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PalmOS su Motorola?

Creato il 12 gennaio 2010 da Malcommac

La storia moderna di Motorola iniziò nel 1984 quando mise in commercio il primo cellulare portatile del mondo, il Motorola DynaTAC: 794 grammi di innovazione. Dieci anni dopo (1996) consolidò la propria posizione di leader nel campo della telefonia mobile con un apparecchio che per anni fu sinonimo di telefonia mobile: lo StarTAC.
Poi venne Nokia e una lunga serie di errori solo momentaneamente e parzialmente attutiti dalle vendite record del Razr (a tutt’oggi è il telefono più venduto al mondo) e Motorola si ritrovò più volte a riconsiderare seriamente l’impegno nel settore.
Gli ultimi anni della compagnia con sede in Schaumburg (Illinois, USA) sono stati sotto il segno della confusione; i diversi cambi al vertice (dal 2008 il CEO è Gregory Q. Brown) e le strategie poco lungimiranti (da un sistema operativo proprietario si è scelto di supportare Windows Mobile, poi una distribuzione proprietaria di Linux e infine, recentemente, Android) hanno fatto in modo che il gap tecnologico e di vendite con gli altri produttori (sopratutto l’ingresso degli orientali LG e Samsung) diventasse sempre più grande e incolmabile.

Oggi Motorola ci riprova supportando la sfida di Google ed pianificando di equipaggiare una grande fetta dei sui prodotti con il sistema operativo Android. Il primo esperimento di questo tipo è stato fatto con il Droid (29 Ottobre 2009): per qualche settimana è stato portato a gloria come un nuovo Razr ma la cometa è durata giusto il tempo necessario a Google per tirare fuori dal cilindro il Nexus One.
Nexus non si pone certo come un concorrente diretto e a lungo termine di Motorola (la strategia di Google va oltre la vendita di hardware, ma di questo parleremo un’altra volta) ma è stato comunque in grado di spostare l’attenzione e far tornare il Droid nascosto nel marasma degli smartphone (questo soprattuto se consideriamo che questo dovrebbe essere l’anno dei device Android).

La storia non è piaciuta neanche a Jha (CO-CEO di Motorola) che invitato al Googleplex per la presentazione del Nexus dello scorso 5 gennaio, è arrivato stranamente in ritardo (sul palco ha borbottato qualcosa sul traffico) per poi andarsene poco prima che lo show terminasse.
Chi ha seguito l’evento ha poi fatto notare come Jha nel suo breve discorso non fosse poi così eccitato dalla notizia. A tutto questo va sommato il fatto che il Droid subirà le maggiori perdite proprio dalla vendita del Nexus con Verizon.
Chi vince in tutta questa storia è HTC, la compagnia Taiwanese che è la mano dietro il progetto Nexus (Qualcomm possiede anche una quota minore di HTC) e che probabilmente sarà la costruttrice di un possibile tablet made by Google.

Che le vendite di Motorola vadano riviste al ribasso lo sostiene anche RBC Capital che ha previsto per l’ultimo periodo del 2009 un calo di 500,000 unità rispetto alle previsioni di vendita di Motorola (13 milioni di unità); e tutto questo senza contare l’effetto che il Nexus/Verizon avrà sulle vendite del nuovo device chiamato col nome in codice Calgary, anch’esso previsto in vendita con Verizon nei prossimi mesi.

Ma allora quale potrebbe essere la soluzione per Motorola? Chiamare Ballmer e tornare a Windows Mobile? Certamente no, Microsoft a tutt’oggi è incapace di contrastare l’ascesa di Android poichè non ha nessun prodotto che può competere almeno a pari livello. LiMo o Symbian? Neanche questa sembra essere la soluzione migliore.
E allora Motorola potrebbe guardare ad Apple o RIM e raggiungere una verticalizzazione della produzione.
La soluzione migliore sarebbe quella di acquisire Palm e il suo WebOS; oltre ad essere un buon sistema operativo dentro WebOS confluiscono anche realtà professionali uscite da Apple come lo stesso Rubenstein.
Così mentre Palm potrebbe curare la parte software, Motorola tornerebbe a lavorare nel suo campo naturale, l’hardware.
Le due realtà sono molto più assimilabili di quanto non si possa pensare a prima vista: se da una parte Palm ha bisogno di crescere e raggiungere una massa critica, dall’altra Motorola ha bisogno di un software in grado di fare la differenza e non di un OS generico da adattare.
Forse è giunto il momento che Rubenstein (CEO di Palm) e Jha si facciano una bella telefonata….


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