Magazine Diario personale

Pantarei – Tutto scorre

Da Unamammapsicoterapeuta

San Pantaleo

Il mio ultimo post risale a ben 6 mesi fa. Sei mesi passati velocemente, in un turbine di eventi che mi hanno “travolta”. Pensavo che tenere il blog sarebbe stato non facile, ma fattibile, invece in questo lasso di tempo, la concentrazione è andata a spasso con pensieri sparsi qua e là, persi tra le mille cose che una donna deve comunque affrontare nella sua vita. Eh si, perché proprio la vita ti pone davanti a delle situazioni che spesso credi non ti possano riguardare mai. Quante volte ho provato a scrivere, a mettere su pagina parte delle mie emozioni, ma una sorta di congelamento stanco mi ha accompagnato facendomi chiudere il pc dopo aver scritto appena due righe, insulse e inconcluse. Ho pensato a chiudere il blog, a cosa scrivere per salutare, alle mie emozioni rispetto alla chiusura, ma ho sempre optato per il darmi una possibilità, magari prima o dopo ritroverò l’ispirazione, forse cambierò pelle, magari riprenderò da dove ho lasciato oppure sceglierò di portare a termine questo viaggio nel web.

Proprio in quel turbinio degli eventi, si fatica a non sentirsene vittime, a tenersi presenti a sè stessi e responsabili della propria vita: quando cerchi casa e per una serie di impedimenti il diritto fondamentale di avere un tetto tutto tuo ti viene reso faticoso, se non impossibile; quando arranchi nel mantenere la tua professione che si incrocia con gli impegni di madre e continui a notare che il mondo del lavoro è ricco di ingiustizie anche dove pensi di non trovarle (per fortuna non sempre); quando credi che le persone care rimarranno sempre giovani e in forza, invece ritrovi tua nonna, mancato avvocato per la sua storica memoria, che confonde il tuo nome con quello della sorella oppure pensa che tu sia sua figlia; quando pensi che le persone vicine a te non se ne andranno mai, invece la malattia più subdola te le porta via senza darti nemmeno il tempo di renderti conto di ciò che sta succedendo; quando intorno a te credi che le cose vadano avanti in maniera lineare, invece vedi che gli ostacoli continuano a presentarsi anche dopo anni di lotta, forse contro i mulini al vento. Ma questa è la vita, nel suo concetto stesso è implicato quello di morte, come la parola inizio richiama a sé quella di fine e la gioia richiama il dolore. L’importante è ESSERCI, rimanere, stare con sé e con gli altri e tutto ha un’evoluzione, tutto trova un senso, una collocazione, un suo posto e, da inguaribile ottimista, credo che tutto trovi il posto “giusto”. Basta aspettare.

Tempo fa ho letto qualcosa che diceva qualcosa del genere (ricordo il concetto): la vita è come un arco, quando stai per lanciare una freccia che andrà avanti e lontano, devi tirare la corda indietro. Così, quando mi sento triste e demoralizzata, visualizzo  quell’arco e mi sembra di sentirmi più leggera nell’attesa di fare quel salto di qualità.

Credo che la mia fosse solo un’illusione, il mio ruolo di madre mi stava assorbendo così tanto da avere l’impressione che tutto il resto non esistesse e ad oggi vedo che il mio essere madre si incrocia con il mio essere moglie, figlia, nipote, sorella, donna, psicoterapeuta, educatrice, amica, ESSERE UMANO in cammino. Così tante parti di me, così tanti aspetti e polarità da integrare e talvolta da confondere.

Poi  guardo lei, con i suoi salti continui sul letto, la sento parlare con le sillabe invertite, la “cammarella” ed il “Re Relone”, la sua S fra i denti, quel suo essere attaccata morbosamente in stile “cozza”, la sua paura dei gatti, dei cani e persino dei pesciolini che ha incontrato nel mare, la sua netta preferenza per il cioccolato e per il colore fucsia, il suo inghiottire il dentifricio, la sua fissazione per i capelli che vuole tenere sempre sciolti e lunghi, la sua grinta e caparbietà quando vuole ottenere qualcosa, il suo essere “maestrina e bacchettona” e la sua dolcezza quando vuole accucciarsi a contatto con la mia pelle, la sua voglia di tornare neonata quando guarda affascinata gli amichetti più piccoli che prendono il latte dal seno delle loro mamme. Queste sue certezze e ripetizioni, i suoi rituali e le sue proteste, mi aiutano a tenere la rotta, a lottare per le mie idee, ad avere la tenacia per portare avanti le mie posizioni, perché tutto è un contorno importante, ma niente conta se non insieme alla mia FAMIGLIA.


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