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Papa Francesco e i napoletani

Creato il 30 agosto 2015 da Marianna06

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Giorni addietro, sfogliando un noto quotidiano napoletano, m’imbatto per caso in un articolo a tutta pagina, che documenta di numerosi e ripetuti attestati di stima e di affetto della gente di Napoli nei confronti di Papa Francesco.

Stima e affetto  manifestata attraverso un cospicuo numero di lettere, di e-mail, quando addirittura  di telegrammi.

E tutto a partire dalla visita del pontefice in città, la scorsa primavera, quando l’entusiasmo, decisamente alle stelle, era  palpabile persino attraverso gli schermi delle tv  e paragonabile, sul piano emotivo, soltanto a quello degli incontri avuti ultimamente dal papa nel continente latino-americano, che buona parte di noi ha avuto modo di seguire in televisione.

Qualcuno ha scritto che l’affetto che riceve Papa Francesco nasce da una sua gestione mirata dell’empatia.

Può darsi.

E, in quanto da uomo necessariamente di comunicazione per il suo magistero, sarà pur vero che egli si sappia gestire in tal senso.

Dal canto mio sono convinta, invece, che un’affermazione del genere sia un tantino riduttiva.

Scaturisce da una lettura razionale del “fenomeno” Bergoglio.

Chi scrive a Papa Francesco ?

Persone di differenti età e di diverse condizioni sociali.

Sono anziani. Sono giovani donne che vivono (e non per colpa loro) magari un’esistenza difficile. Padri  preoccupati dalla congiuntura economica, che il Paese sta vivendo e che mette a rischio certo l’avvenire dei propri figli. Sono madri di famiglia senza il marito, che faticano a educare la prole in contesti complessi.

Cosa chiedono?

Preghiere, conforto, aiuto.

Ma non solo.

Inviano persino semplici affettuosi saluti.

Io credo che vedano nella figura di Francesco, anche per la sua storia personale e di famiglia, un fratello capace di comprendere le sofferenze che la vita dispensa un po’ a tutti, nelle diverse stagioni dell’esistere, e che sappia confortare, offrendo, grazie ai suoi carismi, speranza.

Un uomo insomma,che sa ascoltare e consolare,  e che lo fa con estrema semplicità.

Che si rivolge, appunto, alla persona con parole che nascono dal cuore e non da un parlare dotto e di circostanza.

E la gente lo avverte e (lo abbiamo visto più volte) entra subito in sintonia.

Perché il mondo tutto, oggi, a qualunque latitudine, e sotto qualunque cielo, ha un grande bisogno di speranza e di chi lo aiuti a mettere in fuga le paure.

Quello che politica ed economia non capiscono o, probabilmente, non vogliono capire.

La complessità del mondo d’oggi è sotto gli occhi di tutti attraverso immagini ,che ci giungono da lontano e da vicino. Indifferentemente.

E  accade ogni giorno.

Non è il caso qui di ripetersi sugli egoismi dell’Occidente nei confronti di intere popolazioni che, gioco forza, migrano lasciandosi alle spalle l’inferno umano messo in atto da malvagi senza rispetto e pietà alcuna.

Come non lo è parlare della brutalità e del malaffare che, assieme alla corruzione dilagante, pure in casa nostra, sfacciatamente non mancano.

Ecco, allora, che “misericordia” ha un senso( Giubileo). Un senso profondo. Come lo ha, per il bene di tutti, la salvaguardia del pianeta (Laudato Si’), che  va letta in tutte le sue molteplici sfaccettature e non riduttivamente quale ecologismo di maniera. 

                                               Marianna Micheluzzi


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