Fatto a scuola in una sera che non dimenticherò facilmente (ma questa è un'altra storia...)
Un etto di semola rimacinata di grano duro e un uovo a persona, un pizzico di sale, l'acqua che serve. Con l'impastatrice fai presto, prestissimo.
La metti a riposare e ti dedichi al sugo.
La zucca, circa un kilo, la fai a cubetti, piccolini, perché vanno in padella assieme alla cipolla e a una manciata di olive buone e snocciolate. Prima la rosoli e poi la finisci di cuocere col brodo. E quando è morbida la frulli. Deve diventare una dolce crema.
Un altro po' di olive, ovviamente snocciolate, le frulli col minipimer fino ad ottenere una pasta di olive della giusta consistenza, magari aiutandoti con un po' di acqua della pasta.
Giusto, la pasta. La tiri fuori dal frigo e incominci a sfogliartela, e quando lo spessore è giusto (un filino di più, è grano duro...) ti fai le pappardelle o i maltagliati, come ti suggerisce l'umore del momento, no, l'amore del momento......
Le butti nell'acqua, unisci il sugo e una bella mozzarella tagliata a dadini
Tutto qui.
Ma io la servo a Natale.....
p.s. per chi mi legge e sa le avventure della settimana scorsa il presente post dimostra che ci sono, e continuerò a cucinare, a scrivere di cucina e ad andare a scuola ancora per parecchio....
Post post scriptum:
dubito che domani scriverò qualcosa.
Quindi mi porto avanti con gli auguri di Buon Natale a chiunque, per abitudine o per caso, mi leggerà.
Voglio ricopiare un'intervista a Enzo Bianchi, il Priore di Bose.
D.: Per Lei il cibo è davvero un grande piacere?
R.: Non posso negarlo, ma il piacere più grande sta nel condividerlo con qualcuno. Il modo migliore per dire a una persona "ti voglio bene" è fargli da mangiare bene. Il cibo può essere così un mezzo di incontro e di relazione profonda.
D.: Soprattutto se annaffiato da buon vino, immagino.
R.: Beh, io sono monferrino. Da noi si dice che il vino è quello che ci dà la postura.