Il ruolo del padre per un figlio è fondamentale. Per crescere, maturare, fortificarsi. Un padre forte, attivo, che si impone quando è necessario, che sa dire di no, è una figura irrinunciabile. Il padre amico non esiste, è solo una figura di comodo. Eppure al padre si dà in generale un’importanza relativa, basti pensare a quanto la legge tuteli la madre e pochissimo il padre, che spesso si trova solo, a ricoprire il ruolo di bancomat, quando le donne si fanno prendere dall’odio. E’ sufficiente seguire un po’ l’impegno dell’Associazione padri separati, attiva da molti anni a Bologna, per rendersi conto della situazione italiana. Per un bimbo in crescita padre e madre sono importanti nella stessa misura e il padre è il benchmark degli anni dell’adolescenza. Dieci anni fa, mio padre Giulio lasciava la sua vita terrena. Era un uomo fragile, solitario, a tratti molto ironico, altre volte malinconico. Un padre molto presente, ma non sempre determinato nel suo ruolo. Un buon padre, perché sapeva mettere insieme insicurezza e affetto, presenza e dolcezza. Per anni ci siamo voluti tanto bene, senza dircelo. Sembravamo lontani ed eravamo vicinissimi. Poi io ho iniziato a girare il mondo, avevo poco più di vent’anni. Lui si è ammalato e poi siamo rimasti noi due, quando mia madre se ne andò troppo presto. Eravamo lontani, lui a Genova, io a Milano, Londra, Parigi, Roma, Stati Uniti, ma molto vicini. Spesso andavo da lui a Genova e passavamo ore a passeggiare, a pranzare e cenare al ristorante, bevevamo insieme una bottiglia di vino e parlavamo per ore, anzi spesso io parlavo e lui ascoltava. Mi arriva di frequente il suo sorriso davanti agli occhi. Sono convinto di non avergli detto tante, troppe cose. A volte, mi manca, tantissimo.
A presto. See you soon. A la prochaine