Oggi ospitiamo la pagina 69 di Phoenix; Operazione Parrot di Francesca Rossini, edito Lettere Animate...
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Lei divenne livida, era furiosa fino al midollo, come si permetteva? Gli mollò un ceffone in pieno volto.«Non ti permettere! Non provare a parlare di cose che non conosci, tu non sai chi sono io, non mi conosci, non sai nulla!»
«E neanche ci tengo!» rispose massaggiandosi la guancia, su cui era comparsa, ben visibile, l’impronta delle cinque dita.
«E poi non sono sposata, non lo sono mai stata!» gridò quella spiegazione superflua come fosse la cosa più importante del mondo.
Lui scosse la testa. «Oh, se provi a colpirmi ancora ti restituisco il colpo, sia chiaro!» poi uscì dalla stanza sparendo in camera sua.
Leila continuò a guardarsi intorno cercando di ritrovare la calma: uno stereo, anche quello all’apparenza molto costoso, era in bella mostra in uno spazio apposito nella libreria ben fornita. Leila si avvicinò controllando che Clay fosse ancora in camera sua, aveva libri classici, li sfiorò con un dito leggendo i titoli: William Shakespeare: Amleto, Sogno di una notte di mezza estate e il Macbeth, Kafka Il processo, alcuni libri di Dickens e… “guarda qua” pensò divertita Leila, libri romantici: Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen, Jane Eyre di Charlotte Bronte, sorrise. Poi c’erano romanzi più moderni: La cruna dell'ago di Ken Follett, Intervista col vampiro di Anne Rice, Aspettando i barbari J.M. Coetzee, sorrise ancora vedendo anche Il signore degli anelli di Tolkien, uno dei suoi libri preferiti da ragazzina. C’era anche una copia molto antica di Oliver Twist.
Era sicuramente un eclettico lettore, questo piacque molto a Leila.
Poi notò una porta laterale, socchiusa, Leila vide che Hobbs non arrivava e si affacciò, la stanza emanava un forte odore di vernice, ed acquaragia, quadri, in parte finiti in parte no, erano sparpagliati ovunque. Su un cavalletto era poggiata una tela incompleta in cui era rappresentato in modo astratto un occhio enorme su sfondo nero che lacrimava sangue. Leila provò una sensazione di forte turbamento, quella stanza sembrava non appartenere allo stesso uomo elegante, maniaco dell’ordine: tutto era caos, colori a terra macchiavano il pavimento, dovevano essere lì da tanto tempo, sovrapposti in strati, che non permettevano più di distinguere la tonalità originale dei mattoni. Leila guardò altri quadri, un brivido percorse la sua schiena: c’erano donne, soprattutto dai tratti asiatici, bambini e uomini, qualcuno in divisa militare. Molti quadri erano astratti, ma alcuni erano estremamente realistici e drammatici, tutti i volti avevano un’espressione sofferente, disperata, il rosso era il colore predominante insieme al nero. In particolare un quadro attirò la sua attenzione: era una tela enorme con in primo piano il volto di una bambina in lacrime, il volto deturpato da un’espressione di estremo dolore, i vestiti stracciati, i capelli scompigliati occupavano quasi tutto lo spazio, sembrava volasse.