1. Prima di affrontare il tema di questo articolo desidererei chiarire, e spero lo sia veramente, un problema che è piuttosto rilevante, anche perché sarebbe ora di riunire tutte le forze possibili, dato che si stanno avvicinando tempi difficili; e tramite manovre che coinvolgono l’Italia dall’estero in modo non ancora ben comprensibile. Non so se parlo per tutti quelli del blog, ma in ogni caso non ho mai notato fra noi un sentimento di amore per la Merkel e gli attuali vertici dirigenti della Germania. Nella seconda puntata del mio “Girovagando, ecc.” ho preso atto di un documento strategico, firmato magari con qualche differenziazione di intenzioni, da democristiani e socialisti tedeschi. Il documento sembra sostenere l’intenzione di far assumere al paese una posizione più autonoma e decisionale nell’agone internazionale. Tuttavia, ho posto in risalto alcuni passaggi in cui si ha invece l’impressione che la Germania aspiri a diventare il “maggiordomo” degli Usa, o quanto meno delle strategie dell’Amministrazione attuale.
Il maggiordomo non ha lo stesso statuto degli altri camerieri e tanto meno degli “sguatteri”, categoria a cui sempre più appartiene l’Italia dei governi Napolitano-Monti e poi Letta. E’ giusto che venga mantenuta una viva polemica nei confronti del maggiordomo a patto di non dimenticare chi è effettivamente il “signor padrone”. Si tenga inoltre presente che il sottoscritto, nella regione in cui abita, non avverte un particolare sentimento anti-tedesco, tutto il contrario anzi. Le esportazioni, ma soprattutto gli investimenti all’estero (con spostamento di aziende) si dirigono verso molti paesi, in particolare a basso costo della mano d’opera. Si ammira però l’organizzazione tedesca, la puntualità nei pagamenti e lo sveltimento burocratico per cui si apre una iniziativa nei vari Länder in pochissimi giorni. I tedeschi sono qui ammirati e riveriti. Se ne tenga conto, comunque. Purtroppo, bisogna aggiungere, per onestà di cronaca, che nemmeno gli americani sono malvisti.
In ogni caso, lo ripeto, non si tratta affatto di lesinare le critiche all’atteggiamento spesso arrogante della Germania (del governo attuale che sembra poter durare a lungo); nemmeno si chiede di non mettere in luce la trappola in cui siamo caduti con l’euro, le direttive UE, ecc. L’importante è che non si dimentichi l’ordine gerarchico in seno all’“occidente”. E nemmeno sono d’accordo nel criticare gli Usa con la solita solfa dell’imperialismo (di cui chi ne straparla non ha capito nulla, confondendolo con il vecchio colonialismo o con il terzomondismo, entrambi appartenenti a fasi storiche ormai relegate nel passato, e definitivamente!). E’ necessario ben individuare le strategie di differenti gruppi dominanti statunitensi (probabilmente oggi in frizione fra loro, per quanto non saprei indicarne l’acutezza). Mi auguro di essere stato abbastanza chiaro, altrimenti ci tornerò sopra.
2. E adesso veniamo a noi. I governi Monti e Letta – con il loro patrocinatore alle spalle, vero garante della situazione in Italia per conto dell’attuale vertice politico degli Usa – sono particolarmente inetti e insensibili alle sorti del paese, che s’intende trasformare in una importante base per future mosse strategiche statunitensi, di cui ancora non capiamo tutta la portata. Tuttavia, sembra quasi sicuro che dette mosse siano indirizzate con speciale attenzione verso l’area africana, mediorientale e le zone (paesi) che si situano nell’area ad ovest e sud della Russia (oltre ad investire pure alcune repubbliche centroasiatiche ai confini di quest’ultima). E’ molto probabile che, per quanto concerne i paesi est-europei (il “fronte occidentale” della Russia), ci si serva in misura crescente della Germania, la quale attua tutta una serie di aperture nei confronti del paese ex sovietico forse per meglio condizionarlo e spingerlo a compromessi vari, approfittando di una situazione interna che ancora non vede, a mio avviso, Putin (i suoi centri di comando e gruppi d’appoggio) in pieno controllo di tutto il potere nel paese. La Russia (chi la dirige attualmente), sempre a mio avviso, “abbozza” consapevolmente, comunque sottostando a misure qualche volta difensive e sfruttando pure le opportunità di affari (e altro) offerte dai tedeschi, il cui comportamento non credo sia autonomo e indipendente rispetto al paese predominante “d’occidente”; mentre ho la sensazione che ben diverse siano, ad es. le intenzioni di apertura ad est manifestate dalla Le Pen in Francia.
Ancora una volta ribadisco quanto rilevato in passato: tutti i media e organi di “analisi di politica estera”, controllati o influenzati dai vertici degli Stati Uniti, ci raccontano, per semplice opera di diversione, di un paese soprattutto preoccupato dall’ascesa della Cina. Ci si inganna con l’assillante segnalazione dello spostamento dell’asse strategico statunitense verso l’Asia (non nella sua parte ovest, vicina alla Russia, ma proprio nell’area che dà sul Pacifico). Mi permetto di sostenere che si tenta in questa guisa di celare le effettive intenzioni americane. Si mette intelligentemente in movimento un’ala del proprio esercito per attirare lì l’attenzione del principale nemico; nel contempo si ammassano truppe nell’altra ala e vi si rinforzano varie strutture logistiche – e a volte le si installa dopo aver creato il caos per rendere del tutto torbide le acque e non far vedere bene i movimenti “sottomarini” di insediamento, addirittura facendoli prendere per indebolimento e “destrutturazione” di quell’ala in modo da tranquillizzare il nemico – onde preparare più robuste offensive in tempi “medi”.
L’Italia è una di queste strutture logistiche, è una delle zone in cui creare caos in modo da arrivare poi a ri-articolare la configurazione e disposizione in campo delle “truppe” per i suddetti “tempi medi”. E il tutto avviene spargendo ampie cortine fumogene, che vengono fatte apparire come un fenomeno semplicemente meteorologico, tutto sommato “naturale” e “innocente”, insomma non pericolosissimo: nebbia un po’ fitta che richiede soltanto una certa attenzione nella guida. Invece no, in quella nebbia si stanno movendo forme organizzate assai pericolose e a loro modo “mostruose”, mai ben visibili se non in particolari momenti. E’ come nell’inquietante e alla fine agghiacciante film Mist di Darabont. E gli eventi interni alla piccola comunità lì presentata – assediata da mostri sconosciuti, sempre intravisti nella nebbia e quindi mai ben individuati nella loro completa corporeità e forma – assomigliano a quelli provocati qui nel nostro paese da una massa di esaltati, superficiali e sconsiderati: ecologisti, decrescisti, no-questo e no-quello, cooperative e altri organismi sedicenti no-profit, salvatori dei diseredati, buonisti (scemi o ipocriti), semireligiosi di ogni fatta e risma, ecc. E quando alla fine del film la nebbia dirada e arrivano i “salvatori” e “liberatori”, tetri e corazzati – non così dissimili dai mostri pur appartenendo al genere uomo – al protagonista, che ha già soppresso tutte le persone a lui più care per sottrarle ad una morte orrenda (considerata certa e imminente), non resta che urlare ormai impazzito. Se avesse piena coscienza dell’accaduto, dovrebbe in realtà suicidarsi. Ed è ciò che accadrà a noi italiani se andremo sempre avanti con questa incoscienza, mettendo solo in mostra una furfanteria approssimativa e becera da piccoli imbroglioni di mercati rionali.
3. In questo contesto, mi sembra aver acquisito un ruolo piuttosto importante proprio il cavaliere, che sta diventando un nodo centrale di tutti gli imbrogli, diversioni e confusione di idee che si vanno perpetrando nel paese. Ricordo per l’ennesima volta che noi abbiamo appoggiato in politica estera questo personaggio tra il 2003 e il 2009 (2010) contro una sinistra totalmente vendutasi agli Stati Uniti (con inizio del passaggio di campo negli anni ’70 e momento cruciale dello stesso durante un ben noto viaggio contemporaneo al “caso Moro”). Non ci siamo minimamente illusi che il berlusca agisse con ampia visione delle strategie di possibile autonomia del paese; eravamo consci che aveva suoi motivi strettamente personali per muoversi in pur incerta convergenza con le iniziative di personaggi tipo Putin e Gheddafi. Tuttavia, ciò era vantaggioso per il paese e si opponeva al cedimento “strutturale” della “sinistra” (guidata dagli ex piciisti) nei confronti di determinati ambienti d’oltreatlantico.
La meschinità del leader della “destra” si è infine manifestata a tutto campo con il tradimento di tutto e di tutti. Come sappiamo avvicinò platealmente Obama “sussurandogli”, a voce udibile, che era perseguitato dalla magistratura in Italia; ricevette la risposta (a voce bassa invece, ma poi fatta uscire tranquillamente da Palazzo Chigi, senza smentita alcuna) “o non caschi o caschi in piedi” e, da allora, tale personaggio ha cambiato atteggiamento. Tuttavia, lo ha fatto con un minimo di furbizia e anche pazienza, poiché sono vent’anni che ricopre il ruolo di “mostro”, di sentina di tutte le nequizie possibili e immaginabili; di conseguenza, non è escluso che riesca a salvarsi, ma soltanto attraverso mille rigiri e giravolte perché i suoi avversari non desiderano (né conviene loro) irritare il ben noto “ceto medio semicolto” di “sinistra”, che è arrivato a livelli di idiozia superlativa.
Si è proceduto con molta lentezza. Il berlusca ha tradito – con finto malcontento – Gheddafi. Non l’ha ucciso lui, ma è pienamente responsabile della sua eliminazione. Ha lasciato il campo a Napolitano (anche qui fingendo sempre di farlo malvolentieri) che ha messo in piedi il governo Monti di disastro nazionale, sostenendo ingannevolmente la necessità di contrastare la crisi (generale, mondiale, che è stata resa particolarmente violenta in Italia in modo da impaurire la popolazione e renderla più docile alla volontà del “reggente” per conto degli Usa). Alla fine, non si sono potute evitare le elezioni, pur ritardate con qualche pantomima relativa alla nomina di improbabili “saggi” e altre “piacevolezze” consimili. Solo nell’ultimo mese della campagna elettorale l’intrallazzone si è impegnato impedendo una netta vittoria delle “sinistre”, che avrebbe chiuso la possibilità di proseguire nel gioco “ad incastro” delle varie opportunità. Si è recitata, con la complicità dello stesso, la pantomima relativa alla rielezione del quasi nonagenario garante degli Stati Uniti che, successivamente alle elezioni, si è affrettato a nominare una riedizione del governo Monti, questa volta con al comando un politico (che si fa credere sia tecnicamente preparato) invece che un finto tecnico, in realtà ubbidiente agli ordini politici del “reggente”. Un governo di “larghe intese”, con partecipazione diretta di personaggi più che legati al berlusca (e da lui creati).
In ogni caso, non ci si scordi che mai – in nome del superamento della crisi – il centro-destra, succube delle decisioni di un capo che non ha mai avuto il coraggio di contestare nemmeno in minima parte, aveva sviluppato una qualche opposizione a Monti, pur dicendo peste e corna delle sue scelte catastrofiche (consapevolmente decise per devitalizzare sempre più il paese, sia chiaro una volta per tutte! Non erano errori o insipienza o imperizia tecnica!!). Con Letta si è superato pure quel limite di complicità; il governo vede ministri pidiellini, corresponsabili delle scelte ancor più devastanti di questo governo, tese a destrutturare e disfare la società italiana per i soliti scopi di servitù crescente. E qui comincia la divisione del centro-destra in “governativi” e “lealisti”, nessuno dei quali può del tutto fare a meno del capo (perché in effetti, da soli, non si sono attrezzati in tutti questi anni ad andare da una qualsiasi parte; hanno entrambi bisogno del “caro leader”).
Malgrado la menzognera pantomima recitata almeno dal 2010, il “nanetto d’Arcore” sa benissimo che deve accettare la sua parte di persecuzione perché, dopo vent’anni, non è possibile che il centro-sinistra gli faccia sconti, avendo ormai inoculato così tanto veleno nel suo elettorato di minus habentes e con a disposizione un ceto intellettuale pazientemente creato negli ultimi quarant’anni per condurre allo sprofondamento culturale del paese. La si smetta con la grossolana menzogna delle TV berlusconiane fonte di incultura; è questo ceto intellettuale da “grande bellezza” ad aver condotto all’abbrutimento dell’Italia in tutti i suoi comparti. Tuttavia, il cavaliere si è adattato alla bisogna per salvare non so se la pelle o le sue aziende o perfino un futuro politico che non è affatto impossibile come taluni credono; deve solo pazientare e mostrarsi aperto a tutte le vigliaccherie che gli vorranno chiedere.
4. C’è un preciso indizio di quanto sto dicendo. Anche il governo di larghe intese, con piena connivenza “bipolare” in ogni votazione in Parlamento (in entrambe le Camere), ha attuato una politica, culminata nella “legge di stabilità”, che il centro-destra (con i suoi giornali in particolare) ha continuamente attaccato e indicato quale tradimento degli impegni presi con i propri elettori. Da mesi, tale schieramento urla contro la crescita dell’imposizione fiscale. Ha per un attimo cantato vittoria per la soppressione dell’Imu, ma ha dovuto subito dopo denunciare che ci sono stati cambi di nome ma non alleggerimenti di “tasse”. Ha inveito contro la crescita (o non diminuzione) della spesa statale e degli sprechi della “Casta” (spese per il Quirinale superiori a quelle di Buckingham Palace e forse della Casa Bianca). Ha messo in luce che volersi adeguare agli indici voluti dalla UE e dai vari patti inter-europei conduce ad un crollo (ormai in atto) della domanda con effetti deleteri sulla “congiuntura”. Ha insistito sulla sudditanza di Letta ad una “Europa unita” che sarebbe spadroneggiata dalla Germania (gli Usa mai sono stati nominati), la quale è non a caso prodiga di elogi al nostro premier quale suo semplice subordinato. Ha irriso le balle raccontate sulla ripresina. Il centro-destra è stato però molto “distratto”, salvo pochi accenni di qualche suo giornalista, in merito alla tendenza a voler “far cassa” vendendo (e perfino svendendo) i pochi punti di forza rimasti nella nostra sfera produttiva (tipo Finmeccanica ed Eni, ecc.).
In ogni caso, le critiche alla politica economica del governo in carica sono state insistenti e astiose. Improvvisamente, l’apparente rottura nel Pdl avviene per la votazione sulla “decadenza” di Berlusconi da senatore. In fondo, i “destri” governativi promettono di votare contro di essa e di continuare a premere, stando nel governo, sui “commilitoni” del centro-sinistra affinché si possano attenuare le sanzioni contro il leader, che sostengono di riconoscere come tale pur senza seguirlo all’opposizione (che per il momento è solo annunciata e vedremo che fine farà). Eppure sono accusati di tradimento perché è impossibile, dicono “gli altri”, che si resti a governare con chi ti pugnala il capo. Posizione debole: voi approvate le scelte governative che pur criticate ferocemente, lo state facendo già a partire dal governo Monti, ormai pressoché unanimemente riconosciuto quale “disastro nazionale”; dopo di che pretendete di andare all’opposizione solo per un affronto (finché volete grave) fatto al vostro capo. Scelta che non può non apparire cervellotica a chi pensa ai problemi del paese; scelta che può dunque far perdere parte dell’appoggio e rafforza nella “sinistra” la convinzione d’essere nel giusto combattendo avversari (quelli non separatisi dal Pdl e F.I.) soltanto interessati alla sorte di un uomo e non dell’Italia.
Dunque, il gioco del personaggio, ancora centrale nel nostro squallido panorama nazionale, non potrebbe essere più chiaro malgrado i tentativi di mascherarsi, che tuttavia riescono bene nei confronti di un elettorato del tutto impreparato e con giornalisti ed intellettuali che stanno al gioco stesso. In effetti, è sintomatico pure quello che accade nell’ambito del ceto intellettuale. Perfino in alcuni ambienti di “sinistra” – o quanto meno da quella parte provenienti – si comincia a sparare qualche salva contro tale ceto nato dal ’68 e che ha reso buio e insopportabile l’intero panorama culturale italiano (ma non solo, si pensi pure ai loro “colleghi” francesi, non certamente migliori). L’emergere di tali critiche è un sintomo di rinascita? Al momento, assolutamente no. Si criticano i vecchi marpioni (molti usciti dall’operaismo o dal lottacontinuismo, ecc., cioè dagli ambienti ultrarivoluzionari imbroglioni per eccellenza) perché ampiamente consunti. Per quanto ricordo, si trattava solitamente di individui intelligenti, oggi molto decaduti più che altro perché passati con il “potere” (di una ottusità rara) a causa della loro smodata ambizione. La critica rivolta loro, del resto alquanto superficiale ed incerta al momento, mira solitamente a presentarci alcuni “giovinotti” ancora più ambiziosi e assai più mediocri. Sembra un tentativo di apprestare nuove leve adatte al tentativo di chiudere il “ventennio”, ma sempre nell’ambito della stessa direttrice di marcia per quanto concerne i suoi punti essenziali.
Al momento, in ogni caso, le manovre in corso sono abbastanza tortuose e prevale il loro mascheramento. La loro scarsa decifrabilità dipende però anche dalla mediocrità e inettitudine del personale che vi è implicato. E del resto i sedicenti poteri forti, ormai soltanto formati da incalliti “cotonieri”, non sono molto più capaci di avviare una decisa ristrutturazione politico-ideologica sia pure confacente ai loro interessi, consistenti nel totale asservimento ai gruppi che attualmente prevalgono nel paese predominante in “occidente”, il quale, come già detto, ha speciali mire sull’Italia per la posizione da questa occupata in un’area non proprio marginale in merito alle sue strategie di opposizione alla crescita del multipolarismo.
5. Quando la Fiat prese il controllo della Chrysler, credo che fummo i primi o quasi ad affermare – non per informazione diretta, ovviamente, solo per congettura che potremmo considerare una deduzione da sintomi, un po’ come si usa in medicina in assenza di riscontri diretti mediante analisi di laboratorio o indagini radiologiche – che l’operazione appariva essere il contrario di ciò che in effetti era. La Fiat fu di fatto finanziata tramite l’intervento di centri statunitensi per essere in grado di acquisire la casa automobilistica americana; in questo modo l’impresa italiana, che ancora sembrava avere buona influenza nel sistema industriale italiano (nel gruppo dei soprannominati “poteri forti” di tipo “cotoniero”), veniva di fatto a far parte più direttamente della costellazione dei reali poteri aventi il loro vertice negli Stati Uniti. La manovra non fu affatto in perdita, ma oggi vi è bisogno di rinnovarla con ben altra incisività, puntando all’acquisizione, come sopra rilevato, di alcune imprese italiane d’avanguardia; e magari con operazioni finanziarie che potrebbero servirsi di intermediazioni europee. Un po’ come l’aggressione americana alla Libia che è stata effettuata, nella sua veste ufficiale, da Francia e Inghilterra sotto copertura della Nato e con l’aiuto italiano, anche da parte del (finto) recalcitrante Berlusconi nascostosi dietro Frattini e La Russa.
Non sono quindi oggi sufficienti nemmeno le “batterie polemiche” aperte contro la UE (e la Germania in quanto maggiore subpotenza nella sua area d’appartenenza), contro l’euro, ecc. Da una parte abbiamo il governo Letta (Napolitano), che si sdraia sul “tappetino” tedesco con l’appoggio degli scissionisti del centro-destra, “critici” (a parole) ma fermi nel sostenere il governo per menzognero senso di responsabilità e ancor più falsa intenzione di favorire la “ripresina” o comunque la lotta alla crisi, ancor più aggravata invece dalle misure governative; e che comunque non verrà superata nemmeno in sede mondiale poiché si tratta della più volte ricordata (in questo blog) fase di sostanziale stagnazione e galleggiamento di lunga durata, tipica della tendenza al multipolarismo. Dall’altra parte, ci sono i berlusconiani sedicenti d.o.c. che spingono più a fondo contro i condizionamenti di una UE dominata dai tedeschi, senza minimamente accennare alla nostra subordinazione agli Usa (a specifici suoi gruppi dominanti).
In mezzo sta il furbacchione che gioca le carte di un suo non impossibile rientro in quanto pedina di riserva di fronte agli attuali contorcimenti, sempre più acrobatici e a rischio caduta, di non abilissimi trapezisti. Egli pure urla, ma a voce già più bassa, contro la Merkel e l’euro, appoggia ufficialmente i “lealisti” ricreando un vecchio arnese come F.I., ma si asciuga una lacrima perché pensa alla sua “creatura” (Alfano) andata via di casa e spera sempre nel ritorno del “figliol prodigo”, per cui invita i suoi a non trattarlo troppo male. E così alterna bonari e straziati rimproveri a nuove lacrime che promettono il perdono se chi ha perso la bussola rinsavisce. Insomma, nemmeno Mario Merola sa recitare una “sceneggiata napoletana” meglio del “piacione” d’Arcore.
Per il momento, non vi è molto da fare perché il corpo del paese è malato da vent’anni e non vi sono rimedi miracolosi per guarirlo. Il degrado e l’autentico disfacimento sono arrivati ad uno stadio assai avanzato. Non si pensi che sia possibile porvi rimedio tramite fenomeni di accentuato malcontento generale né tanto meno a mezzo di rivolte popolari. Occorre certo un notevole grado di disaffezione e di rabbia “di massa”, ma ancora prevale lo scoramento e confusione legati all’incomprensione di quanto sta accadendo in Italia da vent’anni a questa parte. Inoltre, i germi dell’infezione cancerogena, inoculati dalla “sinistra” e non combattuti mai nel loro più autentico manifestarsi da Berlusconi e i suoi tirapiedi, hanno lavorato in profondità, rammollendo perfino il tessuto cerebrale della maggioranza della popolazione. Devono intervenire gruppi che occupino posizioni non marginali in vari apparati di Stato (non della semplice Amministrazione burocratica, sia chiaro), “coaguli” vari della “società civile” (ad un certo livello di organizzazione e di penetrazione in ambiti che contino), settori economico-imprenditoriali strategici (dove deve però avanzare un ceto manageriale capace, deciso, con un metro di pelo sullo stomaco), ecc.
Il malcontento e disagio di vasti strati di popolazione, la difesa di certe conquiste dello Stato detto sociale (in specie nel cruciale campo della sanità), le lotte sindacali, perfino date preoccupazioni per le condizioni di vita “ambientali”, e via dicendo, sono fenomeni di cui tenere conto senza immediatamente scoraggiarli o combatterli. Tuttavia, non debbono intralciare ben altre vie di lotta in condizioni che si presentano assai difficili e di non breve durata. E, come cercheremo di dimostrare in pezzi dei prossimi tempi, si deve nella fase attuale puntare in modo speciale su ciò che viene al momento definito provvisoriamente come sovranismo. Ma in che modo? E fino a quale punto? Con quali mezzi, strategie e forze in campo? Tutto da discutere, ma non fra secoli.