Paolo Statuti: Poesie per bambini
La farfalla e il fiore
– Biccicalla, Biccicalla,
sei una splendida farfalla –
sussurrava un fiorellino
nel bel mezzo del giardino.
– Dammi un bacio, un bacio ancora,
resta qui fino all’aurora,
non andare, non fuggire,
non costringermi a morire!
Ma la bella farfalletta,
impaziente e leziosetta,
gli rispose sorridendo:
– Ti comprendo, ti comprendo,
ma son fatta per volare,
tutti i fiori devo amare.
Così disse e lesta lesta
si posò sulla ginestra.
Ed il fiore abbandonato
piegò il capo sconsolato,
e pensò con tutto il cuore
di tornarsene al Creatore.
Ma un garofano lì accanto,
visto e udito tutto quanto,
con un nodo nella gola
gli rivolse la parola:
– Ti capisco, amico mio,
perché l’ho provato anch’io,
ma ho imparato anche una cosa
assai utile e preziosa:
se vuoi vivere e star bene,
prendi il mondo come viene…
Da quel giorno il fiorellino,
rassegnatosi al destino,
visse senza ricadute
e pensando alla salute.
La signora e il gatto
Passeggiava da mezz’ora
con il gatto una signora,
e ogni tanto sorrideva
alle amiche che vedeva,
ma alla fine il suo bel gatto
cominciò a fare il matto,
e graffiava impertinente
tutti i piedi della gente.
La signora disperata
prese il gatto e difilata,
senza indugi né paure,
lo portò dal pedicure,
e lì il gatto disse: – oh, no!
Perse l’unghie e si calmò.
La bella del pollaio
C’era una volta una gallina
che si credeva una regina,
era la bella del pollaio
e proprio questo era il guaio.
Era scontrosa e prepotente
e non faceva un bel niente:
dormiva fino a mezzogiorno
e riposava tutto il giorno,
fare l’uovo la stancava,
dormiva, beveva e mangiava.
«Una gallina come quella
è meglio metterla in padella» –
dicevan tutti nel casale,
e la mangiarono a Natale,
ma rovinò loro la festa,
perché era dura e indigesta.
Lumacone nel cappello
L’altro giorno Lumacone
s’è recato alla stazione,
per andare a Maratea
dalla sua cugina Lea.
Poiché, essendo poveretto,
era privo di biglietto,
si nascose nel cappello
d’un arzillo colonnello.
L’ufficiale – che destino! –
scese prima, ad Avellino,
e Lumaco desolato
a seguirlo fu obbligato.
E fu proprio in quel momento
che si alzò un forte vento,
e il cappello volò via…
non da Lea ma dalla zia
che viveva in… Tunisia.
Fiordaliso
Nel grande parco d’un castello
viveva un fungo molto bello,
ma era anche presuntuoso,
prepotente e dispettoso,
perciò nel parco del maniero
non era amato a dire il vero.
Un giorno al ricco castellano
un principe chiese la mano
della figlia e fu ordinato
di organizzare un gran festino
a base di funghi e di buon vino.
I servitori senza indugiare
incominciarono a cercare
i funghi più belli del prato,
e presero anche quello nato
credendo d’essere un portento
per comandare a piacimento.
E incominciò a raccomandarsi,
a piangere e lamentarsi:
– Povero me, abbiate pietà,
ahimé, riportatemi là,
là dove mi avete preso,
io sono bello ma obeso,
siate clementi, fate presto,
io sono bello ma indigesto!
E tanto disse e tanto pregò,
che alla fine un servo lo gettò
via dicendo: – Eccoti servito,
mi hai proprio infastidito!
Il fungo abbozzò un sorriso,
ma oramai era reciso
e così dopo due ore
se ne andò dritto al Creatore.
Due giorni dopo a mezzodì
una pastorella passò di lì.
Si chiamava Alisa e dov’era
morto il fungo ora cresceva
un piccolo fiore azzurrino
che le disse: – Vieni più vicino,
come ti chiami? – Io sono Alisa,
e tu? – Nessuno ancora lo sa,
ma vorrei avere il tuo nome.
– Oh, che bello, che emozione!
Da allora Alisa e i Fiordalisi
diventarono grandi amici.
La lucciola
E’ una notte di tempesta,
fitta e nera è la foresta,
tra gli arbusti un cagnolino,
a chi è lungi e a chi è vicino,
fa sentire il suo guaito –
poverino, s’è smarrito!
Chiede aiuto, si dispera
nella notte fredda e nera.
Ad un tratto un insettuccio,
con premura e con cruccio,
pensa un po’ e gli si avvicina:
– Non temere, una fatina
troverà una via d’uscita,
e la strada che hai smarrita
ti farà or ritrovare.
E infatti ecco appare
una ninfa di quel bosco,
e all’insetto dice: – Conosco
il tuo amore e il tuo coraggio,
e per questo io un raggio
metterò nella tua coda,
vola avanti e pilota
il cagnolino a casa sua,
e per questa azione tua
sarai lucciola, e se vuoi,
farai luce d’ora in poi
a chi sarà in difficoltà
e a chi incontrarti vorrà.
Vita di giardino
Quando torna primavera
Soleraggio e Capinera,
Miciogatto e Farfalletta,
Calabrone e Nuvoletta –
si ritrovano al mattino
nel mio piccolo giardino.
Che si dicon sotto il noce,
in segreto e a bassa voce?
– Oh! – sospira Soleraggio
con calore e con coraggio –
sono cotto della luna
ma, ahimé, non ho fortuna:
quando arrivo – lei scompare,
quando parto – lei appare!
Poi sussurra Farfalletta:
– Lo sapete? Nuvoletta
anche ieri se n’è andata
alla solita adunata,
chissà mai perché ci va,
tutte insieme quelle là
sono tristi e lamentose,
turbolenti e capricciose,
spesso poi dalle riunioni
piovon certi lacrimoni!
Sempre, prima di un duetto
su una tegola del tetto,
aiutata da Tordella,
Capinera si fa bella
con profumo di acquarosa
e con cipria di mimosa;
poi attacca con un trillo
stranamente non tranquillo,
e la segue passo passo
Calabrone – contrabbasso:
– Lo sapete cosa ha fatto
ieri sera Miciogatto?
Bzzz… bzzz… bzzz… bzzz…
Quell’eterno impertinente
m’ha guardata avidamente,
bzzz… bzzz… bzzz… bzzz…
e m’ha detto: – Sei carina,
sento in bocca l’acquolina,
bzzz… bzzz… bzzz… bzzz…
che vocetta, sei un incanto,
mamma mia, se t’agguanto!
Bzzz… bzzz… bzzz… bzzz…
Nuvoletta sopra il faggio
si rivolge a Soleraggio:
– Oggi ti ho coperto spesso,
non sta bene, lo confesso,
ma volevo un po’ scherzare,
mi potresti perdonare?
Così parlano di giorno,
finché scende tutto intorno
il mantello della sera,
ed allora Capinera
dice a tutti un po’ in sordina:
– Ci vediamo domattina.
Ed anch’io spengo la luce,
ma la nonna ancora cuce.
Io mi alzo di buon’ora…
Chi di voi non dorme ancora?
Pizzopazzo
Pizzopazzo era un paesino
dove tutti gli abitanti,
dal fornaio all’arrotino,
eran matti o stravaganti.
Chi, credendo d’esser gallo,
rincorreva le galline,
chi sembrava un pappagallo
e mangiava carotine,
chi, battendosi la testa,
ripeteva: din, don, dan,
chi faceva sempre festa,
trallallero, trallalà.
Chi diceva: – Sono un gatto!
E chi invece: – Un elefante,
come due e due fa quattro!
Chi faceva l’elegante
con in testa una pannocchia
chi, per divertirsi un po’,
insegnava a una ranocchia
a ballare il rock ‘n roll.
Un bel giorno un ispettore,
inviato a Pizzopazzo
dal signor governatore
per chiarire quell’andazzo,
riferì a Sua Eccellenza:
– Qui c’è gente assai balzana,
ma le dico in confidenza
che la cosa ancor più strana
è che in questa gran babele
sono tutti allegri e onesti
e si vogliono un gran bene.
Ispettore Occhilesti. –
Il signor governatore,
meditando su quei fatti,
disse allora con calore:
– Viva i matti! Viva i matti!
Lumachella e Lumacone
Lumachella ogni mattina,
sottobraccio alla vicina,
se ne andava col cestino
per la spesa al mercatino.
Lumacone senza fretta
aspettava la moglietta
e faceva il cascamorto
con le chiocciole nell’orto.
Ma un bel giorno Lumachella
lo scoprì con la sua bella
e gridando: – Come! Come!
tirò fuori un carotone,
aggiungendo: – Prendi questa
sulla stupida tua testa!
Lumacone, poveretto,
ipso facto finì a letto
a riflettere, pentito,
sui doveri del marito.
– Lumacone, Lumacone,
t’è servita la lezione?
– Certo, certo, certamente,
la carota è convincente!
E ogni volta che lei usciva
lemme lemme la seguiva
e diceva ogni secondo:
– Ma che mondo! Ma che mondo!
La cicala e la formica
(Versione aggiornata)
In un campo di patate,
sul finire dell’estate,
si riunirono pimpanti
quattro noti musicanti:
c’era Grillo col violino,
c’era Tordo col clarino,
e Zanzara e Calabrone
con la viola ed il violone.
Al concerto eccezionale
invitaron due cicale
per cantare col quartetto
tre romanze e un minuetto.
Che successo! Che bravura!
Il ricordo ancora dura!
Soprattutto le cantanti
incantarono gli astanti
e tra essi una formica –
che non era loro amica,
anzi un po’ le disprezzava
e pensava e ripensava:
«mangia solo chi lavora» –
ammaliata era ora
da quel canto melodioso,
e capì che è doveroso
aiutar tutti gli artisti,
sia i graditi che i malvisti,
e promise con calore:
– Quest’inverno, mie signore,
se vorrete un po’ di pane
per combattere la fame,
troverete a casa mia
piatti colmi e simpatia.
Paolo Statuti: Pensierini per bambini e grandini
Pensierino della sera
Ogni sera pensa un istante:
sono davvero così importante,
sapiente, abile e intelligente,
oppure mi sembra solamente?
Gli spacconi
Gli spacconi
fanno impressione
solo agli sciocchi
e ai fifoni.
Botta e risposta
– E’ inutile che allunghi il collo: tanto per te non c’è nulla. – disse l’elefante alla giraffa, mentre la bertuccia distribuiva la posta.
– E tu non hai nessun bisogno di ficcare il tuo lungo naso negli affari degli altri. – gli rispose la giraffa.
La bilancia delle parole
Se tutti pesassimo le parole prima di parlare, assai spesso non crederemmo ai nostri occhi, vedendo come sono leggere molte di esse e come invece pesano tante altre!
La speranza
Tra il timore e la speranza,
scegli la speranza –
diceva la sora Costanza.
Presto e Bene
Presto e Bene
non stanno insieme:
si sono lasciati
subito dopo esser nati.
I bambini e la verità
I bambini sono la bocca della verità –
finché non dicono bugie.
Il bisogno
Avrei bisogno di non aver bisogno,
pensava un tale facendo un sogno,
ma quando si svegliò al mattino
disse: – Avrei bisogno d’un cappuccino!
Parole al vento
Gettava le parole al vento
e quello tutto contento
le portava in paesi lontani,
dove vivono solo ciarlatani.