STORIA. Cannavaro alzò il Pallone d’oro dopo la vittoria al Mondiale 2006 (ph. Francefootball.fr)
INCHIESTE (Milano). C’era una volta l’Italia del Pallone d’Oro, quella che ammirava estasiata capitan Cannavaro sollevare, dopo un Mondiale da urlo, il premio più ambito da ogni giocatore. C’era una volta anche un’Italia che ospitava nel suo campionato talenti di inestimabile valore come Kakà, Schevchenko, Nedved e Ronaldo. C’era una volta un’Italia che oggi non c’è più.
La lista dei 23 candidati al Pallone d’Oro 2013 è amara sintesi del momento che sta vivendo il calcio italiano, severa giustiziera di un paese in cerca di uno stimolo di cambiamento, ma ancora saldamente con un piede nella fossa. Se è vero che con l’addio di fenomeni del calcio come Cavani, Ibrahimovic e Thiago Silva la nostra Serie A ha potuto battere cassa per provare ricostruirsi, è altresì evidente che piano piano le risorse calcistiche vanno spegnendosi.
Nessuna parola al vento o chiacchiera da bar, parlano i fatti: il 2013 è per il calcio italiano l’anno più nero da quando è iniziato il nuovo millennio. Mai, infatti, nella ultima decade e poco più, l’Italia si era presentata con un solo nome nella lista dei 23 che lotterano per un posto nell’Olimpo del calcio. Resta solo Andrea Pirlo, unico naufrago in un mare di solitudine, a tenere alta la bandiera tricolore. Pirlo, senza ombra di dubbio uno dei piedi più pregiati del calcio mondiale, non è però uno di quei nomi a cui puoi dare il mano le sorti del futuro italiano: a 32 anni, dopo una carriera di successi con Milan e Juventus, l’ora dell’addio comincia a farsi minaccia concreta.
La lista promulgata dalla Fifa per il 2012, già foriera di notizie non troppo positive per il calcio nostrano, presentava, oltre al già citato Pirlo, anche nomi del calibro di Buffon, Ibrahimovic e Balotelli, di cui tutti noi conosciamo la sorte. Curioso come dal 2007 a oggi il numero di candidati italiani o militanti in club italiani sia sceso da nove elementi a uno solo, passando per i quattro di 2010 e 2011.
Un’inversione redicale di tendenza sviluppatasi negli anni, dovuta in particolare al calo di competitività sul mercato internazione e a quello di giovanili che solo nell’ultimo periodo hanno ricominciato a presentare talenti per il futuro. Un futuro che ci auguriamo sia roseo e faccia di nuovo gioire il popolo italiano e il calcio tricolore.