La pasta Panzani
Mimetizzata tra spaghetti Barilla, fusilli Garofalo e bucatini De Cecco, la pasta Panzani campeggia fieramente in tutti i supermercati francesi.
La Panzani è una delle marche di pasta più consumate in Francia e agli occhi dei francesi rappresenta un simbolo d’italianità e della cucina del Belpaese.
Peccato che in Italia questa pasta non sia mai stata commercializzata e probabilmente non lo sarà mai.
Sebbene le pubblicità insistano sull’italianità di questa pasta, la Panzani è prodotta interamente in Francia, nella zona di Lione, e non ha nulla a che vedere con l’Italia.
I pubblicitari della marca, al fine di incrementare le vendite, hanno pensato bene di giocare con la bandiera italiana per decorare le confezioni e di concepire spot pubblicitari che abbondano di riferimenti allo Stivale.
L’unico legame con l’Italia è la nazionalità del fondatore della marca Giovanni Ubaldo Panzani che nel 1929 prese la nazionalità francese e si fece chiamare Jean Panzani.
Il giovane Panzani decise di continuare il mestiere del padre e cominciò a produrre pasta artigianale che consegnava in bicicletta.
Il gruppo Panzani, che oltre a vari tipi di pasta produce anche salse e condimenti, ha conosciuto un rapido sviluppo ed è oggi una delle marche preferite dei francesi.
Il problema è che i francesi considerano la Panzani come una pasta italiana e pensano che noi italiani la divoriamo fin da piccoli.
Pur essendo estremamente nazionalisti, sciovinisti e fedeli alla bandiera, i francesi accarezzano il tricolore italiano pur di vendere qualche pacco di pasta in più.
Tutto è concesso nel marketing e la Panzani riuscirà a infinocchiare la sua pasta pseudo-italiana ai francesi, gli italiani la snobberanno e continueranno ad acquistare le marche prodotte in Italia.
In ultima analisi voglio comunque sottolineare che anche la qualità delle marche italiane di pasta risulta più scarsa in Francia, probabilmente a causa della qualità di grano utilizzata: essendo destinate a palati meno esigenti di quelli italiani, le marche di pasta prodotta in Italia per l’esportazione prendono il lusso di abbassare la qualità del prodotto (per la gioia di noi italiani all’estero!).