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Appartiene ad una famiglia di artisti l'autore spagnolo di questa maestosa opera dipinta probabilmente intorno al 1670 e che tratta nuovamente il tema del sogno.
Antonio de Pereda y Salgado, si formò infatti nella bottega del padre per poi proseguire il suo percorso artistico a Madrid, fino a ricevere importanti commissioni direttamente dalla Corte reale Spagnola. Fra i suoi soggetti più noti, le nature morte e i le figure religiose, che in taluni casi sono entrati in competizione con uno dei più esperti e significativi pittori del 600 spagnolo: Diego Velàzquez.
Lo stile e le luci in effetti, ricordano molto i lavori del maestro andaluso, sebbene i disegni appaiano a mio avviso differenti e di diversa mano.
La cura nei dettagli è comunque maniacale e rasenta la perfezione. Gli oggetti, nel loro armonico disordine, compongono un meraviglioso groviglio di ricchezza, conoscenza, potenza e arcano, tutti elementi riconducibili al desiderio e al sogno del soggetto in questione, il cavaliere dormiente.
L'armatura, le armi, la tiara papale deposta accanto al mappamondo esprimono chiaramente il suo fervente desiderio di potere e conquista. Ma a descrivere la sua vanità, nello sfondo macabro del dipinto, intervengono altri oggetti vacui come i gioielli, i fiori, le carte da gioco e gli strumenti musicali, nonché la maschera, che oltre ad essere il simbolo del teatro è anche ideogramma della frivolezza, dell'ipocrisia e della leggerezza di spirito.
I due teschi ben in vista, uno in piedi e l'altro coricato segnano assieme all'orologio e alla candela consumata lo scorrere inesorabile del tempo, che prima o poi giungerà al termine, con la morte.
La figura centrale, quella più carica di luce è rappresentata dall'angelo, che interviene come latore di una sentenza divina:"Aeterne pungit, cito volat et occidit". La citazione, che con ogni probabilità è una frase originale del pittore, indica la caducità di questi elementi, che "pungono", ovvero stimolano la cupidigia umana per poi far precipitare rapidamente chi ne diviene schiavo, in un eterno oblìo.
It belongs to a family of artists, the Spanish author of this majestic work probably painted around 1670 and that discuss again the theme of the dream.
Antonio de Pereda y Salgado, was formed in his father's workshop and then continue his artistic career in Madrid, where he received important commissions directly from the Spanish royal court. Among his most famous subjects, still life and religious figures, who in some cases have competed with one of the most experienced and important painters of this Spanish period: Diego Velàzquez.
The style and the lights in fact are very reminiscent to the work of the Andalusian master, although the designs appear in my opinion different and a from other hand.
The attention to details is still manic and close to perfection. The objects, in their harmonious disarray, make a wonderful tangle of wealth, knowledge, power, and mystery, all elements related to the desire and dream of the person in question, the sleeping knight.
The armor, weapons, the papal tiara deposed next to the globe clearly express his fervent desire of power and conquest. But to describe his vanity, in the macabre background of the painting, they involved other vacuous objects as jewelry, flowers, playing cards and musical instruments, as well as the mask, which in addition to being the symbol of the theater is also ideogram of frivolity, hypocrisy and lightness of spirit.
The two skulls well in sight, one standing and the other lying down mark along with the clock and the consumed candle, the inexorable passage of time, which sooner or later come to an end with the death.
The bright central figure is represented by the angel which acts as the bearer of a divine sentence: "Aeterne pungit, cito volat et occidit." The quote, which in all probability is an original phrase of the painter, indicating the transience of these elements, that "sting" or stimulate the human greed and then quickly precipitate who becomes its slave, in an eternal oblivion.
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