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Palle ovali

Da Messersottile @messersottile

La Domenica, per quanto mi riguarda, non è tale se non è accompagnata da qualche evento sportivo da seguire in TV (oppure dal vivo). Il caso ha voluto che oggi il palinsesto sia particolarmente ricco. In particolare l’ormai inarrestabile emorragia del pallone sferico più amato dagli Italiani, sempre più spalmato lungo il fine settimana ed oltre, viene compensata da due eventi chiave degli sport con la palla ovale: il Sei Nazioni di rugby e il Superbowl del Football Americano. Mentre nel primo l’Italia affronta la Francia in una proibitiva partita d’esordio, nel secondo si affronteranno i Baltimore Ravens e i San Francisco 49ers.

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Ai 49ers è legato il mio primo ricordo di questo sport. Era il lontano 1990 e, complice l’influenza che mi teneva lontano da scuola, mi stavo sparando una giornata di letto e TV. Su TMC2 (o forse era la prima Tele+ in chiaro?) trasmettevano la finale di conference tra San Francisco e i New York Giants. Il caso volle che la mia prima partita di football seguita per intero fosse quella in cui Joe Montana subì un gravissimo infortunio, causato da un duro placcaggio subito da un difensore dei Giants. Joe Montana è il miglior quarterback della storia del football americano. Con il suo infortunio i 49ers persero la partita e accantonarono il sogno di vincere il terzo Superbowl di fila. “Comeback Joe” rimase fuori dal campo per quasi due anni e, al suo ritorno, lasciò i 49ers che nel frattempo erano saldamente in mano al suo erede Steve Young.

La sostituzione di un quarterback è un passaggio chiave per una squadra di football, dato che quello è il ruolo più importante della squadra. Le squadre di football sono estremamente specializzate e possono contare un numero di giocatori elevatissimo. Chi gioca in attacco non gioca in difesa; ci sono quindi due squadre complete per le due fasi, più uno “special team” per azioni particolari. I ruoli sono specializzatissimi, ma il quarterback è una spanna sopra a tutti. Sarebbe fin troppo facile ironizzare (e quindi lo facciamo prontamente) sul fatto che il QB è quasi sempre un ragazzone bianco, fisicamente prestante, ma anche intelligente. Il QB deve conoscere tutti gli schemi e ogni azione d’attacco passa per le sue mani. E’ lui che guida la squadra e sta a lui decidere se affidare a un ragazzone, tipicamente nero, il compito di correre con la palla in mezzo ai difensori oppure se lanciare con precisione millimetrica verso un altro ragazzone, altrettanto tipicamente nero, adetto alla ricezione dei lanci. Attorno a lui tutta la squadra si muove secondo schemi studiati nel dettaglio, sotto gli occhi vigili di numerosi allenatori, anche loro specializzatissimi, che comunicano tra loro con cuffie e microfono. I giocatori sul campo sono bardati da capo a piedi con caschi e protezioni che li rendono simili a robot, dando vita a uno spettacolo quasi fantascientifico.

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Confrontando questo sport con il rugby, da cui il football ha avuto origine, si trovano ben poche cose in comune. I quindici uomini in campo non indossano protezioni, il gioco è quasi sempre continuo, con poche interruzioni, gli stessi uomini giocano in attacco e in difesa senza sosta. Al super specializzato e iper tecnologico football si contrappone la tradizione del rugby, che fa leva su una retorica di uomini rudi, che non temono il contrasto fisico e il dolore, che si azzuffano senza sosta in azioni apparentemente non troppo organizzate, con continui ribaltamenti di fronte. Negli ultimi anni il rugby riscuote un grande successo, soprattutto sfruttando la contrapposizione con il nostro “football” milionario, giocato da mammolette strapagate. L’Italia è il paese degli schieramenti e chi da anni sbuffava insofferente di fronte al calcio ha trovato nel “nobile” rugby un punto di riferimento e, nonostante la nazionale non abbia mai ottenuto risultati entusiasmanti, gli “uomini veri” del rugby hanno un numero di fan sempre crescente. Mentre nel football si contrappongono franchigie con nomi buffi presiedute da miliardari americani, nel rugby del Sei Nazioni sublimano le antiche rivalità tra i popoli anglo-sassoni, con l’aggiunta degli universalmente odiati Francesi e dell’Italia, quasi sempre relegata a cenerentola del torneo. A livello mondiale eccellono i Sudafricani, con tutto il loro carico di storia complicata alle spalle e il messaggio forte di una squadra che finalmente unisce bianchi e (pochi) neri, e i Neozelandesi, vere e proprie icone di questo sport, perfetti interpreti del ruolo di guerrieri dello sport.

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Voi da che parte state? Superbowl (l’evento sportivo più seguito al mondo, stando agli share TV), Sei Nazioni (uno dei tornei sportivi più antichi del mondo) o irriducibili del 90° minuto?



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