L’automa che disfaceva le giornate era la pallida
ombra che temeva e pregava e sosteneva di non esser
degna; il cielo rompeva il suo isolamento e tutto
cadeva nel panforte del nulla. Ma io esplodevo
fuori della scabra pelle tenace e croccante ma
io rompevo fuori della luna della noia. E ne
seguiva una tenace invettiva a tutti i tramvieri
del mondo; non calate così presto le vostre trombe
d’orgoglio!
Ti vendo i miei fornelli, poi li sgraffi
e ti siedi impreparato sulla scrivania
se ti vendo il leggiero giogo della
mia inferma mente, meno roba ho, più
contenta sono.