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Palmipedone #181 —Colpa del cinese—

Creato il 13 dicembre 2010 da Ilainwonderland

Cosa ho sognato? Non posso dirlo, perché un desiderio svelato non si avvera più e in fondo i sogni son desideri di felicità.
(Cenerentola)

I miei (notoriamente) no.

Stanotte ero un agente segreto della CIA travestita da squillo, la cui missione era quella di rubare i dati del primo run di un esperimento di alte energie tenuto dai Russi in gran segreto su di un enorme acceleratore costruito nelle desolate lande della fredda Siberia.  Però io ero in Messico. Il piano sembrava perfetto: usando la connessione internet di un modesto ed insospettabile alberghetto di periferia, avrei dobuto intrufolarmi nella rete informatica russa (antidiluviana) e operare un semplice copia incolla di tutti i loro dati evitando di lasciare qualsiasi traccia del mio passaggio.

L’aria odorava di fritto e l’albergo, un  casermone annerito che avrebbe dovuto chiamarsi Chicago, era sormontato da un’enorme e gialla insegna al neon lampeggiante e sibilante, la i e la c centrali perennemente spente, Chago, bzzz, buio, bzzz,Chago, bzzz, buio, bzzz, Chago, bzzz, buio. Modesto un cavolo.
Avevo già la chiave della stanza, la 624 C. Per cui, la sottoscritta, distratta come non mai anche nei sogni, tentava invano di aprire la 264 C e, accorgendosi troppo tardi dell’errore, si trovava faccia a faccia con un messicano dall’aria incazzata. Dentro la stanza una radiolina a pile a tutto volume gracchiava una delle tipiche musiche messicane, di quelle che in mezzo ci sta sempre bene un ¡Andale! ¡Andale! ¡Arriba! ¡Arriba! ¡Yii-hah! (stereotipi come se piovesse), tipo questa:

Un neonato piangeva disperato mentre una donna, presumibilmente la madre, canticchiando faceva rumorosamente il bucato nel lavabo dell’angolo cottura. Mentre il tizio sulla porta incolpava violentemente me, ¡puta! (e, dato l’abbigliamento, su questo non potevo dargli torto) di aver svegliato il suo niño, io, che inizialmente avevo tentato di scusarmi diventando sempre più piccola e umiliandomi, mi ero ricordata di avere in dotazione una pistola, di quelle col silenziatore che rende la canna lunghissima e quando spari fanno fiuuuuuz: non sarebbe finita come in quell’altro sogno, quello delle suore naziste che avevano portato Girelle Motta per tutti tranne che per me incolpandomi non so bene di cosa, no, stavolta non mi sarei svegliata coi lacrimoni indotti da sensi di colpa ingiustificati. No. Quell’urlante essere meritava che gli venisse aperto un buco in testa, fiuuuuuzzz. Llamo a la policía! Llamo a la policía! Sbagliato. Non chiamerai più nessuno. Mai più.

Poi c’ho avuto un problema con la digestione dei gamberi fritti in agrodolce e è andato tutto all’aria.



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