Le stradine sono calde, affollate, brulicanti di vita multietnica.
Ci godiamo questi 27°C ai primi di ottobre, camminando col naso all'insù.
Di palma ti colpisce subito l'Ordine, l' estrema pulizia, l'attenzione per l'ambiente, la cura del verde urbano.
Le persone sono solari, calme, gentili.
I tempi sono dilatati, e dimentichiamo la frenesia che ci accompagna nel quotidiano.
Attraversiamo Plaza Major, e ci tuffiamo nel cuore pulsante di questa piccola città.
Ogni cosa è presentata nella sua forma più aggraziata e gioiosa.
Delle tante piccole manie che ho da sempre, c'è quella di essere curiosa di sapere cosa c'è dietro alle cose.
Leggete quest'affermazione come una lieve ammissione di follia, ma sappiate che se c'è un cassetto io devo aprirlo, se c'è una scala, voglio sapere a cosa conduce, se c'è una porta, non potendo entrare, sbircerò dal buco della serratura. Mi incanta il particolare, il dettaglio fuori dallo schema, l'ordine delle cose, ... Mi fisso a pensare al processo mentale che ha mosso una determinata scelta, alla logica che si nasconde dietro ad un preciso stile o tavola cromatica. Palma in questo senso è un orgasmo costante, o una sessione di petting spinto al limite della sopportazione. Cancellate su cortili interni, finestrelle panoramiche, balconcini di appartamenti, scorci di vita quotidiana, portoni, giardini ispano moreschi, all'interno di strutture romaniche, perfettamente fuse con gotico, art nouveau, bizantino, e un moderno che sfocia in tratti hi-tech. Trencadis, azulejos, legno, pietra, ferro battuto, vetro. Io l'ho amata e la porterò sempre nel cuore.








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