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Pagina 69 di Eleinda, fantasy di Valentina Bllettini.
«Sai, nemmeno i tuoi sguardi sono mai stati dei segreti per me.»
«Allora hai capito cosa intendevo dire qualche minuto fa! Anzi, tu hai sempre capito ciò che ti dicevo!»
«Sia ciò che dicevi, sia quello che non esprimevi a voce ma col pensiero.»
«Non so più dove finisco io e inizi tu...»
«Perché non è una cosa che si può tradurre in materia: non c’è più alcun confine tra noi, siamo esseri complementari.»
«Niente e nessuno che ci divide?»
«Né che potrà farlo mai», terminò il drago. Eleonora era rimasta folgorata da Indaco nel momento esatto in cui aveva aperto quell’incubatrice: quando aveva appreso la sua vera natura e scoperto che era un drago, si era aggiunta meraviglia, incredulità e ammirazione. Ora la creatura si apriva totalmente a lei, in un modo sorprendente, impensabile, e le mostrava la sua essenza, il lato più profondo di sé e che desiderava condividere con lei. C’era adorazione, riconoscenza; si sentiva prediletta. L’essere più raro di questo mondo si offriva a lei. L’essere più raro di questo mondo desiderava stare con lei. Proprio con lei. In più, la conosceva nel profondo come nessun altro avrebbe potuto, in un modo che nessun altro avrebbe compreso, perché Indaco era in grado di percepire tutti i suoi più sottili messaggi. Quella creatura era lì per lei. Se all’inizio era capitato tra le sue mani per caso, ora capiva che lui l’aveva scelta, in qualche modo, consapevolmente. Sarebbe potuto andarsene quando voleva, invece era ancora lì al suo fianco. Per lei. Eleonora si sentiva così felice che i suoi occhi s’inumidirono, e una volta distaccato lo sguardo dalla creatura, il capannone ritornò a essere lo stesso. Uscirono dal rifugio, consapevoli che niente sarebbe più tornato come prima; respirarono quella nuova aria fresca a pieni polmoni.