Paco de Luna - Secondo quadro La Notte 3

Da Gianbarly
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L’incontro con Giuliana aveva messo di buon umore Francesco. Gli piacevano le situazioni nuove e anche scoprire aspetti differenti nelle persone che conosceva. Si diresse leggero verso il GazPro, uno dei locali più frequentati del lungofiume. Sapeva di trovarci Paolo. A quell’ora era senz’altro a parlare con il barman.
Il barman si chiamava “E”. E e basta, proprio come la congiunzione. Anzi, proprio a causa di quella.
“Colpa di mio padre” ti diceva ridendo, quando si presentava. In effetti era andata così: il padre era un grande idealista, profondamente suggestionato dal simbolismo di alcuni periodi storici, come l’inizio del Novecento, o negli anni dopo il ’68 quando non era infrequente il caso di genitori che scolpivano la propria visione del mondo nel nome dei figli. Ne parlava con tutti, sciorinando il suo elenco di nomi: Anarchia, Idea Socialista, Avvenire, Rossa ma anche Vittoria, Ala e Luce. Nel periodo della gravidanza aveva elaborato una sua teoria sulla congiunzione “e”, come qualcosa che unisce i diversi e gli opposti. Un ponte che gli consente di incontrarsi. Bianco e nero, destra e sinistra, odio e amore, chiesa e stato, vecchio e nuovo. Un legame forte in grado di tenere legati mondi che tenderebbero a non incontrarsi. A farli muovere insieme, proprio perché divenuti dipendenti l’uno dall’altro proprio a causa di quella “e”.
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