Quest’estate ho visto una puntata in replica de Il testimone, il docu programma di Mtv con l’ex iena Pif. L’episodio di turno, “Il culturista”, risalente al lontano 2008, era incentrato su Daniele Seccarecci, un campione di body-building dal fisico davvero impressionante. Forse persino più di quello di The Rock.
Per avere un corpo del genere e per poterlo sfoggiare alle più importanti competizioni del mondo, Daniele si allenava praticamente tutto il giorno. Sempre. Dalla mattina all’alba, fino all’ultimo allenamento (relativamente) defaticante a tarda notte, prima di andare a dormire. Dura la vita del culturista. Per una volta non lo dico in maniera ironica. Davvero dura vivere così, passando in palestra, anzi in 2 palestre, tutta la giornata, contando ogni caloria ingerita e mangiando 5 volte al giorno cibi non proprio goduriosissimi. La scorsa settimana è arrivata la notizia raggelante che Daniele è morto di infarto. Aveva 33 anni. Dopo aver visto la puntata de Il testimone, la cosa che mi stupisce di più è che ci sia arrivato, a 33 anni. Una vita del genere è più faticosa che una in miniera e se a ciò aggiungiamo gli steroidi, di cui lo stesso Seccarecci aveva ammesso l’uso, la sorpresa è ancora minore. Come spiega Marcello Chironi, il medico legale che ha eseguito l’autopsia sul suo cadavere:
“L'infarto con molta probabilità è legato a una condizione di stress fisico a cui il soggetto aveva sottoposto tutto l'organismo per l'attività che svolgeva.”
Ironico che un uomo che ha curato in maniera così maniacale i suoi muscoli sia stato tradito proprio dal muscolo più fragile, il cuore. Cosa ha a che fare questa triste storia di una vita tirata all'estremo con Pain & Gain – Muscoli e denaro? Forse niente, forse tutto, però guardando il film mi è venuto in mente lui. Daniele sarebbe tranquillamente potuto essere uno dei protagonisti della pellicola, ispirata a fatti realmente accaduti, anch’essi fissati quanto lui con il pomparsi i muscoli e anch’essi con il credo del fitness elevato non solo a passione, ma a vero e proprio stile di vita.
"The Rock, ho paura. L'ultima volta che ti ho stretto la mano
sono finito all'ospedale..."
"Hey Cannibal, entra a far parte anche tu del Team Jesus.
Non è una richiesta, è un ordine!"
"Che tette!"
"Uh, come sei sfacciato..."
"Tipa, veramente mi riferivo a quelle di The Rock, mica alle tue!"
La pecca principale del film è proprio il suo regista. Da una storia del genere, ben altre soddisfazioni ci avrebbe potuto regalare un Harmony Korine, si veda il suo parecchio più profondo affresco pop su una generazione superficiale come quella di Spring Breakers, o uno Steven Soderbergh, che in Magic Mike ci ha raccontato dei personaggi non troppo dissimili da questi tre energumeni con maggiore cognizione di causa. E pure maggiore divertimento.
Non fatevi ingannare: se non c'è un esplosione, non è un vero film di Michael Bay.
Lo stile registico di Michael Bay, già lo sapevamo ma è sempre brutto averne conferma, è ridondante ed eccessivo, a breve dà noia con tutti suoi ralenty enfatici piazzati in momenti che non lo sono poi molto, un uso maldestro della colonna sonora, con “Gangsta’s Paradise” di Coolio e “Blaze of Glory” di Bon Jovi messe lì come sottofondo e non sfruttate a dovere, un utilizzo eccessivo di riprese roteanti e altri espedienti registici, con cui sembra gridare come un bambino: “Guardate quanto sono bravo! Guardate quanto sono bravo!”. Il problema è che, dopo una buona partenza, il suo maldestro tentativo di fare un film d'autore, o qualcosa che gli somigli, faccia acqua da tutte le parti.La filosofia di Michael Bay sembra allora la stessa del protagonista del suo film, Daniel Lugo: Pain & Gain. Soffri, suda, allenati all’estremo e i risultati arriveranno. I due non avrebbero nemmeno tutti i torti e va dato atto ad entrambi di essersi impegnati, di averci provato. Peccato solo che dimentichino una cosa. Nella vita, per ottenere dei risultati duraturi e reali, serve anche un’altra cosa: il talento. Quello non c’è nessuna serie di esercizi per i muscoli o di effettacci di regia che possa sostituirlo. (voto 6-/10)