Uno dei rari e più preziosi esempi di come l’architettura scenografica ellenistica prese piede in ambito romano, seppur integrata e amplificata dal gusto e dalle tecniche costruttive romane, il santuario della Fortuna Primigenia a Preneste, oggi Palestrina, si adagia sul declivio di una collina ed offre al visitatore un’emozione enorme.
La costruzione si sviluppa si tre livelli. Il devoto del tempo si avvicinava alla vista imponente del tempio dal basso, ed attraverso un sistema di camminamenti e scal
e, affrontava l’ascesa fino al raggiungimento della sommità dove poteva interrogare la dea e trarne gli auspici.Attualmente la vista del visitatore è rovesciata: si accede dal livello mediano, e si gode, improvvisamente di un panorama mozzafiato sulla valle e le colline circostanti.
Si accede dapprima ad un grande terrazzamento dove ancora si leggono le basi del colonnato che lo cingeva e subito si viene rapiti dal panorama. Scendendo la rampa di scale (procedendo in senso inverso rispetto ai devoti di 2000 anni fa) e si arriva su un secondo terrazzamento dove si trovava un tempietto dedicato alla fortuna muliebre, del quale ancora sussistono tre colonne che sorreggono un tratto dell’originale soffitto a cassettoni. Proseguendo verso il basso sono visibili e percorribili le due rampe, una volta totalmente coperte, che permettevano l’ascesa al santuario, occultando, in quel tempo, la vista del panorama che si apriva, improvvisamente, alla sommità di queste. Il Museo è ospitato nel Palazzo Barberini, costruito sopra la parte sommitale del santuario romano, e costudisce, al suo interno, la tholos dove la statua bronzea della Fortuna (in guerra) veniva conservata.
Si accede dal piano terreno dove è ancora visibile una piccola parte del colonnato del tempio e dove sono costuditi statue e fregi, un ascensore permette poi l’accesso ai
piani superiori.Il palazzo ricalca l’emiciclo del tempio preesistente e, all’interno delle sale affrescate sono ancora visibili le basi delle colonne. Una collezione di statue, marmi, ex voto, corredi funerari e mosaici arricchisce la collezione. In una sala è visibile la testa della dea Fortuna muliebre trovata in fondo al pozzo da dove venivano tratti gli auspici.
Di tutte il mosaico nilotico minuzioso, ricco, descrittivo della flora e della fauna africana lascia affascinati ed a bocca aperta, gli animali sono rappresentati con il loro nome a fianco, la flora è riccamente riprodotta, come le scene di caccia e di vita. Un assoluto capolavoro.
Senza dubbio un tesoro senza pari, imponente e poco conosciuto, degno di essere visitato, ma soprattutto, preservato. Soprattutto dall’incuria di chi è preposto alla sua tutela.
Si ringrazia: Associazione Culturale Matavitatau – www.matavitatau.it