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Palermo, British Telecom vuole 10 milioni per salvare il call center

Creato il 01 ottobre 2014 da Cassintegrati @cassintegrati

ll centro palermitano Accenture chiude per la scadenza della commessa di British Telecom. Che chiede 10 milioni per farsi carico dei lavoratori. E da tre giorni c’è uno dei dipendenti in sciopero della fame. L’inchiesta di Michele Azzu da L’Espresso online del 16 settembre 2014. 

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Una richiesta di circa 10 milioni di euro. È quello che British Telecom ha chiesto alla multinazionale americana Accenture per farsi carico dei 262 lavoratori del call center di Palermo. Quelli per cui, da giorni, è partita una campagna in rete che ha portato tantissime celebrità a scattarsi una foto di solidarietà col cartello #262acasa: da Jovanotti a Elio e le storie tese, passando per Fiorello.

È quanto emerge dall’incontro al ministero dello sviluppo di venerdi scorso: «Ci hanno fatto sapere che la richiesta di British Telecom era di 10-12 milioni di euro», spiega Vincenzo Daniele, rsu Uil presente all’incontro. La richiesta non è stata formalizzata, perché le aziende non hanno sottoscritto il verbale. «Per me è ufficiale nella misura in cui mi viene comunicato da un funzionario del ministero, alla presenza delle parti sociali», spiega Daniele.

Nella giornata di ieri il premieri Matteo Renzi, in visita a Palermo, ha ricevuto dal sindaco Leoluca Orlando la maglietta dei lavoratori. Quest’ultimo scrive su Twitter : «Ho ottenuto la conferma di un impegno per la soluzione». La palla passa dunque al premier, che dovrà occuparsi dei 10 milioni. Soldi chiesti come condizione per le reinternalizzazione di quei dipendenti esternalizzati nel 2005 (e passati ad Accenture), e che costituirebbero un indennizzo: «Per i danni degli ultimi mesi in cui noi lavoratori avremmo incrociato le braccia», spiega Giuseppe Giallanza, delegato Cgil presente al ministero.

Facciamo un salto indietro. I lavoratori in questione sono quelli del call center Accenture Outsourcing, sede di Palermo. Un call center diverso dal solito immaginario di precari: è un centro specializzato nell’assistenza tecnica al telefono, che principalmente lavora su commessa dell’inglese British Telecom. Lo stesso call center era di BT fino al 2005 che poi lo ha ceduto ad Accenture, società di consulenza aziendale più grande al mondo.

Lo scorso gennaio British Telecom aveva annunciato di voler revocare la commessa sul call center siciliano, che sarebbe dovuta terminare nel 2016. E Accenture, di conseguenza, aveva fatto sapere che avrebbe messo in mobilità i 262 dipendenti di Palermo. La motivazione: «La scarsa qualità», spiega Robert Fiorito, tecnico informatico di secondo livello, fra gli animatori della protesta. «Ma in realtà non siamo mai stati sotto gli indicatori previsti dal nostro contratto», conclude.

E allora dopo gli scioperi, dopo le manifestazioni, scatta l’idea di utilizzare i social media. «Siamo pochi lavoratori in un periodo di grosse aziende che chiudono, era l’unico modo per farci sentire a livello nazionale», racconta Fiorito. Arrivano le prime foto col cartello #262acasa, da amici e sconosciuti solidali. E i primi vip siciliani. Infine, le celebrità più conosciute: «Il primo fu Red Ronnie, gli sono davvero grato», dice Fiorito. E Fiorello, Elio e le Storie Tese, il Trio Medusa, Jovanotti, tantissimi altri. Un catena in rete per una buona causa: «Come l’icebucket challenge», commenta Fiorito.

Una grande risposta delle persone che non è un caso, ma frutto di un lavoro incessante, durato settimane, in cui i callcenteristi si sono impegnati a contattare chiunque via email, Facebook e Twitter. Giornalisti, celebrità televisive e dello spettacolo. Il risultato? «È un paese strano, il nostro. È bastato Jovanotti per finire sulle pagine di economia».

Ora il cuore dell’opinione pubblica è stato raggiunto, così come i media nazionali. Ma è adesso che arriva la parte difficile, quella che si gioca fra i tavoli ministeriali, British Telecom ed Accenture. E la richiesta di 10 milioni di euro, da trovare chissà dove, che ai lavoratori sembra un ricatto, e per cui verrebbero reinternalizzati ma: «Non abbiamo capito in che termini», dice Giallanza.

Dice Fiorito: «Il governo deve fare pressione su British Telecom perché lo stesso ministero dello sviluppo le commissiona dei servizi». Concorda Daniele: «Entrambe le aziende hanno attinto a casse pubbliche: contratti di formazione lavoro, regime di solidarietà, incentivi delle regioni, ed entrambe forniscono servizi alla pubblica amministrazione». Contattate da L’Espresso, le aziende British Telecom e Accenture preferiscono non rilasciare dichiarazioni.

La vicenda Accenture ricorda per molti versi quella della Vinyls nel 2010. Allora, gli operai sardi occuparono il carcere abbandonato dell’Asinara, e grazie a una campagna in rete riuscirono a conquistare la ribalta mediatica, e l’appoggio dell’opinione pubblica. Anche loro, come i callcenteristi siciliani, chiedevano al governo di fare pressioni su Eni nelle trattative in virtù del 33% del pacchetto azionario posseduto dal Tesoro. Non servì a nulla. Forse questa volta andrà diversamente.

di Michele Azzu | L’Espresso | Foto: #262acasa

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