Nel 1989 la storia della musica heavy metal si trova a un curioso crocevia. I Megadeth sono alla ricerca di un chitarrista solista per sostituire Jeff Young e l'occhio lungo del leader Dave Mustaine cade su Diamond Darrell Abbott, giovane e talentuoso membro di una band con all'attivo quattro album non memorabili e dal nome quasi sconosciuto: Pantera. Il sodalizio però non si concretizza perché, quando Darrell gli chiede se può portare con sé il fratello batterista, Mustaine risponde laconico che ha appena ingaggiato Nick Menza. Le loro strade quindi si dividono. Ai Megadeth approderà il fenomenale Marty Friedman, mentre i Pantera inizieranno un percorso artistico che darà vita ad alcune delle pagine più influenti della musica rock contemporanea.
Al momento del provino la loro line-up è già quella definitiva: Diamond Darrell Abbott alla chitarra, che in seguito diventerà il leggendario Dimebag, Vinnie Paul Abbott alla batteria, Rex Brown al basso e il possente Phil Anselmo alla voce. In pochi scommetterebbero sul futuro dei Pantera e non sembra una circostanza sorprendente, riascoltando i primi quattro lavori in studio. Da essi emerge una band dai tratti ancora indefiniti, che a livello compositivo risente fortemente dell'eredità di Kiss, Van Halen e Judas Priest, subisce il fascino del thrash di Metallica e Slayer e non possiede ancora un'identità caratterizzante.
Nella dimensione live i musicisti dimostrano, invece, di avere qualità rare. I loro concerti sono dominati da possenti muri sonori, alti standard tecnici, intesa perfetta, tenuta del palco sicura e supportata da una presenza scenica che provoca scariche di adrenalina tra il pubblico.
In occasione di una delle loro esibizioni, nell'autunno del 1989, si scrive un altro pezzo di storia: Marc Ross, rappresentante dell'etichetta ATCO Records, si trova in Texas per assistere al concerto di una band che suscita l'interesse della sua casa discografica. Lo spettacolo è cancellato e il produttore pensa di tornare a casa, ma il presidente dell'ATCO, Derek Schulman, è un tipo pragmatico e conosce i Pantera che considera un gruppo "molto speciale". Decide, quindi, di non far sprecare il biglietto al suo rappresentante e lo invita a recarsi in un club di Fort Worth, per assistere a una loro esibizione. Qualche ora più tardi squillerà il suo telefono. È Marc Ross e lo sta chiamando per dirgli che aver definito i Pantera una band molto speciale è un understatement che sottovaluta il reale valore del gruppo. "The rest is history", per dirla con le parole di Schulman.
Questi due avvenimenti fanno da preludio alla pubblicazione di Cowboys from Hell, una catena ininterrotta di 12 brani al vetriolo, perfettamente concepiti, di immediata ricezione ma non banali, frutto di una combinazione straordinaria di tecnica e cuore, rabbia non fine a se stessa e suoni aggressivi, ma ricercati. L'album vibra di energia purissima e brani come la title track, Cemetery Gates, Domination, Heresy pompano nuova linfa vitale e rinnovata grinta in un panorama Metal, che inizia a essere prigioniero di alcuni consolidati cliché tecnici e compositivi.
Cowboys from Hell è una svolta stilistica strabiliante per i quattro musicisti e per la storia dell'heavy, che avrà un seguito, se possibile, più memorabile nel successivo Vulgar Display of Power, una pubblicazione fondamentale a tal punto da condividere secondo alcuni, con il Black Album dei Metallica e seppure per ragioni contrapposte, la responsabilità di aver provocato l'eclissi del thrash. La prestazione di Phil Anselmo è titanica e irripetibile. Le linee di basso di Rex Brown non si limitano ad andare all'unisono con la chitarra, ma spesso creano contrappunti in grado di impreziosire i fraseggi di Dimebag, soprattutto durante gli assolo. Spiccano in tal senso alcuni momenti di Walk e This Love. Vinnie Paul alterna con estrema cura colpi rapidissimi, possenti mid-tempo e ritmi sincopati, contribuendo a delineare il profilo del groove metal. La chitarra di Dimebag è il centro catalizzatore. I suoi armonici artificiali e il suo utilizzo della leva vibrato avvicendano momenti di caos e pàthos, i riff ispirati e compatti catturano l'ascoltatore e lo coinvolgono in un headbanging senza sosta ( Walk, Mouth For War, A New Level, Rise, Fucking Hostile). Darrell si dimostra anche solista versatile e preparato, dotato di un vastissimo e originale repertorio di scale che gli permette di alternare con disinvoltura pentatoniche, modali, diatoniche e diminuite oltre a diversi pattern assolutamente personali ed estremamente complessi.
Il titolo Vulgar Display of Power è una citazione de L'esorcista. Ma se nel capolavoro di William Friedkin il diavolo rifiuta di lanciarsi in una volgare dimostrazione di forza, i Pantera accettano la provocazione. Realizzano una sorta di manifesto ideologico, fari accesi che illuminano il percorso verso un modo nuovo di pensare e comporre brani metal.
Con queste due pubblicazioni i Pantera creano realmente qualcosa di proprio, che viene convenzionalmente identificato come groove metal, ma le etichette - seppure utili - dicono poco. Si tratta della combinazione di diversi elementi che, partendo dalle proprie radici musicali, riplasmano l'esistente e si proiettano verso il futuro.
Come scrive Rex Brown nella sua autobiografia, nel periodo coevo a Cowboys from Hell la musica metal sta realmente cambiando e lascia intravedere una nuova linfa all'orizzonte, etichettata come alternative. Questa nuova tendenza è lanciata da band come Jane's Addiction, Faith No More, Voivod e Soundgarden, dalle quali i Pantera assorbono alcune influenze che combinano con quanto già appreso per dar vita a qualcosa di veramente loro.
A questi punti di riferimento aggiungerei anche l'hardcore, il punk e l'underground di New Orleans, città di Phil Anselmo. Alcune similitudini sono rilevate in particolare con gli Exhorder, il cui sound alimenta una annosa e noiosa disputa tra fan, ormai finalmente conclusa, che vedrebbe i Pantera debitori nei loro confronti.
Nella novità rappresentata dai Pantera, una nota a parte la merita l'indimenticato e indimenticabile Dimebag. Chitarrista che decide di non porre limiti alla conoscenza delle potenzialità del suo strumento e di esplorare oltre i confini del genere di appartenenza. Così dalle sue performance soliste e dai suoi riff emergono, insieme ai tradizionali richiami stilistici ai guitar heroes e a una tecnica cristallina, anche alcuni echi di Texas Blues. Non è un azzardo, infatti, sostenere che il suo stile percussivo, alcune variazioni sulla pentatonica minore, l'uso della scala blues, la tensione della corda sul bending e i suoi lick circolari siano testimonianza di un ascolto attento e accurato dei principali interpretati di questo genere, come Stevie Ray Vaughan, Billy Gibbons e Johnny Winter.
I Pantera assorbono, quindi, l'eredità di una vastissima generazione di artisti, la destrutturano e ne ricompongono gli elementi in un corpo nuovo, fatto di una musica granitica, mai evanescente, intensa e viscerale, la cui chiave interpretativa è la costante ricerca dell'estremo.
È sotto questa luce che bisogna considerare Far Beyond Driven, il primo album di metal estremo a debuttare al primo posto della classifica di Billboard. Inizialmente il lavoro soffre in parte del compito ingrato di essere il successore di Vulgar Display of Power, rispetto al quale risulta certamente meno immediato, ma col tempo guadagna in prestigio, in virtù di diversi elementi. Prima di tutto diviene chiaro il progetto dei musicisti: il titolo stesso definisce il loro intento. La parola Driven indica un tratto della personalità ossessivo e radicale. Come afferma Vinnie Paul, il nome dell'album viene deciso prima della composizione dei brani. Così, mentre la casa discografica pressa per una pubblicazione in stile Black Album, i Pantera virano dalla parte opposta, in direzione di un lavoro senza compromessi, "il più estremo" che siano in grado di comporre. In qualche modo ci riescono.
Ma non si tratta solo di questo. Come è stato notato da Claudio Luciani su Metalitalia.com in Far Beyond Driven la musica dei Pantera registra un'evoluzione stilistica che consiste nell'inclusione di elementi sludge nei temi trattati, nelle chitarre più compresse, in alcune sonorità Southern e in un cantato che si fa più grave e cupo. Qualcuno all'inizio storce un po' il naso per la mancata overdose di chitarra solista, ma - al di là della quantità - gli assolo di Dimebag non sono poco studiati, al contrario, sono ricercati, focalizzati sul mood del brano e in alcuni casi duplicati, cioè eseguiti due volte su altrettante tracce sovrapposte per ottenere un effetto di maggiore spessore e riverbero ( I'm Broken e Strength Beyond Strength). La chitarra ritmica è curatissima: anche riff apparentemente semplici - come il quasi standard blues I'm Broken o Five Minutes Alone - vibrano di bending, legato, pinch e altre sottigliezze che gli conferiscono profondità, ampliando l'atmosfera della canzone.
Nel tentativo di fare un breve bilancio dell'esperienza dei Pantera si può sostenere che nelle diverse derivazioni del metal siano esistiti gruppi in grado di esprimere maggiore violenza musicale e tecnica. Ma il grande merito di questa band straordinaria è stato quello di realizzare una sintesi quasi perfetta tra preparazione, gusto, spontaneità, capacità creativa e aggressività. Questo gli ha permesso di essere brutali ed estremi senza scorporare la musicalità dalle loro composizioni e assumendo di rado toni di manierismo artificioso o di compiaciuto esercizio di stile.