L’estate scorsa abbiamo assistito ad un “crash” di molte assets class finanziarie per effetto dell’annuncio, da parte di Ben Bernanke, ex governatore della Fed (banca centrale americana) dell’avvio del programma di ritiro graduale della liquidità iniettata nel sistema economico-finanziario (Tapering).
Tra i principali effetti causati annotiamo il tracollo dei metalli preziosi, con l’oro che ha chiuso il 2013 con un passivo superiore al 30% (non accadeva da 40 anni) e un deciso rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato a media-lunga scadenza, sia americani che dei paesi emergenti.
Ma sono stati proprio questi ultimi a subire i maggiori effetti negativi, seppur con un trend molto allineato, per non dire quasi identico, ai treasury americani.
Ora, con la certezza che il programma di Tapering è già iniziato e che per il secondo mese consecutivo la Fed ha ridotto di altri 10 miliardi gli stimoli monetari, riducendoli così da 85 miliardi a 65 miliardi, imponendo forse un’accelerazione improvvisa al loro ritiro, viene facile pensare che tale programma potrebbe finire entro la prossima estate, motivo per cui dovremmo assistere al rialzo finale dei rendimenti dei titoli di Stato americani e di quelli dei paesi emergenti ovvero all’ ulteriore calo dei loro prezzi (inversamente correlati al trend dei rispettivi rendimenti).
Naturalmente, i tempi esatti della fine degli stimoli non sono noti a nessuno e potrebbero variare in funzione dell’ effettivo miglioramento dell’economia americana, le cui aspettative prevedono un ritorno del pil vicino al 3 per cento su base annua e un tasso di disoccupazione in calo fino al 6.5 per cento.Cosi analizzando l’ andamento grafico (vedi sopra) dell’ etf emerging market (strumento che replica i prezzi dei bond dei paesi emergenti in $) notiamo come i prezzi abbiano raggiunto un top nell’ estate del 2012, per poi avviare una fase altalenante fino a maggio 2013, a cui poi è seguito il primo grande crash ribassista tra giugno-luglio.Nei mesi successivi, tra settembre e ottobre scorsi, i prezzi hanno tentato un recupero che si è vanificato subito con l’inizio del 2014.
Al di là di ulteriori rimbalzi tecnici, è più probabile assistere nelle prossime settimane e mesi ad un ulteriore affondo ribassista che potrebbe far calare i prezzi anche di un ulteriore 10 per cento. Raggiunto poi quel livello, potrebbe divenire interessante comprare una quota di questo strumento.