Quelli che andiamo a vedere oggi sono una serie di libri, segnalati da Tiziano, uniti da un filo rosso: il concetto di armonia cinese. O forse sarebbe meglio dire le armonie cinesi, essendo la Cina un vero e proprio continente al cui interno coabitano realtà diversissime: dai deserti dell’ovest alle risaie del sud-est, dalle foreste dello Yunnan alle distese mancesi, un vero e proprio universo, retto (spesso a fatica) dal centro gravitante intorno alla capitale.
Il primo libro risale al II secolo d.c.ed è stato scritto da Ban Zhao, appartenente ad una famiglia di letterati. Precetti per le donne è un trattato destinato alle donne, un genere molto diffuso anche in occidente, sebbene in epoca più tarda. Quello che spinge l’autrice a scrivere questo libro è un profondo spirito confuciano, basato sulle teorie di armonia sociale. Le donne secondo Ban Zhao devono essere consapevoli dei propri doveri e del proprio ruolo, senza di che non potrebbero essere parti di un tutto armonioso. Siamo quindi lontani da certe letture che vengono comunemente, ed erroneamente, fatte dei trattati di educazione femminile. Spesso si dimentica che il concetto di “diritti individuali” è storicamente determinato e soprattutto è occidentale. Questo libro è da questo punto di vista molto istruttivo, e mostra una visione secondo la quale l’individuo non può essere distinto dal contesto in cui vive, pena la rottura dell’armonia. Non sempre riformare significa volere cambiare le basi dell’esistente…
Altro interessante libro è L’ arte della scrittura di Ji Lu, un manuale di poetica. La scrittura cinese è assolutamente particolare, non essendo infatti nata per codificare il linguaggio ma invece per descrivere la realtà. Anche qui siamo quindi di fronte ad un concetto di armonia, un’armonia che attraverso la scrittura può essere letta, facendo diventare la parola un vero e proprio percorso conoscitivo. Un percorso che porta alla scoperta del mondo ma anche di sé, dato che in tutto armonioso anche l’individuo è parte del tutto. Siamo lontanissimi dai concetti occidentali di sfruttamento della natura o di analisi scientifica, nella cultura orientale le basi dell’esistere sono sempre state altre, nonostante le recenti vicende cinesi sembrano affermare il contrario.
E proprio le vicende cinesi contemporanee sono l’oggetto di La Cina in dieci parole, di Yu Hua. L’autore in questo libro usa delle parole chiave, come possono essere “popolo” e “rivoluzione” per mostrare i mutamenti culturali nella storia cinese contemporanea. Se l’universo diventa mutabile, le parole non sono più neutre, ma saranno portatrici di una visione della realtà. La Cina di oggi non è la Cina di Mao, quale visione della realtà hanno i cinesi di oggi, ma soprattutto hanno una visione della realtà? Il tema della mutazione dei significati, e nel corso dei tempi sono mutati gli stessi caratteri della scrittura cinese, porta ad una serie di domande e riflessioni: si può essere se stessi per sempre? Chiudersi allo “straniero” può essere una soluzione? Il progresso occidentale è destinato ad essere l’unica via che l’umanità potrà percorrere? Dieci parole ma innumerevoli quesiti…
L’ultimo libro ci porta ancora più addentro nell’oggi cinese. La questione tibetana tra est e ovest, di Wang Hui, ci conduce infatti sulle alture del Tibet, in una delle terre che più ha affascinato l’occidente, fino al crearsi di una vera e propria visione mitica. Una parte del libro è rivolta proprio allo smontare le letture “orientaliste” della questione tibetana, mettendone in luce tutta la complessità non riconducibile a facili schemi dualistici del tipo amico-nemico, o vittima-carnefice. Sempre in quest’ottica di approfondimento il resto dell’opera prende in esame i rapporti storici tra Tibet e Cina, il costante scambio culturale, il migrare di popoli ed il formarsi delle identità, in un sottile e labile equilibrio tra autonomia e centralismo, tema questo di estrema attualità e che ci riporta a al concetto di universo armonioso; chi può decidere cosa sia armonia e cosa no?