Magazine Opinioni
Triste situazione, ci pare. Di un giornalismo ridotto all'osso, considerato talmente credulone e disposto ad accogliere i racconti della maggioranza politica, da non sapergli opporre alcuna domanda, quel contraddittorio che in Italia si fa solo invitando membri opposti e lasciandoli litigare tra di loro. Giornalismo ridotto all'osso, perché costretto a vendersi al miglior offerente - anche se 200 euro sono pochi. (E non vogliamo entrare nella polemica contro Repubblica, occupatevene voi.)
Ed ecco che tutti, politici in primis, se la sono presa con i giornalisti. Vuoi con Repubblica che avrebbe taciuto che anche il PD è immischiato in questa storia (ma prendiamo il buono, ha denunciato questo fatto ai più sconosciuto), vuoi con le logiche del giornalismo italiano. Chiamati a rispondere di questo fatto, infatti, i politici hanno risposto alzando lamentele sull'informazione: sfruttati nel loro lavoro e impossibilitati a "parlare di cose concrete" nei media ("I Talk show nazionali, per noi ora sono diventate trappole. Non si riesce a parlare di cose concrete ne ad esprimere pienamente o approfondire un concetto", lamenta il povero Favia), per farsi conoscere devono pagare con soldi pubblici il proprio spazio. E hanno sottolineato come si tratti di una forma regolamentata dalla legge affinché i cittadini siano informati; lasciando intendere che se i politici non intervenissero in televisione, non ci sarebbe una buona informazione.
Entrati nella logica politica che fino a poco prima di essere eletti volevano cancellare, i grillini sono i principali "indiziati"; perché, nessuno l'avrebbe mai detto, anche loro hanno partecipato a quest'uso del denaro pubblico. Legale, si è detto, ma eccentrico da parte di chi ha sostenuto di non voler far politica con i soldi pubblici. Folle, se pensiamo che il buon Favia diceva in internet che si sarebbe fatto "valutare" il compenso che meritava dai propri elettori: non gli bastava chiedere 200 euro in più al mese per pagarsi le comparsate televisive?
Come si può intuire, infatti, tutto il mondo è paese: appena messo il piede nei palazzi della politica, i grillini si sono adeguati. Invece che denunciare questo fatto (per i cittadini, infatti, suona strano che si paghi per andare in televisione, soprattutto che lo si faccia con i soldi pubblici: perché devono andare in televisione? il lavoro del politico non è un altro?), si sono seduti al tavolo della politica solita, condividendone le peculiarità. Inoltre, aggiungendovi la retorica sofistica propria della peggior politica: 1. così fan tutti; 2. lo facevamo per avere un'informazione libera (là dove è evidente che se paghi per partecipare, l'informazione non sarà mai così libera: 30 anni di Mediaset ci hanno aperto gli occhi, vero?); 3. non è pubblicità, è propaganda perché si tratta di politica (dando ragione a chi ritiene che l'aver spalmato la campagna elettorale su tutti gli anni di governo sia stato uno dei principali mali del berlusconismo, quindi un male della politica italiana, quindi una delle cause dell'attuale crisi in cui ci troviamo - più sofisma di questo!!!).
Ed è dietro questa logica, la peggior logica possibile, quella dell'inganno e del raggiro, che si svela la vera natura di tanta politica italiana a cui neanche i neofiti si sottraggono. Si tratta, infatti, della logica di chi si ritiene migliore degli altri e che vive nella necessità di essere sempre al centro dell'attenzione. Malattie antiche, se vogliamo, che ci trasciniamo dietro da tanti anni, giustificate da Berlusconi con l'idea che l'importante è apparire, che in televisione non si deve capire nulla (ruolo del giornalista, infatti, sarebbe rendere intelligibili le parole dei politici, ponendo domande e alternando l'intelligenza - sua - alla retorica - loro -; ruolo del politico-bulimico-della-tv è di essere al centro dell'attenzione e chissenefrega se si urla sopra gli altri), e via dicendo.
Anche l'esigenza di andare in televisione, a parer mio, non coincide col lavoro del politico, che dovrebbe conoscere le esigenze del territorio che governa o amministra e studiare le soluzioni; andare in tv a fare la propria comparsata ripetendo le solite formulette trite e ritrite non credo serva molto ad aumentare le conoscenze del territorio. Poi si dice che i grillini siano diversi, che abbattono il muro delle porcherie.
Per ora ci si stanno adeguando: i canditi non sono finiti, ribaltando il discorso del buon Favia, perché egli continua a mangiarseli alla faccia nostra. E alle inchieste che svelano l'uso del denaro pubblico, risponde con sofismi: è permesso dalla legge, così fan tutti, lo facevamo per voi.
Eppure il programma era diverso, le logiche erano differenti prima di essere eletti. Poi la musica cambia.
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