Conforta il fatto che qualche altro intellettuale italiano, dopo Salvatore Settis, si sia accorto del livello di degrado del paesaggio e dell’ambiente naturale del nostro Paese,un dato del resto oramai da decenni sotto gli occhi dei cittadini, ma non della classe politica e dell’amministrazione pubblica, sia locale che nazionale.
Recentemente, Ernesto Galli della Loggia, cui poi ha fatto seguito una replica da parte Antonio Paolucci, ex Ministro dei Beni Cultuali, ha così chiosato: “Luoghi bellissimi sono rovinati per sempre. [...] Dalla Valle d’Aosta, alle riviere liguri, a quelle abruzzesi-molisane, al golfo di Cagliari, ai tanti centri medi e piccoli dell’Italia peninsulare interna (delle città è inutile dire), raramente sono riusciti a scampare a una modernizzazione devastatrice. Paradossalmente, proprio la Repubblica, nella sua Costituzione proclamatasi tutrice del paesaggio, ha assistito al suo massimo strazio. Ma oggi forse noi italiani cominciamo finalmente a renderci conto che distruggendo il nostro Paese tra gli anni 60 e 80 abbiamo perduto anche una gigantesca occasione economica. L’occasione di utilizzare il patrimonio artistico-culturale da un lato e il paesaggio dall’altro – questi due caratteri unici e universalmente ammirati dell’identità italiana – per cercare di costruire un modello di sviluppo se non potenzialmente alternativo a quello industrialista adottato, almeno fortemente complementare”.
Ci pare che le scelte politiche dell’attuale Governo tecnico abbiano destinato pochissima attenzione ad una situazione per cui “non è ammissibile continuare ad assistere alla rovina definitiva dell’Italia, al fallimento di un suo possibile
Non vorremmo la riproposizione di un Governo che su questi temi dell’ambiente, del paesaggio, delle nuove tecnologie verdi, si presenti irresoluto e arretrato culturalmente come sinora ha dimostrato. La ripresa economica dell’Italia dovrà viaggiare su altri binari culturali che legano sviluppo economico con protezione ambientale: le tecnologie esistono già come anche la sensibilità della popolazione…Manca la volontà e la preparazione di questa classe politica, frutto, inevitabile, dell’impostazione di quella che ci ha governato nei precedenti 40 anni.
“Negli anni della Repubblica il territorio del Paese è sempre di più divenuto merce di scambio con cui sindaci, presidenti di Regione e assessori d’ogni colore si sono assicurati la propria carriera politica”. Ed in Toscana la “sinistra innamorata del cemento” che confonde tutela del paesaggio con conservazionismo, ha portato avanti un concetto dello sviluppo futuro del territorio sbagliato: “Se ad esempio per costruire l’Alta velocità si devono seccare i torrenti del Mugello”: noi non ci stiamo !
Come disse Salvatore Settis in un suo articolo, “Il problema è uno solo: per tenere insieme ambiente e nuove infrastrutture bisogna usare alte tecnologie e spendere di più. Ma i maggiori costi sono un investimento se si guarda al futuro del nostro Paese, perché lo rendono moderno senza rovinare il suo vero tesoro rappresentato dal paesaggio”.
Noi diciamo di più: che certe infrastrutture non bisogna proprio farle !
In Toscana, infatti, “una parte di quella che una volta era la sinistra, e oggi non lo è più, si è asservita al cemento e ai cementificatori”.
“Le lobby dei costruttori, in Toscana, spesso collocate (si fa per dire) “a sinistra”, vanno sconfitte mediante una battaglia per la legalità, per le generazioni future, per la Costituzione”.
Riferimenti.
Ernesto Galli della Loggia, “Il Paesaggio preso a schiaffi“, Corriere delle Sera, 27 agosto 2012.
Edoardo Segantini, “Il federalismo irresponsabile che devasta il nostro paesaggio” Corriere delle Sera, 28 agosto 2012.
Mauro Bianchini, “Allarme Ambiente. I cattolici hanno qualcosa da dire ?“, Toscana Oggi n. 30, agosto-settembre 2012.
Mario Lancisi, “La sinistra innamorata del cemento. Settis accusa i sindaci toscani“, Il Tirreno, 15 giugno 2010.
Salvatore Settis, “L’economia non gira con il mattone“, www.comitatopercampiglia.it, 1 aprile 2012.