Nella giornata di ieri Papa Francesco ha ricevuto in udienza il presidente della Repubblica del Togo.
L'incontro, improntato alla massima cordialità, cifra che connota sempre il rapporto che Papa Francesco instaura con i suoi interlocutori, importanti o meno che essi siano, dal politico di primo piano all'ultimo clochard, che staziona sotto il colonnato di Piazza San Pietro, ha sottolineato ancora una volta, per chi avesse buone orecchie per intendere, l' imprescindibilità per l'Africa e, in particolare per il piccolo Togo, di un impegno dei suoi governanti indirizzato essenzialmente allo sviluppo, alla sicurezza e alla pace.
E il Togo, anche se non ci sono stati accenni specifici nel dialogo tra i due uomini, ha proprio bisogno urgente di una svolta democratica,che consenta a breve una crescita equilibrata, in più ambiti, a tutta la popolazione.
Ma proprio a tutta. Non solo ai pochi privilegiati facenti parte della cerchia del presidente.
E questo perché, detto a chiare lettere, il governare di Gnassingbé non è altro che il prolungarsi nel Paese di una dinastia (Gnassingbé padre,Gnassingbé figlio),che poco spazio ha consentito a partiti e movimenti di opposizione di potersi esprimere liberamente come, invece, avrebbe potuto e dovuto essere.
All'atto dello scambio dei doni Papa Francesco ha donato al presidente togolese una copia dell' enciclica "Laudato sì" e l' Esortazione apostolica "Evangelii gaudium.
Ed è augurabile, ci piace sperare, che Faure Gnassingbé li legga con molta attenzione.
Con il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, successivamente il presidente Gnassingbé ha discusso delle buone relazioni esistenti tra la Santa Sede e il Togo e delle prospettive di un loro consolidamento.
Infine non si è mancato di fare cenno al contributo dei cattolici in Togo,specie nel settore educativo e cioè nelle scuole dell'infanzia, nelle scuole primarie e nelle scuole secondarie.
Sempre nello stesso giorno, altro incontro romano importante, sul piano politico e della cooperazione allo sviluppo, è stato, infine, per Gnassingbé quello con la Comunità di Sant'Egidio.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)