Qual è il percorso che deve seguire chi scopre di essere omosessuale per raggiungere la libertà e quindi la felicità? E quanto è doloroso tale cammino? Una delle risposte potrebbe essere questa: “Esiste un prima e un dopo nella vita di un omosessuale. All’ inizio giochi a nascondino con te stesso e con gli altri. Ma non è un gioco piacevole: la penitenza è la pubblica gogna, o almeno questo è quello che ti fanno credere. Poi cambi pelle. E’ il momento della rivelazione”.
A darla è Anna Paola Concia, 49 anni, abruzzese, maestra di tennis, unico parlamentare italiano dichiaratamente gay che, in questa intervista, ripropone parte del memoir aperto e appassionato, contenuto nel libro, scritto di recente con la giornalista politica del Corriere della Sera Maria Teresa Meli, dal titolo: “La vera storia dei miei capelli bianchi”- Mondadori.
In questa chiacchierata, e molto più nel libro, Concia racconta le sue battaglie contro i pregiudizi e l’ipocrisia, che affronta da tanti anni nella sua vita privata e dal 2008 in Parlamento con grande coraggio. Merito – fa intendere – di quei valori che la sua famiglia cattolica e mai ostile alle sue scelte le ha trasmesso sin da piccola. “Sono cresciuta a Pane, rigore e libertà – dice – e questo mi ha resa forte e indipendente”.
Onorevole, partiamo da una sua frase: “Se avessi potuto scegliere, non sarei mai diventata omosessuale, perché le donne sono molto più complicate degli uomini”.
E’ quello che penso. Ma quello che nell’introduzione ho voluto sottolineare, e anche dimostrare in modo spiritoso e amorevole, è che l’omosessualità non é una scelta.
Ma lei ha scelto. Si è pure sposata con un uomo. In ogni caso, non pensa di generalizzare? Di uomini parecchio imprevedibili e complicati, ce ne sono un sacco. Oppure allude al loro diverso modo di amare? E’ quello che trova più scontato, banale?
Si tratta di questioni diverse: sposarsi é una scelta, innamorarsi no. Come dicevo, il libro vuole spiegare e dimostrare, con una punta d’ironia, che l’omosessualità, come del resto l’eterosessualità, non sono una scelta. Si tratta di qualcosa che a che fare con il desiderio profondo, assolutamente irrazionale e al tempo stesso del tutto naturale. Non penso affatto che gli uomini siano tutti uguali. E per fortuna.
Perché dice che la donna è più complicata? L’uomo, quindi, problematizza meno? E’ più semplice?
Banalmente non sono attratta sentimentalmente e sessualmente dagli uomini, quindi li trovo semplicemente meno affascinanti.
Parliamo della sua vita, che sembra sia stata una lotta continua: contro i pregiudizi del piccolo centro (Avezzano) in cui è nata, contro se stessa – quando ha dovuto scegliere e quindi ha allontanato la parte peggiore di sè – contro il cancro alla tiroide, contro il partito. Si può dire che la battaglia ancora in corso sia quella con buona parte del Pd, troppo sdraiato sulle posizioni di Santa Madre Chiesa? E su certe questioni, ancora freddo?
Io sono una combattente, è nella mia natura. Ma credo che sui diritti civili sia arrivato il momento di fare nuove alleanze per ottenere diritti. I cittadini omosessuali di questo Paese vogliono vedere i risultati. Questo è il momento di costruire un’Italia migliore.
Quindi nessuna alleanza con l’Udc!
ll Pd sa che non può prescindere dalle leggi di civiltà che mancano in Italia e deve vincere resistenze e timidezze. La responsabilità é soprattutto della politica che si assoggetta ai voleri delle gerarchie cattoliche. Distinguo molto tra gerarchie e popolo dei cattolici.
Perché anche in questo caso non opera una scelta e abbandona il Piddì? Certo, fa salvi alcuni, tipo Veltroni, Marino. Ma nella maggior parte dei casi sembra che lei abbia a che fare con persone che solo a parole si battono per garantire a tutti gli stessi diritti. Nel libro scrive che per il suo partito gli omosessuali vanno difesi quando sono deboli, non quando sono felici.
Non abbandono perché sono stata, seppur nominata, eletta nel PD e se lo avessi abbandonato, mi avrebbero giustamente insultata. Ma come, si denigrano, giustamente, i voltagabbana alla Scilipoti e Calearo e si accetta che lo faccia io? Questa battaglia la voglio vincere per il bene di tanti cittadini omosessuali e non si vince se i grandi partiti non la fanno propria. Non salvo nessuno, sono semplicemente obiettiva: che non mi si venga a dire che Marino non é un autorevole alleato di queste battaglie. Questa é la mia cifra. La sinistra ha molte colpe e sicuramente deve cambiare atteggiamento sui diritti degli omosessuali. Deve costruire politiche sia contro le discriminazioni che a favore del loro legittimo desiderio di felicità. Nello stesso tempo non si può dimenticare che il mio partito ha sostenuto e votato compatto la legge contro l’omofobia e la transfobia. A bocciarla, per ben due volte, sono state destra e Udc.
La sua presenza nel Pd, allora?
Ripeto, la mia presenza è coerente con la mia storia e con le mie convinzioni. E poi, come ho detto, si può pensare in questo Paese di fare una legge sulle unioni omosessuali senza il Pd, che è oggi il primo partito italiano? Sono convinta di servire più nel mio partito che altrove.
Non ha parole dolci con molte donne del Pd, che si “muovono con il freno a mano tirato”. Non ha un buon rapporto con Rosy Bindi e anche la Finocchiaro l’ ha delusa. Preferisce molte donne di destra. Perché?
Nel Pd ci sono tante donne preparate, brave, competenti, autorevoli. Dovremmo avere tutte più coraggio, ma questo è un discorso trasversale che riguarda anche le donne del centro-destra. L’Italia è un Paese molto misogino e le donne nelle istituzioni in questi anni hanno pensato, troppo spesso, che per essere promosse ci fosse bisogno di essere cooptate dagli uomini. Non preferisco nessuno, mi attesto sulle affermazioni, sulla cultura politica delle donne (come degli uomini). Con donne come Giulia Bongiorno e Flavia Perina ho condiviso in questi anni molte battaglie, perché abbiamo obiettivi e orizzonti comuni.
Una che l’ ha sorpresa, e non sveliamo il motivo, è la Binetti, che le ha fatto saltare i nervi sui Dico, ma le è stata vicina quando è stata male. E’ così?
I rapporti personali sono di sana educazione, e comunque per me un avversario politico non é un nemico da abbattere, ma da vincere, perché sono più brava. Con la Binetti i rapporti politici sono inesistenti e di contrapposizione politica, visto che ci separa un grande solco su temi importanti come i diritti civili e le libertà individuali.
Cosa è stato più difficile: Dire “no” a D’alema – e non diciamo perché- andare un giorno a Casa Pound dai duri e puri di estrema destra e sopportare gli attacchi del suo partito? O vedere affossato il suo lavoro per arrivare ad una legge sull’omofobia?
Sicuramente la bocciatura della legge contro l’omofobia e la transfobia, è stata la pagina più difficile. Vengo dallo sport e sono abituata a fare le battaglie per vincere, soprattutto quando si tratta di battaglie di civiltà, per il bene dei cittadini e della comunità.
Qualche dissapore si registra, pare, con alcuni esponenti dell’Arcigay. Giusto?
Se lo dice non mi conosce. Ho un ottimo rapporto con tutto il movimento LGBT. Abbiamo ruoli diversi e ce li riconosciamo a vicenda. Soprattutto sono riconoscente per il lavoro che le associazioni LGBT fanno ogni giorno in questo Paese. Se c’è stato un progresso nella cultura italiana su questi temi negli ultimi trent’anni, è merito soprattutto loro.
Cosa il Pd non sopporta di lei? La vedono troppo sfacciata, esibizionista, poco snob? Tanti attacchi gratuiti, fa capire nel suo libro. E se fosse il suo rossetto da qualche tempo troppo sgargiante? Fa poco intellettuale, anche se, è vero, non tinge i capelli bianchi.
Non credo proprio che il Pd non mi sopporti. Forse c’è qualche dirigente a cui non sto molto simpatica, perché sono una donna libera e rispondo solo a me stessa e alla mia coscienza. Uso sempre lo stesso rossetto da anni, non credo sia quello. Certamente non sono un’intellettuale.
L’atteggiamento di un Nichi Vendola, che per anni non si è mai fatto fotografare con il suo compagno, come lo considera? Troppo sobrio per lei?
Sono scelte personali, ma mi pare che negli ultimi giorni abbia detto pubblicamente che si vuole sposare.
Le piacerebbe avere una donna come segretario del suo partito? Chi?
Mi piacerebbe, certo, che il prossimo segretario dopo Bersani fosse una donna. Ce ne sono tante di personalità capaci, autorevoli. L’importante è che non sia una candidatura qualsiasi purché femminile, bensì quella di una donna più brava degli altri suoi competitor. E sia una donna libera.
C’è un episodio che l’ha fatta soffrire parecchio e non dimenticherà mai?
Quando insieme a Ricarda ho subito un’aggressione in pieno centro a Roma. L’aggressore ha gridato che per le persone come noi sarebbero serviti i forni crematori. E poi quando dicono che noi omosessuali siamo malati. Mi ferisce profondamente e immagino come possano colpire nel profondo un giovane e una giovane meno strutturati e risolti di me.
Se un omosessuale le chiedesse cosa ha fatto, quanto si è battuta e cosa ha ottenuto per i gay, cosa risponderebbe?
Che purtroppo le leggi non le faccio da sola e che mi sono dovuta confrontare con un Parlamento ostile ai diritti civili. Credo di aver fatto molto in questi anni: per la prima volta, grazie anche al Presidente Napolitano, ho portato al Quirinale le associazioni gay per la celebrazioni della giornata internazionale contro l’omofobia e ho lavorato perché la Camera celebri ufficialmente ogni anno questo evento. Ho fatto cambiare idea all’ex ministro della Pari opportunità Mara Carfagna, che ha chiesto scusa per i suoi pregiudizi nei confronti delle persone omosessuali. Ho portato per la prima volta in Aula la legge contro l’omofobia e la transfobia. Ho lavorato e lavoro quotidianamente contro le discriminazioni e per l’affermazione della cittadinanza delle persone gay lesbiche e transessuali. C’è, comunque, una corposa documentazione sul mio lavoro per i diritti in questi ultimi quattro anni. Credo di avere dato il mio contributo affinché oggi l’omofobia non sia più una parola oscura, sconosciuta e per fare in modo che, tra la gente comune, passasse l’idea che l’omosessualità, così come l’eterosessualità, é assolutamente naturale.
Ora con Ricarda è davvero felice? Non le manca niente? Ma cosa le ha fatto mettere la testa a posto, dopo tante storie?
Sono molto felice. Mi manca lei, visto che vive a Francoforte e ci vediamo una settimana al mese. Mi piacciono la sua autonomia, la sua libertà, la sua “tostaggine”, la sua dolcezza e la sua sana amorevolezza nei miei confronti. Per il resto, rimando al libro! Capirete anche cosa si nasconde dietro il titolo.
Cinzia Ficco