di Edoardo Gabbriellini (Italia, 2012)
con Valerio Mastandrea, Elio Germano, Gianni Morandi, Valeria Bruni Tedeschi
VOTO: ****/5
A volte ci sono film che ti viene voglia di vedere solo perchè ti piace la locandina, a scatola chiusa. Due lupi, maschio e femmina, vestiti da matrimonio: lei in bianco con corona di fiori sulla testa, lui in abito scuro con i fiori nel taschino. Il manifesto di Padroni di casa, opera seconda di Edoardo Gabbriellini (l'indimenticabile protagonista di Ovosodo, chi non lo ricorda?) è inquietante e intrigante insieme: esattamente come la pellicola che ha diretto, quasi unica nel suo genere nella recente cinematografia italiana.
I lupi sono ovviamente i 'padroni di casa' del titolo: a cominciare da Fausto Mieli (un mefistofelico Gianni Morandi), cantante in declino che ha sacrificato la carriera per accudire la moglie inferma (interpretata da una grandissima Valeria Bruni Tedeschi). E adesso, visibilmente, non ne puole più. Non permetterà a niente e a nessuno di intralciargli la strada del possibile rilancio, compresa l'adorata mogliettina.
Ma i lupi sono anche, in senso lato, gli abitanti del piccolo paese di montagna dove Mieli vive rinchiuso nella sua lussuosa villa-prigione: gente che apparentemente lo adora ma che in realtà cova una profonda antipatia per un personaggio che, giocoforza, fagocita tutte le attenzioni. In paese 'non si muove foglia che Mieli non voglia', e questo a molti non va proprio giù...
Gianni Morandi e Valeria Bruni Tedeschi
In tale contesto si muovono anche due operai romani, fratelli dal carattere molto diverso (Valerio Mastandrea e Elio Germano), chiamati da Mieli a ristrutturargli la casa e che diventano, loro malgrado, la variabile impazzita di un sottile equilibrio che si regge unicamente sull'ipocrisia: saranno loro, inconsapevolmente, a far saltare il banco e gettare la piccola comunità in una spirale di odio e di violenza furiosa che erano latenti da anni.Padroni di casa è un robustissimo film di genere, senza pretese autoriali ma che funziona a meraviglia: un noir 'de noantri', che comincia sotto forma di commedia e che piano piano insinua nello spettatore quel senso di disagio e di sospetto che infine troverà sublimazione nell'epilogo inevitabilmente 'catartico' (che non vi raccontiamo). Provocatoriamente, e volutamente esagerando, vi diciamo che potrete ritrovarvi in uno scenario 'alla Haneke', ovvero una pellicola subdola, comica in superficie eppure indiscutibilmente sgradevole, che mette a nudo tutte le bassezze di un paese come il nostro: violento, razzista, ipocrita, geneticamente poco incline ad aprirsi verso gli altri.
Elio Germano e Valerio Mastandrea
Non tutto funziona, a cominciare da una sceneggiatura che, specie verso la fine, vira pericolosamente verso una deriva 'splatter' da cinema americano medio... eppure si resta incollati alla sedia, aspettando di vedere che cosa accadrà. Il film è stato presentato al Festival di Locarno ed è uscito nelle nostre sale in sordina, stritolato dalla distrubuzione della grandi major. Se potete, provate a recuperarlo: ne resterete piacevolmente sopresi. Garantito.