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Pagine dimenticate

Creato il 22 febbraio 2016 da Theobsidianmirror

Pagine dimenticate

Grafica di copertina: Riccardo Fabiani

Dattiloscritti ritrovati in umide cantine, storie ripescate in polverose riviste, autori con una biografia da ricostruire, opere mai tradotte riportate alla luce. Tutto quanto digitalizzato. Fondata nel 2014, Cliquot è una casa editrice che punta al recupero, cioè alla proposta o riproposta nell’era digitale di opere realizzate nel passato e rimaste intrappolate troppo a lungo nella limitatezza del supporto cartaceo. Digitalizzare un’opera del passato significa infrangere il muro temporale che separa la creazione del prodotto artistico dalla sua fruizione. La storia della letteratura non è fatta solo dei grandi classici che conosciamo. È fatta anche di grandi classici mancati, di creazioni trascurate per la difficile reperibilità, per la disattenzione degli editori maggiori o per una sensibilità culturale che prima mancava e di cui ora disponiamo. Creazioni rimaste dunque cristallizzate in un tempo lontano che non è più quello a cui appartengono, da cui Cliquot vuole liberarle. Le parole con le quali abbiamo iniziato l’articolo di oggi provengono direttamente dal sito della neonata casa editrice digitale Cliquot, una realtà tutta italiana alla quale abbiamo accennato, seppure vagamente, diversi mesi fa in occasione della nostra lunga recensione de Il ritratto del morto, una curiosa raccolta di racconti weird opera di un nostro conterraneo ad oggi praticamente sconosciuto. Nelle pagine di quell’incredibile volumetto, come già ebbi a dire, si celava la penna di un autore che nulla aveva da invidiare ai grandi maestri del fantastico: quel Daniele Oberto Marrama, giornalista e scrittore, che aveva pubblicato già agli inizi del Novecento con l’entusiasmo riconosciutogli dalla più grande pioniera del nostro giornalismo, quella Matilde Serao che per oltre mezzo secolo fu alla guida di alcuni fra i più importanti quotidiani italiani, coadiuvata da firme prestigiose come Giosuè Carducci e Gabriele D’Annunzio. Ma non è Marrama e il suo lavoro l’argomento sul quale intendo tornare oggi, quanto sull’opera di recupero di quella letteratura dimenticata che sembra sia la missione principale della piccola casa editrice Cliquot di Roma. Al fine di comprenderne meglio i meccanismi abbiamo oggi un ospite d’eccezione su questo blog: Federico Cenci, fondatore di Cliquot ed ex-blogger. Ho detto bene, Federico? 
F.C.: Intanto grazie per l’invito! Sì, sono fondatore di Cliquot, ma non il solo. Altre tre colleghe e alcuni collaboratori mi accompagnano in quest’avventura, tutti ottimi amici e validi professionisti con alle spalle una lunga esperienza nel settore dell’editoria. Ci siamo conosciuti al corso per redattori editoriali di Oblique Studio, ed è stato lì che abbiamo capito, oltre che di essere in estrema sintonia dal punto di vista umano, che avevamo una nostra particolare idea di letteratura da portare alla luce e far conoscere agli altri. L’idea secondo cui, come abbiamo scritto a chiare lettere nel nostro manifesto (e come io, nel mio piccolo, avevo cercato di promuovere anni addietro nel mio blog sul fumetto storico italiano), la storia della letteratura si sia spesso dimenticata, per una lunghissima serie di ragioni, di opere che meriterebbero non soltanto di essere riscoperte, ma anche di essere lette e studiate. 

Pagine dimenticate

Grafica di copertina: Riccardo Fabiani

T.O.M.: Quali ragioni, per esempio? 
F.C.: Molto banalmente, la difficile reperibilità o la scarsa diffusione che l’opera ha avuto all’epoca della sua prima pubblicazione. Alcuni libri molto validi possono essere usciti per editori minori senza godere della stessa visibilità e tiratura dei libri pubblicati dai colossi editoriali. Oppure a volte è l’opera stessa a essere troppo avanti per il suo tempo. Mi viene in mente l’esempio di quel fantastico libro che è Stoner di John Williams, edito da Fazi: libro del 1965 ignorato da tutti all’epoca della sua prima apparizione, è diventato un best seller internazionale in questi ultimi anni. Oppure ancora si può avere il caso di un interessante libro straniero sfuggito ai radar degli editori italiani e dunque mai tradotto. Ma queste sono solo alcune delle spiegazioni possibili! Possono esserci motivazioni storiche (per esempio di censura), culturali, ideologiche… 
T.O.M.: A parità di valore per quale motivo, a tuo parere, alcune opere divengono immortali mentre alcune altre precipitano nell’oblio? E quanto è importante la preservazione della memoria storica delle opere letterarie che, per mille motivi, sono rimaste escluse dalla, seppure immensa, categoria dei cosiddetti “classici”? 
F.C.: Terry Eagleton, uno studioso inglese, scrisse una volta che la differenza fra un classico e un’opera dimenticata sta nel fatto che il classico ha saputo rigenerarsi nel tempo e assumere significati nuovi e diversi per i lettori delle generazioni successive, mentre le opere dimenticate hanno esaurito la loro funzione con il lettore coevo. È una distinzione che mi trova molto d’accordo, e che apre a ragionamenti che mi hanno sempre affascinato. Se Eagleton ha ragione, vuol dire che ci sono opere ritenute classiche che non sono per niente classiche, perché nessuno le legge più; un po’ come succede al signor Valdemar nell’omonimo racconto di Poe: questi scritti sono tenuti in vita artificialmente da una sterile discussione accademica. Nel momento in cui l’accanimento terapeutico dei professori dovesse cessare, queste opere si sgretolerebbero in un istante. Ma se è vero che ci sono classici che non sono classici, deve essere vero anche l’opposto, e cioè che ci sono libri dimenticati che invece possono avere cose da dire al lettore di oggi. Per rispondere alla seconda parte della domanda, quindi, il recupero delle opere dimenticate non deve essere fatto al fine di “preservare la memoria storica” dell’opera, operazione lodevole ma essenzialmente infruttuosa, quanto con l’obiettivo di riscoprire scritti e produzioni artistiche che siano vive ancora oggi, che possano essere godute in chiave attuale. 

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Grafica di copertina: Riccardo Fabiani

T.O.M.: Un libro dimenticato, per sua definizione, non è così semplice da riportare alla luce. Come avviene la ricerca, la riscoperta e la riproposta di un libro dimenticato? 
F.C.: La fase della ricerca è la croce e la delizia del nostro lavoro. Come puoi immaginare non bastano due clic su Wikipedia per scoprire un autore o un’opera da ripubblicare. Diversi autori che vorremmo proporre nella collana Generi dedicata alla letteratura popolare non solo non hanno una pagina di Wikipedia, ma sono talmente dimenticati che di loro non si conoscono neppure le informazioni biografiche di base come la data di nascita o di morte! È necessario sporcarsi le mani: spulciare nelle biblioteche e negli archivi, consultare vecchi cataloghi e vecchi manuali, farsi aiutare dai collezionisti in giro per l’Italia, e leggere, leggere, leggere. A volte acquistiamo, per una valutazione letteraria, libri rari da ogni parte del mondo, e magari dopo averne lette due pagine ci accorgiamo che non fanno per noi. Una volta su mille, però, la ricerca dà i suoi frutti, e quando il libro ci convince (e quando si raggiunge un accordo con gli eredi dell’autore, se è ancora in diritti), lo portiamo fino alla pubblicazione. La soddisfazione è tanta, perché oltre a riscoprire un’opera, in molti casi è quasi come dare una seconda vita allo scrittore stesso, in quanto il suo nome ricomincia a circolare. Come è successo con Marrama su The Obsidian Mirror
T.O.M.: A proposito di Marrama, quando ci siamo sentiti per concordare questa intervista, mi hai raccontato un simpatico aneddoto che si cela dietro la digitalizzazione de Il ritratto del morto. Vuoi parlarcene? 
F.C.: Guarda, ce ne capitano di tutti i colori. Con Il ritratto del morto, tanto per cominciare, ho fatto già fatica a scovarne una copia nelle biblioteche (è un libro molto raro!). Quando finalmente ne ho trovata una, sembrava impossibile riuscire a portarla a casa. Intanto il prestito era escluso (e ok, questo è abbastanza normale per libri così datati), ma senza motivo apparente la bibliotecaria mi disse che non era possibile fare fotocopie, scansioni o foto. Panico! Sono quei casi in cui ti prende quella voglia strana di fare gesti sconsiderati tipo scappare con il libro, strappare pagine da infilare dentro i pantaloni o nasconderti in bagno per fare foto con lo smartphone. Poi però la parte assennata prevale e… che cosa puoi fare? Mi sono messo con il portatile e una buona dose di pazienza a copiare il libro su Word parola per parola. Ci ho messo tre giorni! 

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Grafica di copertina: Riccardo Fabiani

T.O.M.: Nel vostro catalogo appaiono nomi piuttosto noti ai lettori del fantastico, quali Fritz Leiber Jr e anche altri che, personalmente, non avevo mai sentito nominare. Quali logiche ci sono, da parte di Cliquot, nella scelta degli autori e delle opere da riproporre? 
F.C.: Abbiamo tre collane in catalogo, ciascuna delle quali ha una sua identità ben precisa. La collana Biblioteca è la nostra ammiraglia, quella dove vorremmo che, nel tempo, emergesse la nostra idea di letteratura. Idea che si basa sul principio che non debba esserci differenza fra letteratura di genere e mainstream, quando si ha a che fare con ottima letteratura. Per questo trovi un horror di un autore del calibro di Leiber accanto a un classico di Sherwood Anderson (vero pilastro della letteratura americana, senza il quale non ci sarebbero stati Hemingway e Carver), fino a uno sconosciuto romanzo fantastico di stampo hoffmaniano come "Il cavaliere con gli stivali azzurri" di Rosalía De Castro. Opere o mai tradotte prima in italiano, oppure fuori catalogo da decenni. La collana Generi ha invece come obiettivo quello di ridare dignità a un filone da sempre bistrattato in Italia: quello della letteratura popolare di genere. Mentre in tanti paesi si è creata una mitizzazione di quel mondo letterario fatto di riviste, feuilleton, collane (pensa soltanto agli Stati Uniti e ai pulp magazine storici come "Weird Tales" e "Astoundig Science Fiction"), la distinzione aprioristica e ingiusta fra letteratura “alta” e “bassa” ha sempre impedito che anche da noi si percepisse l’importanza e l’impatto nella cultura di queste opere e di questi scrittori nostrani. Eppure sono un patrimonio importantissimo della nostra letteratura. Infine c’è la collana Segni, in cui riscopriamo invece opere a fumetti (altra mia – e delle mie socie – grande passione). Stiamo dando alle stampe in questi giorni (in cartaceo! Il primo libro cartaceo di Cliquot!) una versione umoristica di Pinocchio scritta e disegnata da Sandro Dossi e Alberico Motta (gli stessi storici autori di Geppo, Braccio di Ferro e Nonna Abelarda). Siamo riusciti a organizzare una stampa cartacea grazie a una fortunata campagna di crowdfunding conclusasi lo scorso dicembre. 
T.O.M.: Quale pensate possa essere il vostro pubblico? Ricordo che un banchetto Cliquot era presente alla manifestazione Stranimondi, tenutasi a Milano lo scorso ottobre: sono quindi gli appassionati del weird il vostro target? Oppure la vostra visione è molto più ampia? 
F.C.: Stranimondi è stata la nostra prima manifestazione, e siamo molto contenti di averla fatta: era molto ben organizzata, abbiamo imparato tante cose e, del resto, diversi libri del nostro catalogo erano e sono perfetti per l’appassionato di letteratura weird. Da una parte però non vorremmo essere etichettati come editori di letteratura fantastica, perché le etichette, poi, sono difficili da togliere. In realtà quello che vorremmo è riuscire a stabilire una connessione con chi vorrà provare i nostri libri, che alla lunga possa andare al di là delle semplici preferenze di genere. Vorremmo arrivare al punto che chi ci conosce dica: «Questo è un libro di Cliquot, dunque molto probabilmente mi piacerà!». 
Pagine dimenticate
T.O.M.: A questo punto direi che tutto quello che c’era da chiedere è stato chiesto. Nel ringraziarti della tua disponibilità, caro Federico, ti lascio in po’ di spazio per parlare di quello che vuoi, dei progetti presenti e futuri (tuoi e di Cliquot), o per farti tutta la pubblicità che vuoi anche in maniera spudorata. 
F.C.: Sono io che ti ringrazio per le belle domande che mi hai fatto! Ho già approfittato abbastanza del tuo tempo e della tua cortesia (e di quella dei lettori) per cui non ne abuserò ancora per molto. Tuttavia un paio di cosette ci tengo a dirle perché ci sono diverse rivoluzioni in atto nel piano editoriale di Cliquot per quest’anno (che sto per svelare in anteprima per The Obsidian Mirror!). Intanto ti dico che dal 26 febbraio sarà disponibile in tutti gli store online, per la collana Generi n.7, l’ebook con la raccolta horror di Vasco Mariotti I racconti dell’occultismo, uscita in fascicoletti da edicola per Nerbini nel 1949, corredata da una mia prefazione. E la grande novità è che, a partire da maggio, i libri della collana Biblioteca e della collana Generi saranno stampati anche in cartaceo!Chi vuole scoprire i titoli che abbiamo in programma, non deve fare altro che seguirci su facebook e/o iscriversi alla newsletter dal nostro sito www.cliquot.it. Chi si iscrive alla newsletter riceverà anche qualche simpatico regalo in ebook di tanto in tanto (il primo: un racconto di Marrama tratto da un altro suo libro…). Infine, fra non molto partiremo anche con un blog, per parlare di letteratura di genere e tanto altro. È tutto. Grazie infinite per l’attenzione che hai dedicato a me e a Cliquot: non solo questa intervista, ma anche il tuo lungo, appassionato post in cui parlavi di Marrama (e di tutto il resto) è stato per me e le mie colleghe di grande incoraggiamento a continuare con tenacia per la strada che abbiamo imboccato!

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