Eloy Moreno, Ricomincio da te, Corbaccio *Narratori Corbaccio* (2012), 379 pagine, euro 16,40.
Tradotto da Silvia Bogliolo.
Volevo capire la ragione di tanto successo.
Un po’ la curiosità – un caso come questo non può non incuriosire; la simpatia – nei confronti di un autore che non ha accettato di pagare migliaia di euro pur di vedere pubblicato il suo romanzo con il suo ego disposto a mettersi le mani in tasca spiaccicato in copertina; empatia – verso il tema e un’ottima strategia di comunicazione.
Nell’edizione italiana si leggono, nero su sfondo, i metri quadrati in cui si concentra (si riduce anzi) la vita di molti di noi. In totale (fra casa, ascensore, garage, open space e poco altro) 445.
Il protagonista è prigioniero dei suoi spazi. Ed è prigioniero del tempo. Ha una moglie e un bambino piccolo con i quali trascorre il pochissimo tempo libero che il lavoro gli concede.
Non ha nemmeno più la forza – e ancora il tempo – di parlare con la moglie; i week end liberi sono dedicati alle faccende di casa e a fare la spesa. Il rapporto con la moglie si incrina, il lavoro non lo soddisfa più, gli impegni lo sovrastano; e lui fugge, inevitabilmente.
Tutti, leggendo, soprattutto la prima parte, abbiamo sospirato: “Ah, come lo capisco”.
Ecco, il punto di forza di questo romanzo secondo me è il potere di identificazione ed empatia fra lettore e storia.
Scritto bene, ma neanche troppo, senza particolari evoluzioni o ricerca stilistica; una struttura abbastanza lineare (un diario, la routine quotidiana, la vita d’ufficio, la crisi, il punto di rottura, l’allontanamento, la rinascita) in cui la “soluzione” al problema non è nemmeno troppo originale (e non aggiungo altro, per non rovinare la sorpresa). Si legge volentieri perché parla un po’ a tutti noi, è semplice, poco impegnativo, racconta una storia che potrebbe essere la nostra, e tante micro storie (che riguardano i colleghi e i personaggi di contorno) in cui poterci identificare e alle quali partecipare.
E ci lascia con un senso di ottimismo, speranza, energia. E con un messaggio che potrebbe sembrare ovvio, ma che non fa male – soprattutto in tempi come i nostri – ribadire:
Quando le cose non vanno come speriamo, ci intestardiamo a cambiare le persone mentre l’unica soluzione utile è cambiare la storia.