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Pagina 69 #31 Non voglio che te

Creato il 06 novembre 2015 da Nel @PeccatiDiPenna
Pagina 69 #31 Non voglio che teSecondo Marshall Mc Luhan, per decidere se comprare un libro, bisogna affidarsi alla pagina 69.
Se quella pagina ci catturerà, allora, molto probabilmente ci piacerà il libro.
Oggi vi lascio alla Pagina 69 di Non voglio che te di Tiziana Iaccarino, un romance fresco di pubblicazione self, online dall 5 novembre.
Appena in casa, riposi le chiavi lì dove le avevo furtivamente prese e mi diressi a passo spedito verso
la mia camera, sperando che Giuditta dormisse ancora.
Sembrava che l'alba fosse prossima ad arrivare, il cielo si stava lentamente schiarendo e il blu notte diluiva nell'aria la sua intensa tonalità sontuosa.
Giuditta giaceva tra le braccia di un sonno ristoratore e io liberai un sospiro di sollievo. Mi svestii per tornare a letto con la mia camicia da notte e sperai che nessuno mi avesse udito.
Dopo essermi rimboccata le coperte, piegai le braccia all'indietro, sotto al guanciale, per tenere la testa sollevata rispetto al corpo e contemplare la stanza immersa in una penombra desolante.
Chiusi le palpebre sperando di riuscire a riposare qualche ora, ma Lorenzo restava nei miei pensieri in modo prepotente e inevitabile, dopo ciò che era accaduto tra noi.
Cominciai a percepire un fastidioso bruciore nell'incavo più intimo del mio corpo e rimasi in apnea per qualche secondo.
Non ero più vergine. Nessuno mi aveva preparata a quel momento. Mia madre non me ne aveva mai fatto parola e mia sorella, dopo ciò che le era accaduto, men che meno. Ma la cosa peggiore era sapere che avevamo perso la verginità con lo stesso uomo.
Un gioco del destino?

Pagina 69 #31 Non voglio che te

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Lorenzo mi piaceva. Non potevo mentire a me stessa o far credere agli altri che mi fosse indifferente. Lo avevo capito nel momento in cui l'avevo rivisto.
Udii mia sorella muoversi nel suo letto e finsi di dormire, malgrado le dessi le spalle e non avrebbe potuto accorgersi che, fino a un istante prima, avevo avuto gli occhi fissi nel vuoto.
Fino alle sei del mattino a nulla era servito restare a letto, perché non ero riuscita a chiudere occhio.
Mi alzai.
Era già tardi, dovevo andare al panificio e sapevo che il mio viso avrebbe facilmente mostrato la stanchezza di una notte completamente insonne.
Quella mattina il silenzio al negozio sembrò sostituire qualunque parola. Ciascuno, al suo posto, faceva quanto doveva e non scambiava chiacchiere inutili.
Tutto pareva scorrere in modo più lento e svogliato del solito. Giuditta aveva un volto serio, anche se non ero riuscita a capirne il motivo, Marianna restava sulle sue e in laboratorio si lavorava in modo tanto febbrile da non rendersi conto dell'arrivo della pausa pranzo.
Mi chiesi a che ora fosse uscito Mario quella mattina e pensai di essere stata fortunata a non averlo incontrato e che nessuno si fosse accorto della mia assenza, poiché avevo dimenticato di controllare l'orario del mio rientro. Avevo avuto fretta a infilarmi di nuovo sotto le coperte per il timore che qualcuno mi trovasse vestita.
«Oggi tuo fratello ha fatto la frittata di maccheroni, tesoro.» affermò Marianna senza staccare lo sguardo dalle sue unghie laccate di un rosso acceso che risultava quasi fastidioso alla vista. Poi si diresse al laboratorio dietro a Giuditta.

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