Magazine Editoria e Stampa

Paga & Taci

Creato il 14 luglio 2010 da Pedroelrey

I giornalai sono i peones dell’editoria contemporanea.

In tempi in cui spesso si parla di ecosistema, l’edicolante è l’anello debole, la preda, che pur sorreggendo di fatto tutta la catena ne è la vittima primaria.

Frammentazione, scarsa rappresentazione e rappresentatività sono i fattori principali di questa situazione.

Mentre i problemi di editori e giornalisti sono fonte quotidiana di un dibattito e confronto che ha ampia portata, nessuno pare interessato alle vicende di chi gestisce oggi un edicola. Quando se ne parla lo si fa con nostalgico romanticismo e approssimazione poiché non ci si è interessati a comprendere ruolo e natura del giornalaio.

Editori alla spasmodica ricerca di ricavi e [pseudo] aziende di distribuzione al loro servizio, hanno despecializzato e dequalificato il canale di vendita trasformandolo, agevolati da legislazioni [s]fasciste, in minibazar con assortimenti da marocchinerie della più infima qualità come sintetizza tentativamente la mappa sottostante realizzata tempo fa.

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La comunicazione che ho riportato ieri, rinforzata, guarda caso, da una di pari contenuto [che non posso riprodurre, purtroppo] da parte del distributore locale, ha prodotto un dibattito all’interno di una lista di discussione di giornalai della mia zona.

Tra tutti gli interventi, quello di una collega, che mi ha autorizzato alla pubblicazione, sintetizza meglio la situazione anche grazie alle foto:

“Spesso i clienti sono in difficoltà a raggiungere l’espositore delle caramelle. Come potete vedere dalle foto allegate, il transito risulta difficoltoso. Ho necessità di vendere anche altri articoli.

La resa a specchio mi facilita, almeno in parte, il lavoro e il passaggio della clientela.

Un cliente pesta una busta sorpresa una volta,ad un altro gli cade sui piedi la cartella dei tatuaggi delle Winx, uno inciampa sulla cartella del guinnes dei primati…..a lungo andare vanno a prendere il giornale al BENNET, [gentilmente mi minacciano ironicamente] ,giacché al supermercato tanta “rumenta” non gli arriva. Risultato? Perdo la vendita ed il cliente: Bello eh? Faccio quello che posso, spero accogliate la mia schiettezza come messaggio d’aiuto e non come messaggio di prepotenza, non è mio desiderio affatto, voglio solo lavorare serenamente”.

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Ho cercato dalla nascita di questo spazio di affrontare le problematiche del mio mestiere denunciando le inefficienze del sistema e proponendo delle potenziali soluzioni che ritengo interessante riprendere in sintesi:

  • Censimento e stratificazione dei 35mila punti vendita al dettaglio che coprono il territorio nazionale.
  • Contributi sino ad un massimale di 2000 euro per punto vendita/ragione sociale per l’informatizzazione della rete di edicole. Contributo statale del 70% a fondo perduto e dal 10 al 15% a carico degli editori in ragione del volume d’affari del singolo punto vendita.
  • Abrogazione della parità di trattamento ed introduzione di un fee [quotidiani esclusi] per l’introduzione di nuovi prodotti editoriali nel canale edicole.
  • Introduzione di incontri mensili a livello provinciale tra giornalai, distributore locale e un editore a rotazione.
  • Creazione di circuiti di comunicazione nazionali, regionali e provinciali che affittino spazi di comunicazione in vetrina e sul banco delle edicole.
  • Riconoscimento di un fee per inserimento campioni di prodotto nelle riviste settimanali e mensili.
  • Creazione di un osservatorio permanente su il futuro dell’edicola e l’edicola del futuro composto da rappresentanti di tutta la filiera.

Mi spiace per Gian Paolo Ormezzano, rispettabile giornalista di lungo corso, al quale consiglio una presa di visione di questi dati e, perchè no, una chiacchierata con qualcuno del mestiere prima del suo prossimo articolo sul tema, ma nessuno ha intenzione di fare il portinaio, sono i molti editori senza visione che provano a custodire le finanza dei giornalai affollando il canale con circa 3mila sedicenti pubblicazioni editoriali.

I Distributori, nazionali e locali, incassano sulla movimentazione delle merci, i pochi editori seri rimasti ed i pochi giornalai sopravvissuti quotidianamente sopportano inefficienze, soprusi e pagano. Ancora per quanto?


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