Preciso, solo che almeno quello se ne sentiva di poesia. Bello o non bello, naso o non naso, io ero presa dalla botta e avrei fatto cambio soltanto con 5) Foto: Facciamo che ora vi spiego il post dell'altra volta. E vi parlo pure di Palermo, anzi di me e Palermo che abbiamo un rapporto di odio-amore che neanche Catullo e Lesbia, giusto per fare la citazione colta. Metteteci pure che nel frattempo c'è stato tutto il casino di Uwe che si è dato all' imbrattamento delle fontane e che la Vucciria ha perduto un altro pezzo: forse il motivo di questo post potrebbe risultarvi più chiaro. Dunque, nel post dell'altra volta ho giocato a fare la palermitana qualunque e qualunquista, che difende le brutture indifendibili, ma non lo fa per mero campanilismo. Lo fa perché è innamorata. So bene che dopo "L'Italia è il Paese che amo" ad affermazioni di questo tipo non ci crede più nessuno, ma vi assicuro che sono sincera perché in fondo in quella palermitana qualunque e qualunquista c'è pure una parte di me, che tecnicamente non sarei neanche palermitana. Però Palermo mi piace, e pure tanto. Mi piace piazza San Domenico, e lo scorcio del Massimo venendo da via Ruggero Settimo; mi piacciono Piazza Marina e le palazzine di via Roma, l'odore di frittura alle nove di mattina e la gente che sale sul 101 a mezzogiorno, le stratuzze delle champagneria e il posteggiatore abusivo che mi dice "signorina un si scantassi ca a maghina c'ha taliu iu". Mi piace tutto questo e mi rendo conto di avere un problema, che grazie al cielo non è solo mio, anche se in fondo la storia del "mal comune mezzo gaudio" è una gran minchiata. Ve lo spiego con un esempio, il mio problema. Qualche tempo fa frequentavo un ragazzo. Non è che lui fosse canonicamente bello, però a me piaceva un sacco. Adoravo il suo naso, che era di quelli che in genere si chiamano "importanti" giusto per non dire che sono grandi e con la gobba nel mezzo. Ce l'avete presente Dante?
George Clooney, per vecchie promesse stipulate con me medesima in età adolescenziale. Qualcuno a questo punto sosterrà che l'amore è cieco; io però non sono d'accordo. L'amore - o qualsiasi altra cosa che provoca palpitazioni e crampi allo stomaco - ci vede benissimo. Il vero problema è che trasfigura la realtà, e innesca perversi meccanismi metaforici per cui pur di non chiamare le cose con il loro nome, ché pare brutto, tiriamo su palizzate a colpi di litoti ed eufemismi attipo Petrarca in un periodo di esaurimento nervoso. Per chiarire: LITOTE è quando neghiamo il contrario di ciò che vorremmo affermare, tipo quando diciamo "non bello" al posto di dire semplicemente "brutto" e risparmiare fiato; l'EUFEMISMO è una cosa simile, perversa pure questa, che si alimenta dei nostri scrupoli morali e ci fa dire cose tipo "ha un carattere difficile" al posto di "è uno stronzo", con evidente e inutile dispendio lessicale nonché respiratorio. Ma che c'entra Palermo con il naso del mio ex ragazzo? C'entra. Perché chiamare le cose con un nome più affascinante non le fa diventare migliori. Possiamo anche amare i difetti, anzi innamorarci proprio di quelli, ma è imperdonabile illudersi che si tratti di pregi. Non è che se il mio ragazzo ha il naso come quello di Dante appena prende la penna è capace di scrivere un sonetto. Non è che se la Vucciria ci piace di più con le palazzine asdirrupate e le balate lippuse, il lippo e le macerie diventano "segni inequivocabili di decadente bellezza". Non lo sono, e se ci sembra che lo siano evidentemente abbiamo un problema. Che può essere l'amore, o qualsiasi altra patologia che provoca palpitazioni e crampi allo stomaco.
NOTE, OVVERO: CONSIGLI DI LETTURA
1) "I sintomi dell'amore sono gli stessi del colera"; chiedo scusa al Maestro per essermi rivenduta una sua invenzione. E se non avete capito di chi o di cosa sto parlando, googlate la citazione e correte a leggere il libro da cui è tratta. Merita parecchio.
2) Questo post è una rielaborazione di un pezzo che ho scritto tempo fa per ragioni universitarie. Seguivo un laboratorio su Giuliana Saladino - la giornalista dell'Ora a cui l'anno scorso l'Istituto Gramsci ha dedicato un bel convegno - e la professoressa ci chiese di scrivere qualcosa su Palermo: io me ne uscì parlando del naso del mio ex ragazzo. Giuliana Saladino era anche lei innamorata di Palermo, e i difetti della città li vedeva tutti: però anche lei andava giù di litoti ed eufemismi, sebbene non intendesse prendere in giro nessuno, tantomeno se stessa. Leggete, se riuscite a trovarlo (pare sia fuori produzione, ma si può confidare nel miracolo o in qualche biblioteca ben fornita) De Mauro. Una cronaca palermitana, in cui la giornalista racconta la scomparsa del collega Mauro De Mauro raccontando la Palermo di quei giorni del settembre 1970, tormentata da scioperi e scirocco eppure capace di regalare tramonti da cartolina. Vi cito un pezzo e vi esorto nuovamente a leggere il resto: Chiesa della Martorana, dell'agenzia P3photographer - Visita la sua pagina Fb. "Sporca malata e sofferente, disseccata dal vento caldo, coperta di polvere, [Palermo] aspetta ristoro dal calare della sera. [...]. È bella. Mentre l'ora legale tiene sospesa la sera ha il mare rosa e le montagne celesti, o il mare celeste e le montagne rosa, poi tutto sfuma in un viola malva e resta solo il neon. È brutta. Volta le spalle al mare e si protende verso i giardini di limoni, li inghiotte e avanza con casermoni pullulanti, con strade senza fondo senza alberi senza fognature, con gli ingorghi d'auto, con i boss in testa, con immondizie accatastate agli angoli, con nuovi vecchi abitanti carichi di elettrodomestici e di cambiali. È senza pace. [...]".
3) Se non trovate De Mauro, leggete Romanzo civile. O Chissà come chiameremo questi anni. O qualsiasi altra cosa, basta che l'abbia scritta Giuliana.
4) Su Palermo, a volerci riflettere è stato scritto di tutto. Rimanendo nell'ambito della narrativa, vi elenco tre titoli che mi piacerebbe leggere (ma non l'ho ancora fatto): Catalogo dei pazzi della città di Palermo e Palermo è una cipolla di Roberto Alajmo; Via Castellana Bandiera di Emma Dante, anche per fare un raffronto con il film. Vi lascio liberi di consigliarmene altri.
Palermo e il naso del mio ex ragazzo, ovvero: le metafore fanno male alla salute.
Creato il 29 maggio 2014 da StupefattiPossono interessarti anche questi articoli :
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