Pain & bay – muscoli e de rock

Creato il 13 settembre 2013 da Cannibal Kid
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Pain & Gain – Muscoli e denaro (USA 2013) Titolo originale: Pain & Gain Regia: Michael Bay Sceneggiatura: Christopher Markus, Stephen McFeely Ispirato a: una serie di articoli di Pete Collins pubblicati sul Miami New Times Cast: Mark Wahlberg, Anthony Mackie, Dwayne Johnson, Tony Shalhoub, Bar Paly, Rob Corddry, Ed Harris, Rebel Wilson, Ken Jeong, Michael Rispoli, Keili Lefkovitz, Peter Stormare, Nikki Benz, Mindy Robinson Genere: pompato Se ti piace guarda anche: Le belve, Domino, Crank, Small Apartments
Quest’estate ho visto una puntata in replica de Il testimone, il docu programma di Mtv con l’ex iena Pif. L’episodio di turno, “Il culturista”, risalente al lontano 2008, era incentrato su Daniele Seccarecci, un campione di body-building dal fisico davvero impressionante. Forse persino più di quello di The Rock.

Per avere un corpo del genere e per poterlo sfoggiare alle più importanti competizioni del mondo, Daniele si allenava praticamente tutto il giorno. Sempre. Dalla mattina all’alba, fino all’ultimo allenamento (relativamente) defaticante a tarda notte, prima di andare a dormire. Dura la vita del culturista. Per una volta non lo dico in maniera ironica. Davvero dura vivere così, passando in palestra, anzi in 2 palestre, tutta la giornata, contando ogni caloria ingerita e mangiando 5 volte al giorno cibi non proprio goduriosissimi. La scorsa settimana è arrivata la notizia raggelante che Daniele è morto di infarto. Aveva 33 anni. Dopo aver visto la puntata de Il testimone, la cosa che mi stupisce di più è che ci sia arrivato, a 33 anni. Una vita del genere è più faticosa che una in miniera e se a ciò aggiungiamo gli steroidi, di cui lo stesso Seccarecci aveva ammesso l’uso, la sorpresa è ancora minore. Come spiega Marcello Chironi, il medico legale che ha eseguito l’autopsia sul suo cadavere:
“L'infarto con molta probabilità è legato a una condizione di stress fisico a cui il soggetto aveva sottoposto tutto l'organismo per l'attività che svolgeva.”

Ironico che un uomo che ha curato in maniera così maniacale i suoi muscoli sia stato tradito proprio dal muscolo più fragile, il cuore. Cosa ha a che fare questa triste storia di una vita tirata all'estremo con Pain & Gain – Muscoli e denaro? Forse niente, forse tutto, però guardando il film mi è venuto in mente lui. Daniele sarebbe tranquillamente potuto essere uno dei protagonisti della pellicola, ispirata a fatti realmente accaduti, anch’essi fissati quanto lui con il pomparsi i muscoli e anch’essi con il credo del fitness elevato non solo a passione, ma a vero e proprio stile di vita.

"The Rock, ho paura. L'ultima volta che ti ho stretto la mano
sono finito all'ospedale..."

Avere un fisico pazzesco, da superuomini, non basta però a Daniel Lugo alias Mark Wahlberg. Per fare la bella vita servono anche i soldi e come farli, nella maniera più veloce? In maniera legale non gli sembra possibile e così coinvolge nella realizzazione di un colpo criminale un paio di amichetti. Amichetti? Diciamo amiconi, pompatissimi come sono pure loro. Anthony Mackie, attore solitamente talentuoso che qui soffre del ruolo più stereotipato, quello da palestrato idiota persino più degli altri tutto muscoli e niente cervello e niente nemmeno d’altro (manco gli funziona il pene), e poi Dwayne “The Rock” Johnson. Il wrestler offre la performance recitativa migliore della sua carriera insieme a quella in Southland Tales, più che altro perché le sue altre interpretazioni fanno davvero pena, però se la cava soprattutto quando fa il palestrato timorato di Dio. E vedere The Rock con la t-shirt Team Jesus è una trovata piuttosto divertente, bisogna ammetterlo. Come palestrato cocainomane, invece, The Rock conferma tutti i suoi limiti recitativi ma vabbé, da lui fuori da un ring mica si può pretendere di più.

"Hey Cannibal, entra a far parte anche tu del Team Jesus.
Non è una richiesta, è un ordine!"


"Che tette!"
"Uh, come sei sfacciato..."
"Tipa, veramente mi riferivo a quelle di The Rock, mica alle tue!"

I tre palestrati organizzano allora la truffa perfetta: rapire un riccone e fargli girare a loro tutti i suoi averi. Peccato che siano tre decerebrati e quindi tutto quello che può andare storto, va ancora più storto. D’altra parte, non hanno una grossa esperienza criminale alle spalle e il loro sapere si basa solo sul cinema: “Ho visto un sacco di film, Paul. So quello che faccio” dice sicuro di sé Mark Wahlberg a The Rock. La vicenda parte a razzo e nella prima parte il film sembra avere davvero qualcosa da dire, sia sui palestrati che sull’American Dream. Solo che tutto quello che aveva da dire, lo esaurisce nei primi minuti, e poi si va a finire nella solita vicenda criminale raccontata con toni ironici che finisce per annoiare. Sembra di assistere a un Le belve di serie B, con in cabina di regia Michael Bay che non è proprio Oliver Stone. Per niente. O ancora, pare un tentativo di eBay di fare la sua versione di Domino, non un capolavoro ma comunque una delle pellicole migliori del compianto Tony Scott. Stessa fotografia con colori iper-saturi e anche in questo caso alle spalle c’è una vicenda criminale ispirata a fatti realmente accaduti. Risultato purtroppo inferiore.
La pecca principale del film è proprio il suo regista. Da una storia del genere, ben altre soddisfazioni ci avrebbe potuto regalare un Harmony Korine, si veda il suo parecchio più profondo affresco pop su una generazione superficiale come quella di Spring Breakers, o uno Steven Soderbergh, che in Magic Mike ci ha raccontato dei personaggi non troppo dissimili da questi tre energumeni con maggiore cognizione di causa. E pure maggiore divertimento.

Non fatevi ingannare: se non c'è un esplosione, non è un vero film di Michael Bay.

Lo stile registico di Michael Bay, già lo sapevamo ma è sempre brutto averne conferma, è ridondante ed eccessivo, a breve dà noia con tutti suoi ralenty enfatici piazzati in momenti che non lo sono poi molto, un uso maldestro della colonna sonora, con “Gangsta’s Paradise” di Coolio e “Blaze of Glory” di Bon Jovi messe lì come sottofondo e non sfruttate a dovere, un utilizzo eccessivo di riprese roteanti e altri espedienti registici, con cui sembra gridare come un bambino: “Guardate quanto sono bravo! Guardate quanto sono bravo!”. Il problema è che, dopo una buona partenza, il suo maldestro tentativo di fare un film d'autore, o qualcosa che gli somigli, faccia acqua da tutte le parti.
La filosofia di Michael Bay sembra allora la stessa del protagonista del suo film, Daniel Lugo: Pain & Gain. Soffri, suda, allenati all’estremo e i risultati arriveranno. I due non avrebbero nemmeno tutti i torti e va dato atto ad entrambi di essersi impegnati, di averci provato. Peccato solo che dimentichino una cosa. Nella vita, per ottenere dei risultati duraturi e reali, serve anche un’altra cosa: il talento. Quello non c’è nessuna serie di esercizi per i muscoli o di effettacci di regia che possa sostituirlo. (voto 6-/10)


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