PALERMO: IL PROGETTO KALHESA di Giancarlo De Carlo | Presentazione all’Accademia di Belle Arti

Creato il 11 dicembre 2014 da Amedit Magazine @Amedit_Sicilia

Il progetto Kalhesa di Giancarlo De Carlo all’Accademia di Belle Arti di Palermo

Lunedì 15 Dicembre 2014, l’Accademia di Belle Arti di Palermo presenta il libro di Giancarlo De Carlo (Ismé Gimdalcha) Il Progetto Kalhesa di Edizioni di Storia e Studi Sociali. L’incontro si tiene a Palazzo Fernandez, via Papireto 20, aula 5, alle ore 16,30. Intervengono: Mario Zito (Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Palermo), Carlo Ruta (Direttore editoriale di Edizioni di Storia e Studi Sociali) e i docenti dell’Accademia di Belle Arti di Palermo Maia Rosa Mancuso (Elementi di Architettura e Urbanistica), Toni Romanelli (Anatomia Artistica) e Alfredo Pirri (Pittura).

Dall’introduzione di Edoardo Salzano:

“Sembra il libro di uno scrittore sconosciuto, che parla di un luogo sconosciuto. L’uno e l’altro collocati, forse, nel mondo arabo. Ismé Gimdalcha è l’autore;Progetto Kalhesa il libro. In realtà Ismé Gimdalcha è Giancarlo De Carlo. È il grande architetto e urbanista ammirato nel mondo per Urbino, noto e stimato tra gli architetti per tanti altri progetti di grande sapiente qualità. E Kalhesa è, in realtà, Palermo. Il libro è il diario di una esperienza di lavoro, intensa e struggente, disperata e incantata, che De Carlo condusse in quella città tra il 1979 e il 1982, insieme con un altro grande intellettuale dell’architettura e dell’urbanistica, Giuseppe Samonà, e a due professionisti locali, incaricati dal Comune di redigere un progetto di risanamento del centro storico”.

Giancarlo De Carlo (Genova 1919 – Milano 2005). Nel 1943 si laurea in Ingegneria al Politecnico di Milano. Ufficiale di marina durante il secondo conflitto, dopo l’8 settembre si unisce alla Resistenza. Nel 1948 riprende gli studi all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia dove si laurea nel 1949. Nel 1955 comincia a insegnare nello stesso Istituto dove rimarrà fino al 1983. In questa sede entra in contatto e si confronta con altri nomi autorevoli dell’architettura e dell’urbanistica: da Giuseppe Samonà a Carlo Scarpa, da Paolo Portoghesi a Bruno Zevi. Nel 1964 redige il primo Piano Regolatore Generale della città di Urbino e dall’anno successivo, su invito di Carlo Bo, progetta il campus e le strutture dell’università urbinate. Sono le realizzazioni che gli procurano i maggiori riconoscimenti in campo internazionale. Dal 1965 al 1981 dirige la Collana «Struttura e Forma Urbana» per Il Saggiatore. Nel 1976 fonda il Laboratorio Internazionale di Architettura, ILAU&D. Nel 1978 fonda la rivista «Spazio e Società» che dirigerà fino al 2000. È autore di numerosi libri, tra cui:Questioni di architettura e urbanistica (Argalia, Urbino 1965);Urbino. La storia di una città e il piano della sua evoluzioneurbanistica (Marsilio, Padova 1966);La piramide rovesciata (De Donato, Bari 1968);L’architettura della partecipazione (Il Saggiatore, Milano 1973); Gli spiriti dell’architettura (Editori Riuniti, Roma 1992).

Edizioni di Storia e Studi Sociali

Giancarlo De Carlo e l’intrigo del progetto Kalhesa

 Tra il 1979 e il 1982 nella città di Palermo, mentre una oscura strategia criminale travolge e decapita il ceto dirigente siciliano, due architetti italiani di grande prestigio internazionale, Giancarlo De Carlo e Giuseppe Samonà, e due professionisti locali, sono incaricati dal Comune di redigere un piano di risanamento del centro storico, fatiscente, spopolato, segnato dalle devastazioni dell’ultima guerra. Il progetto di recupero dovrebbe essere imposto da queste scandalose evidenze, ma sin dai primi momenti il cammino è impervio. Soggetti e network potenti, arroccati nella politica e nelle istituzioni, fanno di tutto per impedire ogni movimento. Le problematiche da affrontare sono ridotte a chiacchiere farraginose, parvenze e null’altro, perché tutto resti ancorato all’immobilità che ha garantito, dal dopoguerra, la tenuta del sistema. Si snoda così una partita «epica» ma dall’esito rigidamente fissato, entro cui, insieme ad autorità pubbliche territoriali, lobby e faccendieri, imperversano poteri profondi e insondabili, secolari e curiali, violenti e cristianamente «persuasivi». Rimane invece confusa, perciò irrilevante e frustrata, l’azione di soggetti autenticamente riformatori, impediti dalle loro intime contraddizioni, dalla marginalità, dal loro triste invecchiamento. Tutto questo, sullo sfondo di una città rassegnata, fatalista, indifferente, percorsa dalla miseria, dall’edonismo spavaldo dei ricchi, dagli intrighi, da una diffusa amoralità.

È questa, in sintesi, la trama del Progetto kalhesa, scritto da Giancarlo De Carlo sotto lo pseudonimo di Ismé Gimdalcha e oggi proposto dalle Edizioni di Storia e Studi Sociali, a quasi dieci anni dalla morte dell’autore e a vent’anni dalla prima edizione, che dopo una gestazione difficile, spiegata in premessa, è andata incontro a una lunga rimozione.

De Carlo, uomo della «Nordinia», racconta le viscere di Palermo con realismo, da testimone dei fatti, sulle prime fiducioso di un possibile mutamento ma nel succedersi delle cose sempre più disilluso. Un po’ come i grand tourists dei secoli passati, subisce il fascino dei luoghi e della storia lunga che portano impressa, ma si trova a dare conto di un sistema labirintico e complesso, da postazioni «privilegiate» e da vicino, che gli consentono di riflettere su quanto di disastroso sta avvenendo. Egli usa appunto lo pseudonimo e mette in maschera persone, luoghi e fatti. Ma adotta questo modo di raccontare a ragion veduta, facendo assurgere la città di Kalhesa a simbolo, a luogo di significato universale. Narrando Palermo e la vicenda di un progetto urbanistico che ancora oggi non possiede una storia compiuta, De Carlo racconta in realtà l’Italia, il mondo contemporaneo, l’anima prevaricatrice del potere.

Edizioni di Storia

Ismé Gimdalcha, Il progetto Kalhesa, Prefazione di Edoardo Salzano, Edizioni di Storia e Studi Sociali, pp. 214, euro 14,00.

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