Paolo Bertoncini Sabatini – Niente è mai come sembra

Creato il 11 maggio 2015 da Smilingischic

Secondo appuntamento con Ring and Smile. Abitazione di un Architetto.

Inevitabile quel senso di soggezione che ci prende mentre ci incamminiamo e immaginiamo la visita. Chissà se riusciremo a tenere  una conversazione che non si concluda con il solito e banale  “interessante” alla vista dell’ennesimo dettaglio di stile o arredo di design che ci lascerà a bocca aperta.

Se poi la persona in questione è Paolo Bertoncini Sabatini, architetto e docente universitario, ma anche lettore seriale, esteta ed amante della cucina … resterà difficile negare l’ascolto di una risposta anche alle nostre domande più banali.

La ragione vuole che il racconto di un fatto, qualunque esso sia, parta dal principio; eppure vi confesso, come una volta usciti dal portone del bellissimo palazzo, nonostante non avessimo notato alcun apparecchio musicale, nella nostra testa risuonassero armoniosamente tutte le note.

Se da un lato, consideravo il dilemma sulla ammirevole abilità di destreggiarsi tra oggetti d’arte, librerie stracolme di libri, dei due soffici gatti candidi, meglio pettinati della sottoscritta, come un punto di non ritorno da qualsiasi considerazione razionale, dall’altro, questa presenza e assenza di suoni, mi sembrava sempre più bizzarra fintanto che sono arrivata a una conclusione soddisfacente.

Nelle sue riflessioni J.W. Goethe parla dell’architettura come musica ammutolita; ecco, in questo caso i giri di valzer prendono sempre più ritmo tra gli spazi convessi, pavimenti graniglia e nani da giardino.

Cartoline dalla finestra

Si potrebbe chiamare labirinto creativo, quello che è lo svilupparsi del grande appartamento in un palazzo Cinquecentesco nelle vicinanze di Piazza San Michele, in pieno centro storico lucchese.

Paolo ci racconta come la ristrutturazione dell’appartamento sia stata poco invasiva e supportata dall’uso di colori e arredamenti a confronto per ricreare in ogni stanza una tappa di un viaggio senza soluzione di continuità. 

La stessa cucina mantiene la sua predisposizione originale con cappa, ferri e maioliche, con l’aggiunta di elementi in marmo e acciaio per favorirne le funzionalità ma preservarne intatto l’impatto conviviale, dato da colori cangianti e le stoviglie in mostra. Ed è qui che prendiamo un caffè con Paolo, nella stanza che meglio racconta la sua ospitalità e disponibilità a raccontarsi in modo aperto e pacato. E l’iniziale soggezione già si è sciolta in puro piacere.

Riprendiamo poi il nostro viaggio. Vediamo come il disimpegno dalle tinte blu notte si renda cornice perfetta, per rendere lo sguardo di chi entra meno pigro,  nel cogliere fuori dalla finestra un quadro inconsapevole di uno scorcio cittadino.

Un processo di costruzione dello spazio paragonabile alla cura sartoriale che si basa su alcuni elementi ricorrenti specifici.

Sul piano strutturale, i pavimenti, originari dei primi del Novecento, prodotti dalla storica ditta lucchese Tessieri, si diramano in vari disegni  geometrici e floreali per tutta la casa ricreando un accogliente tappeto decorativo.

Dal basso verso l’altro, cambio di prospettiva, per cogliere un tocco naturale di alcuni volatili colorati appollaiati in vari angoli della casa, e quasi mi viene da pensare che basti poco per rendere esotico il quotidiano. Ma in fondo in quanti ci avrebbero pensato?

Chiavi di lettura alle pareti

La cosa che sono stata capace di accumulare negli anni sono da sempre i libri. Trovo l’azione di rileggerli a debita distanza di tempo, spolverarli, pensare al perché avevi scelto di leggere Il Deserto dei Tartari quando chi ti piaceva non ti si filava, sia più di un’azione terapeutica. Proprio per questo le librerie degli altri sono una fonte inesauribile di informazioni sulla loro personalità.

Paolo ammette di aver cambiato casa perché “serviva uno spazio più grande per i libri” considerati sinceramente una parte da cui è impossibile separarsi. In effetti ne ha davvero tantissimi.

Le librerie a tutta parete dello studio e le strutture metalliche leggere appese nelle altre stanze, progettate dello stesso proprietario di casa, accolgono una vasta raccolta di volumi divisi per generi diversificati.

Trattenuta dalle buone nome contro la cleptomania e l’incessante desiderio di toccare ogni superficie stampata (esisterà un disturbo a riguardo?), oltre a trattati, romanzi e libri di cucina, vengo sedotta dai libri pop-up e dalla letteratura di architettura greco-romana.

Il nostro desiderio di saperne di più viene assecondato da un susseguirsi di alfabeti mobili, storie di miti greci e paesaggi tagliati a laser, che Paolo mette a disposizione spiegando come “spesso i libri tridimensionali siano comunemente destinati ai bambini, quando invece la possibilità di movimento implica un costante sviluppo della creatività”. Ecco che mi sento meno in colpa.

Si arriva poi alla grande passione del proprietario per l’architettura greco-romana ( Paolo, dopo un dottorato in Storia dell’Architettura a Firenze, attualmente insegna all’Università di Pisa ), supportata da una biblioteca tematica e da applicazioni di materiali, planimetrie e disegni tecnici racchiusi alle pareti del corridoio tra sala da pranzo e salotto.

Paolo tende, dunque, a sottolineare “come sia la storia a gettare le fondamenta per tutto il resto” soprattutto nel dialogo con la stessa arte contemporanea. Lo ascolteremmo per ore.

 Lelogio alla contemplazione

 “Nell’intaccare il meno possibile la predisposizione originaria dell’appartamento, i bagni essendo molto piccoli non permettevano la presenza di una vasca, alla fine ho deciso di metterla in salotto”. Giustifica così Paolo la vasca in ghisa posizionata in modo scenografico nel salotto, composto in modo essenziale per risaltare la bellezza degli elementi.

Il bagno sembra acquistare il ruolo di un momento senza tempo seguito attentamente dai personaggi stampati sulla tela appoggiata alla parete. Considerando la vasca come un momento intimo da vivere in solitudine, l’idea mi creava qualche disagio; ma realizzare che lo sguardo di ogni personaggio puntava su una direzione diversa eccetto quella interessata, ha bilanciato il tutto su una grande ironia.

La tela, così come un piccolo tavolo a fronte, sono pezzi di scena provenienti dal Teatro Comunale di Firenze.

Nella stessa stanza un morbido divano nel quale ci pare di scorgere le impronte di un corpo sdraiato ad assorbire la calda luce proveniente da una delle grandi finestre.

Ma forse l’immaginazione ci sta prendendo la mano.

In cerca di altro

Esiste una legge inversamente proporzionale per cui se necessiti impellentemente di un oggetto, sarai sempre indeciso nella scelta d’acquisto; al contrario, più credi di non avere bisogno di qualcosa, tanto che non la cerchi nemmeno, più questa capiterà tra le tue mani e sarà un vero segno di svolta.

Questa è una di quelle teorie a cui ho sempre creduto e il racconto di Paolo, e del suo essere incappato in alcuni arredi come se essi stessi richiedessero una collocazione al suo passaggio, è una sorta di conferma.

Uscire appositamente in giro per il Mercatino dell’Antiquariato di Lucca per cercare un porta-lampade e tornare con una libreria con le ruote, sistemare a casa una collezione di statue di Biancaneve e i sette nani casualmente presa all’asta di Firenze, oppure scovare un tea maker perfettamente funzionante (anni Sessanta) durante un viaggio a Londra, sono alcuni degli episodi di acquisto come amore a prima vista dell’architetto.

 Tra le storie di molti oggetti, invece, un esempio di pura ricerca: le sedie ottocentesche appese alla parete.

A causa delle trame del tessuto pregiato ormai troppo fragile per rispondere alla funzione originaria, sono state ripensate come arredo ornamentale, rispondendo con coerenza alla vasca in soggiorno e al lampadario adagiato sul tavolo indiano all’ingresso.

In un appartamento labirintico dove niente è come sembra ma tutto si sintonizza nella giusta collocazione, la capacità di raggiungere l’eleganza risiede nella sua vera radice, il saper scegliere. E nella sua vera anima … sapere guardare oltre.

Un grazie di cuore a Paolo Bertoncini Sabatini per averci dedicato tanto tempo e attenzione e avere creduto da subito e a scatola chiusa nel nostro progetto Ring And Smile

Dettagli:

Intervista : Viola

Testo e progetto di Sandra e Viola

Foto di Giorgio Leone

Proprietario di casa : Paolo Bertoncini Sabatini ( fondatore dello studio Momus Architetti - studio di architettura, design e restauro ).


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