Cosa è successo? Molto semplice, Papa Francesco ha scomunicato ed escluso dai sacramenti Martha Heizer e il marito Gert, fondatori e presidenti di “Wir sind Kirche” (“Noi siamo Chiesa”), una delle organizzazioni “cattoliche” più critiche verso la Chiesa e il suo magistero.
“Noi siamo Chiesa” esiste anche in Italia, vicina all’agenzia “Adista” e galvanizzata dalle opinioni del teologo Vito Mancuso, spesso presente ai loro incontri come relatore. E’ sopratutto nota ai lettori de “Il Manifesto” dato che il “vatikanista” Luca Kocci ha una particolare attenzione per loro. Infatti, proprio sul giornale comunista, Kocci si è scagliato contro questa decisione parlando di «durissimo provvedimento della Santa sede contro i gruppi cattolici di base». Soltanto nel finale ha citato Papa Francesco, riconoscendo che «la scomunica alla presidente è un duro colpo al dialogo con il mondo cattolico di base, che sembrava essersi riaperto con papa Francesco, il quale però era sicuramente informato del provvedimento». Curioso e significativo il fatto che sul suo blog personale, invece, lo stesso articolo appaia privato di questo riconoscimento finale.
Ricordiamo che l’associazione “Noi siamo Chiesa” combatte apertamente da anni il magistero della Chiesa chiedendo sopratutto -l’ossessione, alla fine, è sempre nel sesso- l’adeguamento della dottrina cattolica ai costumi sessuali moderni. La Chiesa è indietro di 200 anni, deve adeguarsi al mondo, è il mondo che indica la strada maestra e la Chiesa deve imparare, obbedire ed adeguarsi. Questo per loro si chiama “dialogare”. Papa Francesco li ha scomunicati, assegnando loro la massima sanzione ecclesiastica. Collaboratore di “Noi siamo Chiesa” è stato anche don Domenico Pezzini, il cosiddetto “prete dei gay”, condannato a dieci anni di carcere per violenza (omo)sessuale su un minorenne, consumata in oltre tre anni. Secondo Giacomo Galeazzi il prete è stato “scaricato” dall’associazione al momento dell’arresto.
Il caso Heizer era scoppiato nel 2011, quando la donna, insegnante di religione a Innsbruck, in Austria, decise di sfidare il Vaticano sulla questione del sacerdozio femminile annunciando la sua intenzione (poi attuata) di celebrare l’Eucarestia nella sua casa di Absam, piccolo comune nei pressi del capoluogo tirolese, senza la presenza di un sacerdote. Il portavoce di “Noi Siamo Chiesa” ha aggiunto che «Martha Heizer e il marito Gerd, si riuniscono in casa per celebrare insieme l’Eucaristia con altre poche persone con modalità simili a quelle che da tempo sono praticate dalle comunità di base cioè senza un prete canonicamente accreditato». Lo ritengono più coerente con il Vangelo. Appunto, la propria effimera opinione vince su tutto, dall’”utero è mio” alla “Chiesa è mia e decido io”: frutti marci del ’68.
Concordiamo comunque con il vescovo diocesano di Innsbruk, Manfred Scheuer, il quale ha ricordato che la scomunica non rappresenta «una vittoria, ma sempre una sconfitta per la Chiesa. Con grande rammarico vedo che, finora le persone interessate non ci hanno ripensato». Certamente, aggiungiamo, dovrebbe aiutare nel far desistere dai tentativi di voler modellare una Chiesa a propria immagine e somiglianza, sentirsi padri al posto che figli, voler insegnare al posto che imparare ad obbedire.
Con questa scelta Papa Francesco e la Chiesa hanno chiuso la porta all’arroganza e alla superbia, aprendola alla gioia dell’umiltà, dell’essere e del sentirsi figli. D’altra parte il Pontefice lo ha ripetuto più volte: «è una dicotomia assurda amare Cristo senza la Chiesa; ascoltare Cristo ma non la Chiesa; stare con Cristo al margine della Chiesa. Non si può. E’ una dicotomia assurda. Il messaggio evangelico noi lo riceviamo nella Chiesa e la nostra santità la facciamo nella Chiesa, la nostra strada nella Chiesa. L’altro è una fantasia o una dicotomia assurda».
La redazione
"Papa Francesco ha scomunicato "Noi siamo Chiesa"", out of 5 based on 15 ratings.