Sessantadue persone detengono la stessa ricchezza della metà della popolazione mondiale. Un dato che, secondo Oxfam, racconta da solo l’enorme disuguaglianza di reddito nel nostro pianeta e che vanifica la lotta alla povertà globale. Nonostante i leader mondiali abbiano dichiarato in più occasioni la necessità di contrastare la disuguaglianza, il divario tra i più ricchi e il resto del mondo è drammaticamente cresciuto negli ultimi 12 mesi. L’Italia non è da meno: i dati sulla distribuzione nazionale di ricchezza del 2015 evidenziano come l’1% più ricco degli italiani sia in possesso del 23,4% della ricchezza nazionale netta, una quota che in valori assoluti è pari a 39 volte la ricchezza del 20% più povero dei nostri connazionali. Significativo osservare anche come l’incremento della ricchezza dal 2000 al 2015 non si sia distribuito equamente: oltre la metà è andata a beneficio del 10% più ricco degli italiani.
Byanyima, direttrice di Oxfam International ha dichiarato: «È inaccettabile che metà della popolazione più povera del mondo possieda meno ricchezza rispetto a poche decine di persone. Di fatto, i leader mondiali non hanno ancora intrapreso alcuna azione concreta per contrastare una disuguaglianza crescente e ormai fuori controllo. A Davos, quest’anno, chiederemo con forza a governi e grandi corporation di porre fine all’era dei paradisi fiscali. I paradisi fiscali sono quei luoghi nei quali multinazionali ed élites economiche si rifugiano evitando di contribuire, con la giusta quota di tasse, al finanziamento di servizi pubblici gratuiti e di qualità a tutti i cittadini. Oggi 188 delle 201 più grandi multinazionali sono presenti in almeno un paradiso fiscale, alimentando una disuguaglianza economica estrema che ostacola la lotta alla povertà».
A livello globale gli investimenti offshore dal 2000 al 2014 sono quadruplicati, e si calcola che 7.600 miliardi di dollari di ricchezza di privati individui (una somma equivalente ai tre quarti della ricchezza netta delle famiglie italiane nel 2015) sia depositato nei paradisi fiscali.
«L’elusione fiscale delle multinazionali ha un costo per i paesi in via di sviluppo stimato in 100 miliardi di dollari all’anno, ed ha un impatto importante anche nei paesi OCSE come l’Italia – ha dichiarato Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia – Il Governo Italiano può agire per porre fine all’era dei paradisi fiscali, sostenendo a livello nazionale e in Europa una serie di misure. Per le imprese multinazionali sono necessari maggiore trasparenza e approcci comuni da parte degli stati».
Per questo oggi Oxfam Italia lancia Sfida l’ingiustizia, una nuova campagna per dire Basta ai paradisi fiscali e rendere credibile l’impegno preso dai leader mondiali di eliminare la povertà estrema entro il 2030.
La disuguaglianza economica estrema ha infatti un grande impatto nella riduzione della povertà, che rimane una sfida prioritaria della comunità internazionale. Dal 1990 al 2010, anche se il numero di poveri assoluti si è ridotto, il reddito medio annuale del 10% più povero della popolazione mondiale è cresciuto di meno di 3 dollari all’anno negli ultimi 24 anni – vale a dire meno di un centesimo al giorno. Se la disuguaglianza non fosse aumentata all’interno dei paesi tra il 1990 e il 2010, 200 milioni di persone in più sarebbero definitivamente fuori dalla povertà estrema.