La giunta comunale di Cremona ha accettato il dono proposto dalla Fondazione Arvedi Buschini: i lavori per la manutenzione straordinaria e la coibentazione del tetto del Palazzo dell'Arte. Dopo la relazione del dirigente Marco Pagliarini, datata 5 novembre, la giunta non ha avuto altra scelta: i lavori risultano necessari ma costosi, e la Fondazione il 27 ottobre aveva già deliberato di compiere i lavori a proprio carico, per poi farne dono al Comune, che apprezzando riceve con letizia comprensibile ed emette una presa d'atto datata 11 novembre. La delibera di giunta è stata preceduta da una relazione dell'assessore Andrea Virgilio. E' il Comune il proprietario del Palazzo dell'Arte di piazza Marconi, affidato nel 2013 in comodato alla Fondazione Stradivari per allestire il Museo del Violino, e quindi la manutenzione straordinaria - sottoposta sempre all'approvazione della Sovrintendenza - è a carico dell'amministrazione, che però si trova in difficoltà, perché i finanziamenti statali vengono continuamente ridotti e il bilancio viene sistematicamente vincolato. La mano pubblica è intrappolata dagli obblighi di stabilità, ma i lavori urgono, anche solo per l'efficienza ebergetica (una direttiva europea incombe dal 2002, ridurre i consumi in tutto il continente). Torna poi in questione la sostenibilità del patrimonio immobiliare municipale: come può un'amministrazione cittadina sostenere un così grande numero manutenzioni straordinarie? Cremona non ha le risorse, né pubbliche né private, com'è stato dichiarato più volte ad esempio da parte di Giovanni Gagliardi (Pd). Il problema è noto da anni e ben presente nelle discussioni che hanno preceduto l'elaborazione del programma elettorale, e continuerà a pesare. Forse saranno rivisti i rapporti con i privati? L'attuale forma di gestione del Museo del Violino è insostenibile? Oltre che per la manutenzione del tetto e la sua coibentazione, allo scopo di garantire l'efficienza energetica, saranno necessari altri atti con cui il privato si farà carico degli impegni del Comune? Appare inevitabile, tuttavia entra in gioco anche il rapporto - difficile e complicato - del Comune con l'industriale dell'acciaio, particolarmente attivo negli ultimi anni, durante l'amministrazione Perri. Il centrodestra è stato a lungo criticato per i rapporti con l'industriale Giovanni Arvedi. L'attuale amministrazione di centrosinistra riesce a mantenere l'indipendenza? I critici - a partire dai cinque stelle - sostengono di no. Esisterebbe inoltre un cerchio magico attorno al sindaco Galimberti, di cui farebbero parte con l'assessore Maurizio Manzi e il presidente di Aem Massimo Siboni anche l'industriale Arvedi, che la stampa nazionale ("Il fatto quotidiano" e non solo) considera il "reuccio" di Cremona. Che sia il Comune a spendere denaro pubblico contro la generosità di un privato è impensabile. C'è però una domanda: sono opere di compensazione?
L'acciaieria, come tutte le industrie del settore, condiziona l'ambiente e il territorio, oltre a offrire molti posti di lavoro: il Comune riesce a essere indipendente di fronte a una realta economica simile, così rilevante per una città da 70/80mila abitanti come Cremona? O meglio: il Comune - come qualunque altra realtà pubblica o privata locale - può permettersi autonomia e indipendenza? No, come dimostrano le strategie attuali e questa stessa presa d'atto del dono arvediano.
(la foto sopra è tratta da http://www.museodelviolino.org/museo/palazzo-dellarte/palazzo-dellarte-la-storia/)