I Paesi di Africa,Caribi e Pacifico(Acp), partner dell’Unione Europea sui temi dello sviluppo, hanno un elevato potenziale minerario.
Diamanti,cromite, oro, uranio e, in più il notissimo petrolio. Tesori tutti di un valore inestimabile per il mondo.
Ma che hanno fatto e continuano a fare più ricco soltanto chi lo è già di suo.
E, se si guardano i numeri degli indicatori statistici, se ne ha una conferma pazzesca.
Solo per l’Africa e per la voce “diamanti” la produzione su scala mondiale è del 57%.
Ma la ricchezza che viene dai diamanti non è certo dell’africano medio.
Semmai delle nota multinazionale De Beers, quella di “un diamante è per sempre”.
Ora il problema autentico per gli ACP, e soprattutto in Africa, dove si scatenano guerre fratricide per questo accaparramento, è che le lobbies politiche locali (i despota) e le compagnie minerarie straniere devono smettere di trarre esse sole profitto da queste ricchezze e, per giunta in maniera spropositata, lasciando,quando proprio tutto va bene, gli abitanti del Paese in cui operano sempre in brache di tela.
E quando non addirittura alla fame.
Questo, grosso modo, è avvenuto almeno finora e da tempo immemorabile.
E quasi ovunque il “sistema” si conferma.
Di questi tempi, però, gli ACP (79 Paesi in tutto) pare si siano svegliati dal lungo sonno e stanno lavorando insieme, e grazie ad ottime consulenze, perché le cose cambino in sede di rapporti con l’Unione Europea.
E mi riferisco ai finanziamenti erogati dall’Unione.
Cioè gli ACP intendono realizzare sulla carta progetti validi ,e quindi certamente finanziabili da parte di chi deve aprire i cordoni della borsa, per lo sfruttamento di tutti i minerali presenti nel suolo e nel sottosuolo dei loro differenti Paesi .
Minerali ricchi o poveri che siano.
Ma, soprattutto,essi vogliono fare in modo che la lavorazione della materia prima avvenga, sempre e solo, in loco e non all’estero.
In questo modo si crea lavoro nel Paese e quindi un buon inizio di crescita e di sviluppo economico.
E così è davvero ,per l’Africa e gli africani , un ottimo passo in avanti.
E poi, ancora più importante, guardando al Forum per lo sviluppo dell’Africa di fine ottobre 2012,occorre costringere le società minerarie a contribuire allo sviluppo del Paese in cui operano con un’azionariato, che includa una quota di azionisti assolutamente locali.
Distribuire, insomma, la ricchezza prodotta in modo da favorire in Africa la crescita reale di una classe media .
Diamo tempo al tempo .
E, quasi certamente,sono certa che da questi apprezzabili intenti ne verrà fuori qualcosa di buono.
La STORIA non si arresta e i "grossi" cambiamenti, che ci piaccia o meno, fanno parte del "suo" DNA.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)