Karachi (Agenzia Fides) – Sono oltre 1,3 milioni gli alluvionati che, nella provincia del Sindh (Pakistan meridionale) versano in “condizioni miserabili”, nell’indifferenza delle istituzioni: è l’allarme lanciato nel nuovo Rapporto di un network della società civile pakistana, chiamato “People’s Accountability Commission on Floods” (PACF), composto da numerose Ong. Nel Rapporto, inviato all’Agenzia Fides, il network rimarca l’attuale, disastrosa situazione delle vittime delle alluvioni dell’agosto 2011, ancora presenti in otto distretti del Sindh, “esposti ad afflizioni naturali e sociali”. La società civile riferisce che sono cessate le attività di soccorso per gli alluvionati, ma il 17% delle aree colpite dalle inondazioni sono ancora sommerse e la gente non ha acqua potabile, terre coltivabili, cibo e riparo permanente.
Secondo le Ong, si dovrebbero immediatamente organizzare rifugi e fornire loro i mezzi di sopravvivenza economica e sociale, dato che centinai di migliaia di persone vivono in campi aperti o temporanei, in condizioni insopportabili nella stagione fredda. PACF critica la improvvisa chiusura dei campi di soccorso statali, avvenuta nel dicembre scorso, e chiede di permettere almeno il sostegno del PAM (Programma Alimentare Mondiale dell’ONU) finchè le misure di reinsediamento non abbiano avuto pieno effetto.
Secondo PACF, sebbene l’alluvione del 20111 sia “l’ottava di una serie”, nessuna pianificazione è stata presa per la prevenzione di simili disastri naturali. Oltre 1,3 milioni di case sono state danneggiate o distrutte nei 23 distretti colpiti dalle inondazioni, ma rifugi di emergenza sono stati forniti solo al 27% degli alluvionati – conclude il Rapporto – anche se le autorità provinciali parlano di “piani di ripresa rapida”. (PA) (Agenzia Fides 12/01/2012)