viaggio”), proprio ad indicare il percorso interiore ed esteriore che ho fatto e sto facendo alla scoperta della mia musica. Il nuovo EP dovrebbe essere pronto verso metà febbraio. In questo momento stiamo ancora in fase di missaggio e definizione delle ultime parti. Per realizzare questo EP mi sono avvalso della collaborazione di diversi artisti. Da Roberto Cola, che si è occupato della coproduzione e registrazione, a Emiliano Mosè, Luca Tiratena, Franco Basile, Andrea Bonifaci, Roberto L. Tutti amici musicisti che si sono prestati a rendere più interessante il progetto.
D – Il processo creativo in musica, in poesia, in pittura, nell’Arte in genere penso sia sempre molto travagliato in tutti i sensi(lo dico per esperienza personale). A volte penso che senza dolore, sofferenze varie, privazioni e lotte è difficile produrre qualcosa di buono. Altre volte(nei momenti di sconforto, di disperazione piuttosto gravi)penso che la fatica dell’artista è eccessiva, quasi un incubo, se paragonata ad un’esistenza normale senza troppe preoccupazioni e problemi. E’ così anche per te?
R – Sono una persona che, per motivi di trascorso di vita, ha sempre vissuto(scusa il gioco di parole)molto intensamente e profondamente tutte le esperienze, sia positive che negative. Da queste esperienze ho sempre cercato di trarne un “insegnamento” che mi aiutasse, in qualche modo, a superarle ed interiorizzarle. Credo che ognuno abbia un proprio “livello emozionale” e, senza togliere nulla a nessuno, credo che l’unica vera differenza sia nel modo di traghettare queste emozioni dal di fuori al di dentro e viceversa. Diciamo che per un artista, di qualunque arte si occupi, il modo è più pratico, e forse anche liberatorio, perchè scarichi sulla tua arte tutto il tuo blues o la tua gioia.
D – La Poesia(la scrivo sempre con la P maiuscola perchè per me rappresenta la forma d’arte più elevata)è importante oggi? Il mondo la rigetta? L’ha dimenticata? E’ indifferente ad essa? Scrivere poesie o leggere poesie ha ancora un senso in una società dove i soldi sono tutto, a tal punto che la vita umana si misura soltanto dalla quantità di denaro che si ha?
R – No, penso che il mondo abbia ancora bisogno di questo. Canzoni, poesie, immagini sono tutte foglie dello stesso albero: quello dei sentimenti e dell’espressione dell’animo. L’uomo, soldi o no, ha bisogno di questo. Le cose che ci restano di più sono poi quelle che arrivano direttamente al cuore… quelle dove il denaro non è l’elemento decisivo.
Grazie mille, OX. un augurio particolare per la tua musica, che merita davvero tanto e sempre di più.
Francesca Rita Rombolà