Non sapevo esistesse anche la parola burnout per descrivere la stanchezza mentale. Quel malessere sociale che fa tendere all’isolamento evitando ogni forma di contatto, che fa odiare la luce, che porta allo spegnersi lentamente. Personalmente – nel mio caso – continuerò a usare le definizioni zombie o morto che cammina, sono più allegre.
In effetti, in questa sessione d’agosto di due giorni dei torinesi Spaccamonti e Brusaschetto si percepiscono isolazionismo e una pensierosa malinconia autunnale. Avrà forse influito sulla realizzazione dei brani il fatto che quest’estate il capoluogo piemontese abbia visto poca luce e tanta pioggia, tanto che sembrava tardo novembre (è torinese anche chi scrive). E sempre forse è per questo motivo che dai due artisti è venuto fuori un lavoro semplice ma coinvolgente, caloroso come una serata passata all’interno di una muffosa cantina sociale. Infatti, ascoltandolo, si può tranquillamente immaginare i due bogianen sorseggiare – nell’intervallo tra una traccia e l’altra – un buon Barbera, di quelli corposi e neri (“Cliff” e “Ghost Piano”), quelli che sporcano le pareti dei bicchieri (“Agosto”), quelli che lasciano le scorie sul fondo (È Tanto Che Non Balliamo). Insomma, Burnout è una vendemmia anticipata ad agosto, fatta di mesti sotterranei, distorsioni noise, post-rock psichedelico e passaggi ambient dai colori floreali (“Motorcity”), derivanti sicuramente dagli odori fruttati e inebrianti emessi dal nettare del dio Bacco. Poi c’è “Vangelis”: non si capisce se è una breve sinfonia da accompagnamento per una preghiera all’appena divinità, oppure è una dedica al famoso compositore greco.
Chi fa uscire le 120 copie di quest’audiocassetta è il triumvirato Old Bicyle, Brigadisco e Bosco Rec: stappiamo e gustiamo quest’ottimo vino rosso piemontese.