Marco Paolini
Nei prossimi anni la tv non lineare non modificherà più di tanto il mercato dei consumi televisivi. La vera rivoluzione è stata quella del digitale terrestre, con la nascita di tanti nuovi canali che però, di qui a poco, inizieranno a vivere un momento di stanca. Del fenomeno ne trarrà qualche beneficio la grande tv generalista. Mentre sul fronte pay la situazione potrebbe rimanere quella attuale, con la competizione Sky-Mediaset.Marco Paolini, direttore marketing strategico di Mediaset, fa una analisi ad ampio raggio sugli scenari che si stanno aprendo per il piccolo schermo in Italia. Si fa per esempio un gran parlare delle nuove offerte non lineari alla Netflix. Ci sono già Cubovision, Mubi, l'11 dicembre parte Infinity di Mediaset (a 9,99 euro al mese per un catalogo di oltre 5 mila titoli, o in pay per view a 3 euro a titolo), e potrebbe debuttare a breve anche River di Sky.
Tuttavia, dice Paolini, "io non credo che la tv non lineare stavolgerà il mercato televisivo. Il mondo non lineare, lo vediamo già ora con la nostra offerta Premium Play, ha una serie di barriere. La prima è di tipo tecnologico: ci vuole una buona copertura Adsl, o una smart tv, o un decoder connesso a internet. E questa è già di per sé una barriera importante, se pensiamo allo stato delle reti Internet in Italia. Una seconda barriera", prosegue Paolini, "sarà la questione economica: perché le nuove offerte non lineari sono a pagamento, le major vogliono essere pagate per lo sfruttamento dei loro contenuti in una nuova finestra. Poi c'è anche la terza barriera, da ansia da scelta. Non tutti sono felici di dover scegliere tra mille titoli, si fanno prendere dall'ansia. Perciò mi attendo certamente uno sviluppo della tv non lineare, ma non sarà travolgente come la rivoluzione del digitale terrestre".
Nel 2009, anno di inizio dello switch off in Italia, la situazione era la seguente: i canali del dtt valevano appena il 2,3% di share, il bouquet Sky il 7,5%, le locali il 9,1%. Nel 2013 i canali nazionali del dtt pesano per il 22,1%, il bouquet di Sky è fermo al 7,4%, le locali sono scese all'8,1%. Perciò il cambiamento è stato tutto trainato dalle nuove tv del dtt. "Per loro, però, nei prossimi anni mi attendo un consolidamento, uno stop. Già ora c'è un eccesso di offerta di frequenze, di banda, che non trova domanda adeguata. C'è stata un po' di euforia da novità. Ma alcuni canali del dtt", sottolinea Paolini, "mostrano un qualche genere di assuefazione. Dopo tanto tempo in cui parli di cucina, la gente si stanca".
L'assuefazione potrebbe dar luogo a una sorta di riflusso "e credo che le tv generaliste riguadagneranno qualche fetta di share". L'analisi del manager Mediaset, naturalmente attenta a valorizzare tendenze positive per il Biscione, passa infine alla pay tv: "Se arriva un terzo operatore pay, significa che l'Italia è un paese di matti. Io credo che proseguirà la competizione Sky-Mediaset, anche se tutto resta legato a quanto accadrà sulla questione della vendita dei diritti della Serie A di calcio".
L'incontro, organizzato per celebrare i sei anni di Iris, canale del dtt di Mediaset dedicato al cinema e salito all'1,7% di share in prima serata (ai vertici della classifica di audience del dtt in autunno sul target 15-64 anni), è anche occasione per tirare una stoccata notevole ai centri media: "Ci hanno raccontato per anni", polemizza Paolini, "che più il target era profilato, più la pubblicità avrebbe pagato per quel target. Ebbene, era una leggenda metropolitana vera e propria. Non è mai successo. Certo, gli investitori cercano il profilo con i canali del dtt. Ma non lo pagano, si compra all'ingrosso. Lo stesso è accaduto sul web: il massimo della proliferazione, e invece i costi contatto continuano a essere risibili".
Claudio Plazzottaper "ItaliaOggi"