Panico
è l’unico termine che può descrivere il mio stato d’animo attuale.
Domattina riceverò l’esito delle ultime scansioni effettuate al mio corpicino.
Lo so, sono un vigliacco. E non mi si dica che il coraggio si trova proprio nelle pieghe della paura. Non me ne frega una cippa.
Io sono moderatamente pessimista. Solo moderatamente, perché fisicamente sto bene; anzi, sto molto bene e questo benessere generale sembra fare a pugni con chissà quale devastante malattia.
Poi penso che è proprio mentre stai bene, anzi molto bene, che è la volta che ti dicono che ti rimangono pochi mesi di vita.
Una volta le malattie iniziavano pian piano. Uno non si sentiva tanto bene e allora andava dal medico. Quello gli prescriveva le analisi e i “raggi”, che erano l’unico modo per tentare di vedere “dentro” e si scopriva che aveva qualcosa, che veniva curata (se si poteva): o guariva o moriva, però il percorso era più lineare. Una persona malata, che non stava bene, la si riconosceva guardandola in faccia e uno non si stupiva più di tanto quando gli dicevano che il giorno dopo ci sarebbe stato il funerale di Tizio: in fondo che Tizio fosse malato lo si poteva presumere anche soltanto osservandolo girare per strada.
Oggi è tutto diverso. Uno sta bene (come il sottoscritto), anzi molto bene, però una mattina si vede spuntare un foruncolo. Incontra casualmente il suo medico e gli chiede una pomata per fare sparire quel fastidioso bubbone; quello lo guarda e gli dice che gli restano sei mesi di vita. Ovvio che poi quando ti dicono che domani c’è il funerale di Caio tu ti stupisci: ma come! Caio l’ho incontrato ieri che mi ha superato in mauntain baic e oggi è già trapassato?
Credo proprio che lunedì 24 novembre 2014 sarà un giorno che mi ricorderò per il resto della mia vita (vabbe’, queste ultime parole sono un eufemismo…).
Sono stati tre mesi con un tarlo continuo che ha scavato nella mia testa.
Quest’ultimo week-end poi è stato una tortura, anche se sono riuscito a dissimulare le mie preoccupazioni con la piccola, ridendo, scherzando e girando per negozi (cioè, lei girava con l’amica, io aspettavo fuori…).
E’ l’effetto della speranza. In fondo l’essere umano spera sempre; si deve pure attaccare a qualcosa, no? Non so se la speranza sia razionale oppure irrazionale. A volte fa a pugni con i dati di fatto. Altre volte li piega ai suoi desideri. Comunque, male non fa.
Vabbe’, fra dodici ore sarò già stato decapitato… (magari mi faccio un video mentre il medico mi comunica la sentenza finale).
Buonanotte.