Torna Liberi tutti!, la rassegna di letteratura gay, lesbica e trans che si svolge all’oasi dunale di Legambiente Paestum. Il primo appuntamento è fissato per giovedì 8 agosto con la presentazione del libro “Mario Mieli trent’anni dopo” (a cura di Dario Accolla e Andrea Contieri) realizzato in collaborazione con il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli di Roma.
La pubblicazione, che contiene documenti inediti e testimonianze di amici e militanti, sarà presentata da Francesco Gnerre (critico letterario, tra i fondatori del circolo Mario Mieli) e dal Pasquale Quaranta (giornalista e promotore dell’iniziativa).
Mario Mieli diventa un personaggio noto nel 1977 quando Einaudi pubblica la sua tesi di laurea in filosofia morale “Elementi di critica omosessuale” che, tradotta in inglese nel 1980, sarà uno dei pilastri degli studi queer. Alla base delle sue riflessioni ci sono Marx e Freud, la Scuola di Francoforte, in particolare il Marcuse di Eros e civiltà e dell’Uomo a una dimensione, ma anche Deleuze e Guattari, René Scherere, Guy Hocquenghem, Laing, e tutta la cultura più innovativa degli anni Settanta, di cui non troviamo traccia nella produzione culturale italiana degli anni successivi.
“Mario Mieli – afferma il prof. Gnerre – è tra le figure più significative e utili per provare a ricostruire uno dei momenti più esaltanti della lotta per la liberazione gay in Italia. La sua vita e la sua militanza dovrebbero diventare tema di testi letterari o di opere cinematografiche, come avviene con militanti di altri paesi, perché il significato del suo pensiero entri nella cultura di tutti e diventi patrimonio comune di una coscienza collettiva”
“L’intuizione di Mario Mieli – commenta Pasquale Quaranta – è stata liberare l’eros, vivere in modo più autentico la sessualità non solo per le persone omosessuali, ma per tutti. La decostruzione sociale e culturale del maschile e del femminile, la libertà di cercarsi in tutte le direzioni, la volontà di andare oltre le convenzioni sono al centro di un pensiero che non è stato ancora metabolizzato dalla cultura italiana”