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Paolo Villaggio: Memorie di una Vita da Comico

Creato il 29 maggio 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Postato il maggio 29, 2012 | TEATRO | Autore: Andrea Grasso

Paolo Villaggio: Memorie di una Vita da ComicoLa solita fortuna del ragionier Ugo! Arrivi a Messina e ti aspetti un clima mite, una dolce serata dalla temperatura quasi estiva ed invece ti ritrovi un clima siberiano che neanche quella volta della partita a tennis con Filini… Sembra incredibile, ma ormai è inutile negare l’evidenza: le nostre nuvole personali devono averci seguito. Non esiste altra spiegazione possibile! Per fortuna la meta del nostro pellegrinaggio è ormai a pochi passi e a breve la pioggia sarà soltanto un triste ricordo. Appena entrati al Palacultura, i responsabili della Visconti srl, società che promuove l’evento che siamo venuti a documentare, ci accompagnano in un’ampia sala. Qui ci aspetta un anziano signore dalla barba bianca che, indicando dei comodissimi pouf in pelle umana, ci invita ad accomodarci. «Venghino, venghino avanti», esclama con voce familiare e nel frattempo ci studia con occhio preoccupato. Inevitabile, ecco che arriva la domanda tanto attesa. «Ragazzi ditemi la verità, voi cosa ne pensate de La corazzata Potëmkin?». Il dibattito si accende immediatamente. «L’occhio della madre», sento gridare alla mia destra. «La carrozzella che scende la scalinata, la carrozzella…», stavolta è qualcuno alla mia sinistra ad urlare come un forsennato. Poi un altro seduto esattamente dietro di me mi assorda con un «il più grande film di tutti i tempi!». Vi confesso che ho provato con tutte le mie forze a trattenermi, ma alla fine non ho resistito. «Scusi, posso dire una cosa io?». Un colpo di tosse per schiarire la voce e… «Per me La corazzata Potëmkin è una cagata pazzesca!». Stavolta, però, anziché i 92 minuti di applausi previsti ci attende come premio una conferenza stampa con Paolo Villaggio.

Paolo Villaggio: Memorie di una Vita da Comico

Sicuri che capirete da soli quanto di quello che vi abbiamo raccontato è vero e quanto invece no, cominciamo dicendovi che, in realtà, il comico più famoso d’Italia ci ha ricevuti in camerino prima di andare in scena nella città dello Stretto con lo spettacolo intitolato “La corazzata Potëmkin è una cagata pazzesca!”, dando vita ad una conferenza stampa sui generis durata una ventina di minuti. Inizialmente, erano previste delle interviste individuali, ma non volendo smentire la sua fama di genovese, per risparmiare tempo il Paolo nazionale preferisce una riunione collettiva, forse perché gli ricorda appunto l’atmosfera dell’ufficio di Fantozzi. In questo caso però la parte dei Fantozzi la fanno i giornalisti: Villaggio infatti, probabilmente insofferente al classico botta e risposta, lascia poco spazio alla voce dei presenti e preferisce intrattenere la piccola platea di inviati con un monologo, quasi una estensione dello spettacolo che avrebbe tenuto da lì a poco, in cui è lui a farci domande piuttosto che il contrario! Si inizia comunque in modo classico ed il primo quesito riguarda il difficile compito di tirarsi fuori da un personaggio come Fantozzi. Qui Villaggio prima fa scherzosamente finta di non capire e poi svia il discorso sul fatto che i giornalisti di oggi sono troppo gentili, mentre quelli di un tempo erano perfidi; a lui invece piacerebbe che gli dicessimo che straparla e non è lucido… cosa che in effetti potremmo anche fare, se non avessimo paura di finire in ginocchio sui ceci!

Paolo Villaggio: Memorie di una Vita da Comico

A questo punto le parti si sono già ribaltate e inizia l’intervista di Villaggio ai cronisti: «sapete che mestiere faccio adesso? Il seratante, vago per città di provincia, dove vogliono verificare che colui che vedono in tv sia in realtà come se lo sono immaginato». Poi si passa ad una vera e propria interrogazione scolastica con il comico che chiede a una giornalista se conosce la sua carriera e i due iniziano a discutere dei suoi libri e delle sue opere teatrali, che l’attore dice di apprezzare forse più del cinema perché il teatro costituisce una porta diretta col pubblico. Da qui in avanti Villaggio segue non le domande che gli vengono poste ma soltanto il filo logico dei suoi pensieri. Si chiede che auditorio si troverà davanti più tardi, temendo che non ci saranno molti giovani; dopo aver ascoltato il nostro parere, la riflessione continua, tra previsioni numeriche di affluenza e considerazioni sulle vedove che vanno a teatro. Quest’ultime si muovono in branchi ed essendo molto moraliste non apprezzano il turpiloquio: pertanto anche se spesso applaudono più degli altri, sono considerate un pubblico “difficile”. Il monologo prosegue, sempre senza lasciare spazio alle legittime domande, con considerazioni sul pubblico giovane, che soffre di manie di protagonismo, non solo a teatro ma anche allo stadio e ai concerti rock: lo “smanaccìo” che fanno è per essere notati, perché secondo Villaggio quelle canzoni che ascoltano al concerto le potrebbero anche sentire comodamente a casa loro… forse adesso potrebbe essere il caso di dirgli che straparla, ma nessuno ha il coraggio di farlo.

Paolo Villaggio: Memorie di una Vita da Comico

Ulteriori considerazioni dell’anziano attore riguardano il teppismo negli stadi, che secondo lui ha delle motivazioni sociologiche: coloro che creano disordini hanno paura di essere invisibili e cercano soltanto di andare sotto i riflettori, di far parlare di sé nei notiziari della sera. Approfittando di una piccola pausa nel discorso, un giornalista si inserisce quasi prepotentemente chiedendo se il Fantozzi di oggi sia uguale a quello dei suoi tempi. La risposta (la prima della serata!) è che quello di oggi è disperato, mentre quello precedente, contrariamente a ciò che si pensa, non era infelice ma appagato: aveva lo stipendio fisso, non lo potevano licenziare e si vestiva in modo strano; adesso invece la tv impone alle annunciatrici le acconciature fisse, l’immagine è fondamentale per avere successo e dunque molte star di oggi non hanno talento vero ma sono solo belle; una volta gli attori di teatro e di cinema erano famosissimi e molto amati dalle donne, mentre adesso questo ruolo è stato preso dai calciatori, che hanno un fisico adeguato e sono molto popolari; il Fantozzi di adesso ha i capelli impomatati, è lampadato, coi pantaloni rotti e pieno di tatuaggi; ma sembra molto più infelice, ha paura e teme che il predominio assoluto della cultura europea sia cessato: infatti se andasse in Cina si renderebbe conto che il loro futuro è molto più avanti del nostro, dalle costruzioni alla ricchezza. Purtroppo queste interessanti riflessioni vengono interrotte dal figlio di Paolo, che gli fa anche da agente e gli ricorda che deve andare via per prepararsi allo spettacolo; per fortuna il padre riesce ad ottenere ancora qualche minuto e sceglie proprio noi di Dietro le Quinte (com’è umano lei!) per un’ultima domanda! Gli chiediamo se si è pentito di qualcosa nella sua carriera, e ci risponde dicendo che si è pentito del 60% delle scelte che ha compiuto, dei viaggi inutili e superflui che ha fatto per vacanza e delle compagnie che ha frequentato; però alla fine il pentimento è limitato, perché lo solleva il pensare che comunque lui si potesse permettere di sbagliare, mentre ci sono altri suoi colleghi molto famosi che non hanno mai fatto il minimo errore o passo falso.

Paolo Villaggio: Memorie di una Vita da Comico

Qualcun altro approfitta e chiede se invece si è pentito delle scelte politiche, e qui l’attore ci ricorda, cosa che sospettavamo già da tempo, che ha militato a sinistra del Partito Comunista Cinese; siccome la Sinistra di quei tempi non sopportava le critiche al cinema muto sovietico sia lui che Fabrizio De André hanno dovuto “subire” La corazzata Potëmkin! Passiamo ora, dopo avervi raccontato dello show per i giornalisti, ad un breve resoconto di quello per il pubblico pagante, il cui titolo deriva dalla famosissima battuta presente nel film di Luciano Salce, Il secondo tragico Fantozzi (1976). Chi si aspettava una serata piena di esilaranti sketch comici incentrati sulla figura del popolare ragionier Ugo, forse sarà rimasto un po’ deluso; del personaggio che ha reso popolare Villaggio si parla ben poco. Sul maxischermo dove verranno anche proiettate delle foto prese dai suoi album personali, l’attore ci fa (ri)vedere (sicuramente il 99% del pubblico le conosce addirittura a memoria) due tra le più belle sequenze tratte dalle pellicole della saga fantozziana: Fantozzi e Filini che arrivano al campeggio e nel piantare i picchetti l’ipovedente Filini dà ben due martellate sul dito del collega, che deve correre lontano per poter urlare senza svegliare gli accampati; l’arcinota scena di Fantozzi al cospetto del direttore della clinica dimagrante che per torturarlo gli mangia le polpette davanti, fin quando il ragioniere non decide di nutrirsi di nascosto approfittando della distrazione dell’altro; qualche commento di sfuggita agli spezzoni, e Fantozzi è archiviato, senza aneddoti particolari sulla sua realizzazione o ricordi sui colleghi vivi o scomparsi; fa specie che nemmeno la battuta che dà il titolo allo spettacolo venga citata, rendendo quindi lo stesso un po’ fuorviante.

Paolo Villaggio: Memorie di una Vita da Comico

Il monologo si basa invece sull’intera vita di Paolo Villaggio, più su quella privata che sulla carriera artistica, con un’attenzione particolare ai suoi ricordi d’infanzia: il ricordo dei genitori, le marachelle combinate col fratello gemello Piero ai danni del vicino di casa che per anni ha atteso di essere salutato in ascensore, l’incontro e il fidanzamento con colei che sarebbe diventata la compagna di vita, il tutto con lo sfondo della Seconda Guerra Mondiale, della Genova che gli ha dato i natali e… del profumo del pitosforo; riflessioni agrodolci dunque, in cui qua e là riaffiora la vena comica del suo protagonista strappando qualche risata al pubblico, ma che per la maggior parte del tempo ci danno l’impressione di avere davanti un nonno che racconta ai nipoti la storia della sua vita, a volte affascinante e a volte noiosa, a volte divertente e a volte drammatica, ma sempre e comunque intrisa di malinconia e di bei ricordi. Non manca comunque qualche divertente aneddoto odierno, come quello in cui racconta le sue peripezie all’aeroporto mentre stava per venire in Sicilia. Uno spazio importante è riservato alle foto proiettate sul maxischermo: immagini che vedono Villaggio ritratto assieme ai suoi più cari amici artisti e che sono l’occasione per narrare degli aneddoti che li riguardano; De André, Federico Fellini e Ugo Tognazzi vengono rivelati nel loro lato umano, come amici e non più come artisti; apprendiamo così, citando quello che ci pare l’aneddoto più simpatico, che Tognazzi teneva moltissimo al giudizio dei suoi amici sui piatti da lui preparati, al punto da organizzare delle votazioni su biglietti di carta anonimi!

Paolo Villaggio: Memorie di una Vita da Comico

E non manca neppure qualche frecciatina ai colleghi “meno amici” del mondo dello spettacolo, tra cui Pippo Baudo, Paolo Limiti e persino il defunto Mike, tutti accomunati dall’essere possessori di un parrucchino! Villaggio non è solo sul palco: con lui infatti c’è un chitarrista che in realtà gli serve solamente nel finale, in cui, accompagnato dal musicista che esegue “Imagine” di John Lennon, recita il “Cantico delle creature” di San Francesco, avendo verificato che le due opere si sovrappongono bene. Il comico genovese, che a fine anno compirà 80 anni, durante questa serata non scoppia di salute, e di frequente è costretto a sospendere il monologo per tossire, invocando subito dopo per sdrammatizzare l’intervento di un medico in sala e facendo altre battute autoironiche sul suo stato; di ciò si scusa alla fine profondamente con la platea messinese (che purtroppo riempie la vasta sala del Palacultura solo a metà, forse a causa della pioggia battente o della non capillare promozione pubblicitaria dell’evento) e si sente in obbligo di promettere di ritornare quanto prima, preferibilmente, si augura, d’estate e all’aperto. Se ciò dovesse succedere, speriamo che non lo segua la nuvola dell’impiegato…

Si ringrazia per la collaborazione Gabriella Vinci



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