Tre morti, più di un centinaio di arresti, il porto di Colón trasformato in campo di battaglia. Gli ultimi disturbi a Panama nascono dalla protesta contro l’ennesima legge che mette in vendita le risorse del paese. Questa volta è toccato alla ZLC, la zona libera di Colón, i cui terreni il governo Martinelli avrebbe voluto vendere al miglior postulante. Una legge che sapeva troppo ad una collusione tra gli interessi privati ed il mondo politico e che il presidente ha dovuto derogare per motivi di ordine pubblico. Una deroga, comunque, che sa a soluzione temporale (magari in attesa che le acque si calmino) e non a una decisione definitiva.
Panama di questi tempi è più emporio che mai. L’attuale governo vende, attrae affari, vara leggi, muove enormi capitali. Martinelli ha imboccato una via che sembra destinata al non ritorno, solcata da una ricerca continua di iniziative che possano ingrossare il volume degli affari. L’ultima proposta del presidente panamense è quella di fare dell’euro la moneta di corso nel paese. Complice una visita di Stato a Berlino, Martinelli è tornato a casa con qualcosa che è più di un’idea, al punto da aver approntato un equipe di esperti economici che dovranno dimostrare la fattibilità dell’operazione.
Sembra una sparata, ma Martinelli è serissimo quando parla del tema ed affonda i colpi, ricordando che Panama possiede uno dei migliori sistemi finanziari del mondo, solido al punto da poter fare la concorrenza ai grandi centri del potere economico. Si tratterebbe solo di affinare i meccanismi per rendere possibile l’adozione dell’euro, in un primo momento per abbinarlo al dollaro e darsi quindi conto di come i benefici saranno maggiori agli svantaggi.
Non sarà facile. Quella che unisce dollaro e Panama è una storia che dura da 108 anni e che rimonta alla nascita della nazione panamense. Un legame indissolubile che è testimone della storia di uno Stato creato con il compito preciso di soddisfare le esigenze geopolitiche e commerciali dell’allora nascente potenza statunitense. La tassa di cambio un balboa (l’evanescente moneta locale) uguale a un dollaro non è mai cambiata, ed ha rappresentato negli anni una pura formalità che risulta ancora oggi semplice ed efficace nella quotidianità del panamense medio.
L’ottimismo di Martinelli sull’euro non ha trovato al momento un grande riscontro. Le critiche non si sono fatte aspettare. Diversi economisti hanno chiamato in causa il buon senso e ricordato, quindi, come un provvedimento del genere metterebbe Panama di fronte ad un forte rischio cambiario e genererebbe un collasso del commercio, che è il perno di ogni attività panamense. Un azzardo, insomma, visto che l’economia dollarizzata di Panama sta vivendo un momento estremamente favorevole. Nel 2011 la crescita è stata del 10,6% la più alta in America Latina e l’interesse per Panama, come destinazione di capitali, continua a crescere. Due monete, inserite in questo contesto, creerebbero solo confusione ed un clima poco chiaro per gli investimenti.
¨Possiedo una grande fiducia nell’euro¨ ha detto ai giornalisti che seguivano la visita presidenziale in Germania. ¨L’eurozona riuscirà a superare questa crisi momentanea e che non sarà di nessun impedimento perché l’economia europea continui a crescere. Non dobbiamo dimenticare la capacità economica e creativa che possiede questo continente¨. Magari, bisognerà chiederlo ai greci.
Europa ed America latina sempre più vicine quindi, sempre e quando si passi da Panama. Non è solo il Canale che dovrà attirare gli investimenti, ma una legislazione che ormai sta diventando la più blanda nel continente americano per la captazione di capitali e che offre alle grandi imprese grosse opportunità, grazie alle liberalissime leggi varate proprio dall’amministrazione Martinelli.
Euro o dollaro, quindi? La questione, in un paese in vendita, diventa solo un dettaglio trascurabile.
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